'Sulle tracce di Nazareno Strampelli', genetista sconosciuto

di Francesco Greco - Strampelli, questo sconosciuto. Il celebre agronomo e genetista marchigiano, famoso nel mondo ma da noi condannato, o quasi, alla damnatio memoriae, emerge pian piano (lo scienziato, l’uomo, il personaggio: fu anche senatore) dalle quinte della Storia (in attesa dell’evento in itinere per il 2016).

Personalità sfaccettata, complessa, barocca, che ha segnato indelebilmente il Novecento per aver riscritto la storia del grano, della terra, dell’agricoltura (e l’articolato indotto) quando essa surrogava tutta l’economia al tempo del fascismo, quando tutto era, o quasi, autarchico.

Basterebbe solo questo a fare di Nazareno Strampelli, pioniere della “rivoluzione verde”, scienziato capace di tracciare un “prima” e un “dopo”. Il suo pensiero, ontologicamente collegato all’azione, ara in profondità e incide culturalmente al confine di due mondi che per certi aspetti convivono: l’Italia rurale ansiosa di nuovo, di industrializzazione, di tecnologia, di nuove sfide, ma ben cosciente che le sue radici sono ferme nella terra.

Puntuale e ricca di input, la ricognizione “a tappeto” del personaggio (Crispiero di Castelraimondo, Macerata, 20 maggio 1866 – Roma, 23 gennaio 1942), è proposta da Sergio Salvi, in “Sulle tracce di Nazareno Strampelli”, Accademia Georgica Treia, 2013, pp. 70, s.i.p. (col contributo di Agroservice spa di San Severino Marche e Isea).

Nato a Camerino nel 1968, Salvi si è laureato in quella università in Scienze Biologiche. Si occupa di genetica batterica, genetica medica, OGM, genetica agraria e vegetale per conto di enti di ricerca, pubblici e privati. E’ dal 2007 che è impegnato nella divulgazione del pensiero dell’illustre conterraneo, che ha sviscerato in una cinquantina di pubblicazioni. In vista dei 150 anni dalla nascita, sta lavorando a un evento di eco mondiale che richiamerà autorevoli esperti a riflettere, attualizzandole al nostro tempo (quello degli OGM, xylelle fastidiose, punteruoli rossi, cibo-spazzatura assassino e quant’altro), sulle teorie di Strampelli e i progressi indiscussi della cerealicoltura italiana nell’altro secolo.

Il pensiero dello scienziato-Carneade è enucleato da saggi e interventi apparsi su riviste specifiche (da “L’Agricoltura Coloniale” al “Bollettino della Società degli Agricoltori Italiani” a “L’Agricoltura Italiana”, ma anche estere, “Caras y caretas”) nel periodo in cui il grande marchigiano diede il meglio di sé come ricercatore e innovatore: dal 1895 al 1941. Non sapevamo, per dire, che il frumento – oltre all’ulivo - può avere la carie: si chiama “Tilletia caries”; sapevamo che il grano “Cappelli” (glutine basso) prende il nome da un senatore, ma non che un gerarca fascista vanitoso, Italo Balbo, avesse dato il nome a una qualità (chicco tendente al nero?).

L’aiuto di Google libri (ma anche della Biblioteca Nazionale dell’Agricoltura) è stato prezioso e il web ha contribuito anche ad arricchire le pagine di Wikipedia dedicato al geniale genetista la cui grandezza è riconosciuta trasversalmente.

Riflette infatti nell’introduzione il Prof. Carlo Pongetti, Presidente dell’Accademia Georgica di Treia: “Strampelli rimane ancor oggi uno scienziato di riferimento per i ricercatori del miglioramento genetico vegetale: ripensare al suo operato significa riflettere sia sul crescente bisogno di risorse alimentari per una popolazione mondiale in crescita, sia sulle regole economiche che ispirano le politiche agricole sovranazionali”.

Fa eco Tommaso Brandoni, presidente di Agroservice: “La pubblicazione di un nuovo studio su Strampelli, scienziato e pioniere della genetica agraria, contribuisce ad approfondire la figura e l’opera di questo straordinario ricercatore… con le sue intuizioni e le sue sperimentazioni ha determinato un importante progresso contro la fame nel mondo, drammatica e terribile emergenza che affligge milioni di persone anche nel terzo millennio”.

Il volumetto, spiega Salvi, propone un “bagaglio di informazioni accumulato negli ultimi anni, con l’aggiunta di ulteriori notizie tratte da altre fonti occasionalmente rinvenute e consultate, nella speranza di rendere più completa la conoscenza di un personaggio che, nel narrare la propria visione della natura, non smetterà mai di sorprendere”. E infatti…

Chissà che il passato e il suo pensiero migliore non ci aiuti a uscir dalle tremende contraddizioni che han fatto finire l’umanità dinanzi al baratro, tra cibi taroccati e sofisticazioni diffuse, che – mala tempora currunt - hanno piegato la terra e l’alimentazione alla logica del profitto, tanto che càpita di guardare al piatto con sospetto e, dicono alcuni genetisti, il cibo spesso si rivela mortale e può persino modificare il nostro dna?



Non ci resta che chiedere lumi al senatore Strampelli…               

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