Tasi: Decaro dopo le critiche, proverò ad abbassarla

BARI - Il sindaco di Bari Antonio Decaro ha incontrato questo pomeriggio la stampa per fare alcune precisazioni sulla classifica pubblicata dalla CGIA di Mestre ripresa oggi da diverse testate giornalistiche:

“Non intendo contraddire i media né i dati della CGIA di Mestre, ma ritengo necessario puntualizzare alcuni aspetti, perché un titolo a caratteri cubitali sulla stampa può incrinare un rapporto con i cittadini costruito faticosamente giorno dopo giorno.

La TASI è il tributo introdotto dallo Stato per consentire agli enti locali di introitare quanto detratto dai tagli del governo centrale con l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, che per la città di Bari ammonta a 34 milioni di euro.

Nell’applicare la tassa sui servizi indivisibili l’amministrazione comunale di Bari ha scelto di attenersi all’art. 53 della Costituzione “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” per far sì che chi ha di meno sia esentato dal tributo e chi ha di più paghi in relazione a quanto effettivamente posseduto.

Per questa ragione abbiamo scelto di basarci sul reddito ISEE del nucleo familiare e non, come la gran parte della altre città, sulla rendita catastale degli immobili, che non rappresenta un criterio oggettivo della situazione socio economica del contribuente

La scelta del reddito ISEE quale parametro per fissare l’aliquota TASI è frutto di quel confronto continuo con i cittadini che mi ha aperto gli occhi sulle reali condizioni di molti baresi che magari hanno una casa ma non hanno un lavoro. In assenza di un parametro come l’ISEE che tiene conto di più elementi (reddito IRPEF, rendita catastale consistenza del nucleo familiare, presenza di persone disabili, conti in banca), si rischia di applicare un’aliquota standard a situazioni socio-economiche profondamente diverse.

Nella città di Bari invece, grazie al regime di esenzioni e detrazioni previste nel regolamento TASI, su 80.000 contribuenti, circa 10.000 famiglie il cui reddito ISEE è inferiore a 10.000 euro non dovranno pagare la TASI, mentre altre 15.000 famiglie il cui reddito ISEE è compreso tra 10.000 e 15.000 euro potranno avvalersi dello sconto previsto pari a 100 euro sulla tariffa.

Su diciotto città campione analizzate dalla CGIA di Mestre nove, tra cui Bari, applicano l’aliquota del 3,3%. A Bari la TASI non si applica sulle seconde case – sarebbe prevista per i proprietari e anche per gli affittuari in una misura variabile fino al 30% - e sui locali commerciali e le azione dei. Lo abbiamo fatto per non gravare ancora sulle imprese ,che già pagano un’IMU molto alta, in un momento di crisi persistente. Lo abbiamo fatto per tutelare l’occupazione nella nostra città-

L a classifica della CGIA di Mestre che ci vedrebbe al terzo posto per peso della tariffa utilizza in verità dati disomogenei, quali la superficie media degli immobili e la rendita catastale media.

Per dirne una, sugli immobili di categoria A2 le rendite catastali di Bari (1175 €) risultano ben più alte di quelle di città come Firenze (899 €) solo perché l’Agenzia delle Entrate (ex Demanio) non ha provveduto per quest’ultima all’aggiornamento dei valori catastali. E a valori catastali più alti (va da sé) corrisponde un’aliquota maggiore. Analogamente se la media della superficie di un appartamento a Bari risulta di 143 mq e a Firenze di 114 mq, è del tutto evidente che la TASI risulterà più pesante a Bari che non a Firenze.

Stupisce il fatto che la CGIA di Mestre non abbia scelto per stilare la sua classifica, appartamenti di dimensioni analoghe con analoghe rendite catastali, ma che abbia proceduto ad effettuare un raffronto partendo da dati oggettivamente disomogenei che oggettivamente ci penalizzano.

Non a caso ai vertici della classifica della CGIA per importo della TASI ci sono tre città, Bologna, Genova e Bari che hanno i dati della rendita catastale e della superficie media degli immobili più alti di tutte. Occuperemmo ben altri posti della classifica se si fossero utilizzati dati omogenei.

Se poi la CGIA, che è l’associazione artigiana delle piccole imprese, avesse pubblicato la classifica della TASI applicata alle aziende, saremmo di certo all’ultimo posto perché a bari le aziende e i locali commerciali non pagano la TASI.

Ciò vuol dire che l’aliquota dello 0,8% che il comune di Bari registra in più rispetto al 2,5 delle altre città, che magari ben figurano nella classifica della CGIA di Meste, ci ha consentito di prevedere esenzioni per la fascia più debole della popolazione, in ossequio a quel principio di progressività sancito dalla Costituzione che secondo noi è essenziale per il buon governo.

L’impegno che sento di poter prendere è quello, per il prossimo anno, di provare ad abbassare la TASI attraverso un meccanismo di controllo della spesa che ha nella lotta all’evasione tributaria un punto cardine dell’azione amministrativa”.

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