ESCLUSIVO. Parla Zef Bushati: “L’Albania vuole entrare in Europa”

di Francesco Greco - Govori Tirana… Pare passata un’eternità da quando la radio del regime vetero-stalinista, la sera giungeva nelle nostre case di qua dell’Adriatico, a informarci delle conquiste e le delizie del “marxismo-leninismo dottrina sempre giovane e scientifica”. L’incubo, e la farsa, finirono agli albori degli anni Novanta, quando il “Vlora” giunse nel porto di Bari col suo carico di speranza: l’inizio di un esodo biblico verso l’Europa vista come la Terra Promessa. E sembra passata una glaciazione da quando l’eroe nazionale Skanderbeg fermò l’Islam che puntava su Roma, a conquistare il soglio di Pietro. Callisto III capì lo scontro di civiltà in atto e lo aiutò con la Cavalleria dell’Europa.

Oggi l’Albania è un Paese vivo, dove tutto è virale: dentro al cuore della modernità, del III Millennio. Un Paese-cantiere. Il suo motto è “Carpe diem”. Tirana è una capitale europea di quasi 1 milione di persone. Qui la vita scorre frenetica, senza requie, ogni giorno spuntano nuove start-up, alberghi, ristoranti. Professionisti, buyers, sellers a ogni angolo. Una vivacità economica, sociale, culturale: i suoi poeti e scrittori sono tradotti nel mondo, da Ismail Kadarè a Nasho Yorgaki.

Cosa sta accadendo in questo piccolo universo ai confini dell’Europa, di cui, dalle coste della Puglia, nei giorni di tramontana si scorge la neve delle montagne sfavillare? Alla vigilia della partita amichevole con l’Italia (Stadio “Marassi”, Genova) lo chiediamo a Zef Bushati (1953), uno dei fondatori e Presidente del Partito Democristiano d’Albania. Deputato al Parlamento, è stato ambasciatore presso la Santa Sede, vice-ministro dell’integrazione europea, ministro plenipotenziario e vice-ambasciatore presso lo Stato italiano. Da tre anni è tornato in politica, è Presidente del partito Alleanza Democratica, nella coalizione di governo con la sinistra. Dal 2002 è fondatore e presidente della Fondazione “Papa Clemente XI Albani” (in foto il pittore Giuseppe Ferraro mentre gli dona lo stemma che ha realizzato).

Domanda: Dr. Bushati, quali sono i segreti del boom che vive l’Albania del nuovo corso?
Risposta: Si, è vero che l’Albania negli ultimi anni si sta guardando con grande interesse. L’evento nella partita di calcio a Belgrado tra la nostra Nazionale e quella della Serbia è stata una forte campana per la politica dei Balcani, ma altrettanto forte per la politica dell’Europa Occidentale, soprattutto per la Germania, per la politica dell’Europa Orientale e per la Russia, ma anche per la politica dell’America, che per la verità da tempo crede che il popolo di circa 10 milioni di Albanesi sono ormai un fattore importante nei Balcani. Oggi la realtà è cambiata. L’Albania non è più lo stato di Enver Hoxha che offriva alle grandi forze (Russia e Cina) uno sbocco al Mar Mediterraneo per realizzare in cambio piccoli e pragmatici interessi dei comunisti Albanesi. La forte campana da tempo ha avvisato che oggi non si parla più di uno stato di 2-3 milioni di cittadini Albanesi, ma di 10 milioni di Albanesi i quali vivono in Albania, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Grecia. 10 milioni di Albanesi che non sono d’accordo con l’oppressione, il disprezzo, ma cercano il posto che gli spetta nei Balcani e nell’Europa. Per questa nuova realtà, gli Albanesi stanno lavorando da 23 anni. Ovviamente questa realtà che oggi ha dato i suoi frutti, si considera da voi come “i segreti del boom che vive l’Albania”. Per noi Albanesi, questo “segreto” è il risultato del nostro duro lavoro, è la nuova realtà del nostro Paese. Questa nuova realtà è nell’attenzione di Washington, UE, Berlino, Mosca. Inoltre mi fa piacere apprendere che l’Italia ha capito da anni questa realtà e ha aumentato la sua presenza in Albania tramite gli Investitori Italiani, i quali o hanno costruito i loro business in Albania, oppure hanno creato business in comune con gli Albanesi.

D. L’Albania è un grande cantiere: produttività, investimenti, occupazione, consumi…
R. Si, un cantiere dove si lavora, un Paese in via di sviluppo che ha perso 50 anni di tempo sotto il regime comunista. Un Paese dove nessuno ha il desiderio di camminare con calma, ma tutti vogliono correre per raggiungere i loro fratelli europei. In questa avanguardia di corsa, durante tutti questi anni del periodo post-comunista, è rimasto il business, l’individuo, le società per azioni, ai quali di fronte gli è rimasta la politica e i governi come un vento, una tempesta che li ha frenati, ha impedito la loro corsa. I conflitti politici tra la destra e la sinistra, la loro guerra per il potere, hanno impedito e frenato i ritmi dello sviluppo economico. La politica ha promesso in ogni campagna elettorale una crescita del livello economico, diminuire la povertà, guerra contra la corruzione, ecc. Ma in realtà non ha mantenuto le promesse. Sarebbe stato meglio se la politica e i governi fossero rimasti accanto ai business e gli uomini d’affari e come una forte tempesta spingerli per camminare avanti. Comunque i businessman sono riusciti ad affrontare le grandi tempeste della politica e hanno creato una nuova realtà in Albania. Questa realtà si capisce immediatamente, specialmente da un cittadino italiano che ha visitato l’Albania negli anni 1991 e ritorna per visitarla nel 2014. Vede una visione completamente diversa. Si sente bene e desidera stare a lungo in Albania.

D. Fra Italia e Albania il rapporto d’amicizia è d’antica data: su cosa si basa ?
R. I nostri Paesi li ha messi Dio uno davanti all’altro. Sia gli Albanesi e sia gli Italiani sono autoctoni. Quelli che ti stanno vicino in un momento di difficoltà o di gioia sono i vicini. Noi Albanesi siamo stati vicino agli Italiani ogni qual volta la Storia lo ha richiesto. Il nostro Eroe Nazionale Giorgio Kastriota Skanderbeg ha diretto gli Albanesi per 25 anni nella guerra contro l’Impero Ottomano. Gli Albanesi si sono trasformati in una porta d’acciaio che non ha permesso agli Ottomani di entrare nelle porte di Roma. La guerra dei Paesi del Sud-Est, davanti ai quali si trovavano gli Albanesi, ha impedito lo sguardo ottomano verso l’Europa Centrale e Occidentale e ha difeso in questo modo lo sviluppo economico, sociale, politico e culturale di questi Paesi. Per questo ruolo nella guerra degli Albanesi, come una forte muraglia per il cammino degli Ottomani nell’Europa Occidentale, era del tutto consapevole anche Skanderbeg. Nel 1460 lui scriveva ad un principe Italiano: “Se io fossi stato sconfitto, sicuramente anche l’Italia lo avrebbe sentito e di conseguenza quello che dite di possedere sarebbe stato dei Turchi”. La Santa Sede ha dato a Skanderbeg il titolo di “Atleta di Cristo”. Il suo monumento si trova al centro di Roma a Piazza Albania. Ma anche gli Italiani ci hanno aperto le porte della loro casa durante periodi difficili. Dal 1468 dopo la morte di Skanderbeg migliaia di Albanesi hanno preso la strada verso le coste italiane. I loro successori Arberesh vivono anche oggi in Italia. Anche durante l’esodo del 1990 gli albanesi hanno riempito le navi e sono piombati in Italia. Noi ringraziamo il popolo Italiano che li ha benaccolti nobilmente. Oggi sono circa 500 mila albanesi che vivono in Italia e circa 120 mila Arberesh.

D. Da 6 secoli nel Sud dell’Italia ci sono comunità Arberesh: che rapporto hanno con la madrepatria?
R. Gli Arberesh sono per me il simbolo della resistenza degli Albanesi. In 600 anni in Italia hanno difeso, conservato la lingua albanese, costumi, tradizioni, cultura, balli, canzoni. Da 600 anni festeggiano 2 volte all’anno il loro eroe nazionale Skanderbeg. Incredibile! Quando pensi che tanti degli Albanesi venuti in Italia nel 1990 non insegnano ai propri figli a parlare la loro lingua madre, oppure hanno dimenticato di parlare l’Albanese per 22 anni, allora dico a piena voce che gli Arberesh sono il simbolo della coltivazione del lingue e dei costumi e tradizioni albanese. Il nostro rapporto con gli Arberesh durante il periodo del comunismo è stato molto debole. Si manteneva solo tramite i legami di alcuni poeti e scrittori Arberesh i quali si studiavano a scuola come poeti del Rinascimento. Tutto qui. Dopo gli anni ‘90 si è creduto che si sarebbero rafforzati i legami, che sarebbe iniziata una nuova fase di collaborazione, economica, culturale e sociale. Ma non è stato cosi. Io ho lavorato per 5 anni alla Santa Sede come Ambasciatore e 2 anni come vice Ambasciatore presso la Repubblica d’Italia. Ho provato a influenzare per rafforzare i rapporti, ho partecipato ad attività che hanno organizzato alcuni comuni Arberesh. Con dispiacere dico che non ho visto un progetto, un programma del governo di destra o sinistra per un rafforzamento futuro. L’iniziativa c’è. Speriamo che nel futuro aumentino i rapporti con loro e che ci sia a Tirana una “Casa degli Arberesci”.

D. Ci sono molti imprenditori italiani in Albania: in quali settori hanno le loro start-up ?
R. Mi fa piacere che siete interessati a sapere cosa ha costruito il business italiano in Albania. Fabbriche di cemento, fasoneria, fabbriche di scarpe, fabbriche alimentari, lavorazione del pesce, società italiane hanno collaborato nella costruzione delle infrastruttura, cave di pietra, centrali idroelettriche, ristoranti, supermercati, ecc. Sono arrivati marchi come la Conad, Oviesse, Euronics, ecc. ecc. Risultano con documenti regolari in Albania circa 3 mila italiani. Invece quelli che vanno e vengono entro l’anno ovviamente sono migliaia. La cosa principale è che gli Italiani sono contenti in Albania, vivono bene, in pace e armonia con gli Albanesi e penso che questo è importante. Sono presenti molti italiani che non sono imprenditori ma lavorano come ingegneri, tecnici, meccanici e anche chef di cucina. La pasta fresca italiana si trova in tutti i ristoranti fatti da cuochi italiani nel maggiore dei casi, cosi come anche la pizza all’italiana. Alberghi, Ristoranti e Bar che non si differenziano per niente da quelli dell’Europa Occidentale. Questo non vuol dire che in Albania si è raggiunta la meraviglia. Noi abbiamo tanta strada da fare e tanto lavoro, in questo lavoro abbiamo bisogno di esperti qualificati, di specialisti Italiani. L’Energia è la nostra sfida del momento. La presenza del ENI-AGIP, ENEL, GSE, API ecc. in Albania è molto importante. Speriamo che vengano da noi. Sono i benvenuti. Ho la convinzione che saranno soddisfatti.

D. Sotto l’aspetto turistico, cosa c’è da vedere in Albania ?
R. I monumenti della cultura albanese, i castelli, gli anfiteatri, ecc. E’ da tempo che sono visitati da turisti stranieri. La costa albanese del mare Adriatico e quello Ionio accoglie ogni estate turisti da diversi paesi esteri. Le nostre montagne con le bellezze favolose e l’acqua cristallina sono preziosi tesori turistici. Per aiutare il turismo si è investito molto e si continua a investire nelle infrastrutture. Venite e sono convinto che rimarrete soddisfatti.

D. Come affrontate la questione della convivenza fra diverse etnie e confessioni religiose?
R. Ci ha guidato storicamente il principio: “E’ la festa di Ramadan, è la festa di Pasqua, ma l’Albania è unita”. Noi Albanesi amiamo il nostro Paese, la nostra lingua, la nostra storia, la nostra fede e non abbiamo permesso di invadere queste nostri virtù preziose. La nostra storia parla di guerre sanguinose, di stranieri che sono venuti a occupare le nostre terre, il nostro Paese. Dimostra che hanno diviso il nostro Paese e hanno diviso i nostri terreni nei Paesi vicini. Gli Albanesi mai nella loro storia hanno attaccato un Paese vicino per occuparlo e sfruttarlo. Gli Albanesi hanno difeso con le guerre, versando sangue e dando la loro vita per proteggere il loro Paese. Questa storia di sofferenza ci ha fatto essere uniti senza differenze di fede. L’amore per la patria è la forza della sopravivenza albanese davanti ai Paesi esteri e alle differenze religiose.

D. Le nuove generazioni come vedono Skanderbeg l’eroe nazionale?
R. Skanderbeg è anche oggi l’eroe dei tempi moderni. E’ l’esempio della forza, della resistenza, del coraggio, della non accettazione dell’umiliazione, dell’amore per la patria, del rispetto e dell’aiuto dei Paesi vicini. E’ il simbolo della buona collaborazione. Skanderbeg è l’alteta di della difesa del Cristianesimo in Europa. E’ un multi eroe che ha scavalcato i confini dell’Albania e si è trasformato in un eroe Europeo. I giovani sono orgogliosi che Skanderbeg è Albanese e adorano le sue opere.

D. Cosa pensa di Renzi e del governo italiano?
R. Sono passati 9 mesi da quando è stato nominato, è in carica da febbraio 2014, e Matteo Renzi ancora non ha visitato l’Albania. E’ un dato di fatto che per il Primo Ministro dell’Italia gli impegni sono molteplici e molto importanti. Ma Tirana è lontano da Roma solo un’ora di aereo. Un fine settimana a Tirana sarebbe l’espressione della buona volontà, della seria valorizzazione per collaborare e per aiutare l’Albania. Edi Rama, il Primo Ministro dell’Albania, ha viaggiato verso Italia per incontrarlo e augurare successo al suo collega nell’Internazionale Socialista. Ha incontrato Renzi con calore anche a settembre a UELLS durante l’incontro della NATO. Una visita del Premier Renzi in Albania è un appoggio anche per 3 mila italiani che qui vivono e lavorano, per i 600 studenti italiani che aspettano di laurearsi nella Università Cattolica Madonna del Buon Consiglio a Tirana, ma anche per dichiarare al popolo Albanese il sentimento dei amicizia che lega i nostri popoli, per dichiarare il rispetto per i 500 mila albanesi e 120 mila arberesh che vivono e lavorano in Italia. Gli ex Premier Prodi e Berlusconi sono esempi positivi degli stretti rapporti tra i due Paesi. La politica e la diplomazia albanese hanno sempre dichiarato che l’Italia è il partner strategico dell’Albania. L’ex Ministro del Rapporti Esteri Fratini ha detto che l’Italia è l’avvocato dell’Albania per l’UE. Cosa pensa la politica italiana oggi per l’Albania? Sta lavorando come un vento forte per spingere questi rapporti e per aiutarli a camminare in avanti oppure li sta impedendo? Oppure è indifferente la diplomazia considerando l’Albania un Paese piccolo e non è un mercato per gli Italiani come la Romania, la Serbia, ecc.? Non lo so. Ma penso di sapere una cosa: USA, Germania, Russia, ecc. non la pensano come alcuni politici italiani. La presenza italiana in Albania è reale e non si può ignorare. Ma in questa presenza c’è anche il contributo diretto degli imprenditori italiani che cercano mercato e possibilità nuove per lo sviluppo dei loro business.

D. Cosa augura all’Albania del 2015 e del futuro? R. L’integrazione nella famiglia europea. L’Albania vuole entrare in questa famiglia non per sciogliersi e per assimilarsi, ma per essere un valore aggiunto tra gli Stati membri dell’UE. L’Albania entra come un Paese speciale con la propria storia secolare, con la lingua unica al mondo, con i costumi, la cultura, ecc., per dare alla famiglia europea le sue bellezze e per ricevere dalla famiglia europea le migliori caratteristiche. Tutti devono conoscere se stessi e devono convincersi che l’ignoranza è il loro nemico più grande. Civiltà, emancipazione: sono i ponti della collaborazione e dell’amicizia tra i popoli.

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