A riferirlo in una nota il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna.
Inoltre, - prosegue la nota - per superare le osservazioni della Commissione Europea, il ministro dell’economia Padoan aggiunge ulteriori tagli. Tra gli emendamenti già annunciati, due preoccupano in particolare. Da un lato verrebbe del tutto eliminata per il 2015 la quota di nettizzazione (500 milioni) del confinamento nazionale della spesa comunitaria e per la Puglia sarebbe un colpo mortale. Non solo significherebbe vanificare con un colpo di spugna la battaglia della Puglia che, forte delle sue performance nel conseguimento degli obiettivi europei, chiede da anni allo Stato proprio la nettizzazione, che per tutta risposta verrebbe azzerata. Se non venisse cancellata questa ipotesi, ci troveremmo nel 2015 nell’impossibilità di rendicontare la spesa e non avremmo altra scelta che restituire i fondi a Bruxelles. Allo stato degli atti questo disimpegno è purtroppo certo.
A ciò si aggiunge un’altra modifica. Per la prima volta da molti anni, Roma intaccherebbe il fondo di rotazione col quale finanzia la quota statale di tutti i programmi UE. Tagli per 3 miliardi 500 milioni nel settennio, 2014-2020, di programmazione comunitaria (500 milioni di euro l’anno). Anche se questa misura toccherebbe solo le Regioni che hanno dimostrato minore capacità di spesa (Calabria, Campania, Sicilia), per il Mezzogiorno sarebbe un precedente pericoloso da evitare.
L’allarme è giustificato. Vanno sventati gli ennesimi scippi ai danni del Mezzogiorno, che ha invece un indiscutibile bisogno di usare fino all’ultimo centesimo tutte le risorse disponibili. A che serve finanziare il bonus fiscale alle aziende che assumono, se le Regioni del Sud, private di queste risorse non riusciranno ad aprire cantieri e ad per assicurare occupazione? Semmai ci riusciranno nel Nord, assicurandosi una corsia preferenziale, ma l’handicap resta insuperabile per il Meridione.Per questo, nel Consiglio regionale di domani proporrò un ordine del giorno per prendere le distanze da questa politica: le Regioni del Sud non possono pagare i ritardi per l’intero Paese, conclude Introna.