di Luigi Laguaragnella - La rete “Generare culture non violente” insieme agli enti locali, alle associazioni, agli Stati Generali delle donne, al privato sociale e all’assessorato al Welfare hanno avviato i lavori per l’Assemblea costituente della consulta cittadina delle donne che attraverso la “rete” possa prevenire e trovare spunti che promuovano il benessere e la salute della donna. All’assemblea erano presenti oltre che l’assessora Bottalico che è in prima linea nella creazione della consulta, hanno dato il loro contributo con analisi reali inerenti all’universo femminile la consigliera di Parità della Regione Puglia Serenella Molendini, Flora Colamussi di Legacoop Puglia e Elisabetta Cassizzi di Confcooperative Bari-BAT. Si vuole creare un sistema ufficiale e a tutti gli effetti formale per tutelare le donne nei numerosi ambiti di vita pubblica e privata. Non si tratta esclusivamente farsi carico di punti di criticità di una categoria o di un genere, ma cambiare mentalità culturale nelle relazioni familiari e professionali. Dal forum sono emersi tanti spunti che hanno soltanto sfiorato i motivi per cui la Puglia è al terzo posto per violenza sulle donne e dove mille donne sono obbligate ad abbandonare il lavoro per la maternità… perdendolo per sempre. L’impegno delle parti che hanno formato l’assemblea non si può limitare alla natura consultiva e mira soprattutto di aprirsi ad altre realtà. La consulta, oltre a ragionare sulle misure da prendere nell’ottica del riequilibrio del genere maschile, oltre ad essere organo di ascolto e di spunti di riflessione per la gestione di problematiche come il lavoro, la maternità, deve impegnarsi ad andare incontro alle necessità. Deve essere capace di andare negli spazi periferici, laddove i bisogni rimangono inascoltati o addirittura invisibili. La difficoltà per la consulta, infatti, è arrivare ad intercettare donne e relative necessità. Bisogna andare incontro al quotidiano e scovare dal basso, coinvolgendo l’intera cittadinanza. Discutere dei problemi riguardanti le donne significa puntare ad una società più civile. L’organo della consulta, quindi deve modificare le sue dinamiche d’azione, soprattutto perché la società sta cambiando e anche le problematiche non possono essere richiuse in generi o categorie, ma esistono numerose, piccole realtà da considerare accuratamente e singolarmente. La consulta può avvicinarsi a tutto questo soltanto coinvolgendo la cittadinanza. Intercettare i bisogni è il primo passo da compiere dopo aver creato interesse magari con la creazione di eventi che possono soltanto sensibilizzare la cittadinanza (non solo il genere femminile) e dopo aver creato spazi che vanno in soccorso alla vita delle donne, come per esempio gli asili. Tutto questo deve portare ad un concetto di cambiamento e di sostenibilità che si tramuta in forme di sostegno che non solo vanno a vantaggio delle donne, ma della famiglia e della società. Se in tutti gli ambiti ci sono problemi, lo si deve anche ad una gestione delle norme ferme ad una concezione della donna non proprio contemporanea. La maternità, i contratti di lavoro part-time, i servizi di accompagnamento al parto. Sono tante le azioni da intraprendere nel profilo educativo, assistenziale, sociale e la nascita di una consulta è una tappa per incominciare a tracciare percorsi virtuosi a partire dall’universo femminile che non bisogna dimenticare è luogo di vita.
Si avviano i lavori per la creazione della Consulta cittadina delle donne: il benessere della donna è di tutti
diGiornale di Puglia
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