Trivelle e falesie: Introna, relazioni tecniche e leggi UE uniformi

BARI - “Non so se sparare aria compressa a 140 atmosfere nelle profondità marine possa danneggiare direttamente le coste pugliesi, ma certamente l’uso di tecniche Air Gun a poche miglia non aiuterebbe le falesie a resistere all’erosione”. È la provocazione con la quale il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna esprime la preoccupazione per la proliferazione di richieste di sondaggi off shore da parte delle società petrolifere.

L’allarme è stato lanciato dalla stampa, che parla di “raffica di richieste”, di “caccia al petrolio nei mari”, di paura “anche nello Ionio”.

“L’accerchiamento delle multinazionali è completo – fa notare Introna – chilometri quadrati si sommano a chilometri quadrati al largo di litorali che vanno da Lesina alle Tremiti, al Gargano, fino al Golfo di Taranto, doppiando il Capo di Leuca. Una macchia fitta di aree potenziali di concessione davanti a tutte le nostre spiagge”. In più c’è l’apprensione aggiuntiva per le tecniche Air Gun di prospezione geosismica, per rilevare la presenza di idrocarburi nei fondali.

“Per questo – osserva il presidente del Consiglio regionale – ritengo che la Regione Puglia con i suoi uffici tecnici debba affiancare i Comuni interessati, aiutandoli nella preparazione delle osservazioni da opporre alle sei istanze (di Shell Italia, Schlumberger Italiana, Global Med, Northern Petroleum, Spectrum Geolimited, Petroleum Geoservice Asia Pacific)”.

Quanto alle preoccupazioni per l’impatto dei sondaggi sismici sui litorali rocciosi, “domando se non si ritenga opportuno chiedere alle società che forniscano una relazione dettagliata sui possibili effetti nei confronti delle coste, in termini di stabilità in particolare, prodotti dall’impiego di  tecniche Air Gun a poca distanza dai litorali”.

Introna chiama in causa ancora una volta il Governo nazionale. “Se si confermasse questa linea di mancato ascolto nei confronti delle istituzioni e delle comunità locali, la Regione potrebbe rispondere assecondando e sostenendo le iniziative dei Comuni, che guardano all’istituzione di parchi marini come possibile difesa dall’offensiva del petrolio”.

Nella strategia anti trivelle non è ultimo il livello europeo. Per cancellare il pericoloso “paradosso adriatico” di un SI’ di Slovenia e Croazia (con Montenegro e Albania a ruota) nonostante il NO delle Regioni italiane, Introna ha coinvolto il presidente dei parlamentari europei socialisti e democratici, Gianni Pittella, chiedendo di promuovere decisioni dell’Unione Europea che rendano univoche e coerenti in tema di idrocarburi marini le politiche di tutti i Paesi che si affacciano sul bacino adriatico e sullo Ionio.

“Ho invitato il presidente del Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, a rendersi parte attiva di una richiesta al Parlamento Europeo e a tutti gli organismi comunitari. Si tratta di sollecitare norme UE che possano assicurare in tutto l’Adriatico uniformità di scelte, atteggiamenti e regole, davanti alle richieste di prospezione e coltivazione di petrolio e gas nei fondali marini, in acque comunicanti”.

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