Un originale Amleto apre la stagione teatrale del Teatro Petruzzelli

di Sabrina Lanzillotti - La prestigiosa stagione del Teatro Petruzzelli si è aperta ieri, venerdì 28 novembre, con la Stagione di prosa del Comune di Bari organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese. La prima opera ad essere portata in scena è “Hamlet”, diretto da Andrea Baracco, in replica anche stasera alle ore 21:00. Scritta da William Shakespeare tra il 1600-1602, “The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark” è una delle tragedie più conosciute al mondo, oltre che una delle opere più rappresentate nei teatri di tutto il mondo. Nel corso dei secoli, Amleto si è prestato a numerose interpretazioni, da eroe a eterno indeciso, a seconda delle mode del tempo e delle diverse chiavi di lettura. Baracco decide di dare alla tragedia shakespeariana un taglio cinematografico, accorciando la durata, riducendo a due gli atti e a dieci il numero dei personaggi (interpretati da sette attori).
Il riferimento al cinema è evidente anche nella sceneggiatura che, grazie alla continua proiezione di arti umani su una serie di pannelli movibili, dona all’opera un’atmosfera dark e inquietante in pieno stile Kubrick. E in pieno stile Kubrick è anche il personaggio di Amleto che, come un Alex DeLarge del Seicento, sembra posseduto da una profonda inquietudine trasformatasi in follia. Da notare, infine, la scelta di Baracco di far usare delle mazze al posto delle spade, un ulteriore riferimento al film Arancia Meccanica. Questo Amleto "è l'uomo di oggi, fragile e compromesso, che si trova costantemente a ruzzolare a terra inciampando nelle trappole che qualcuno, prima che lui passasse, ha con cura depositato a terra". Un uomo che "si porta addosso i segni di una deriva, la propria e quella di un'intera collettività". La contemporaneità dell’Amleto di Baracco è inoltre ravvisabile nella scelta dei costumi e nell’uso di musica tecno-rock. Lino Musella entra perfettamente nel ruolo del nuovo Amleto e Livia Castiglioni è una perfetta Ofelia in leggins. Degne di nota sono anche le interpretazioni di Paolo Mazzarelli e Andrea Trapani che danno il volto, rispettivamente, a Claudio e Polonio. Solo la Gertrude di Eva Cambiale stenta a liberarsi dalle catene del passato per diventare un personaggio del nostro tempo. Per concludere, azzardata è la scelta di sottrarre il celebre monologo “essere o non essere” al protagonista ed affidarlo ad Orazio che, comunque, non delude le aspettative e pone ancora una volta l’accento su un punto nodale della rappresentazione: l’epoca di regine e cavalieri è finita e gli eroi non esistono più.