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(Ph: S.Princialli) |
di Nicola Ricchitelli - Alla fine sono stati 626, tanti, a un soffio dal record dell’albero umano di 853 persone detenuto dalla Thailandia. Sfida comunque vinta (record italiano battuto) per Raffaele Dipietro al secolo “ Lello il rosso”, colonna portante nonché simbolo dell’orgoglio barlettano “Barlett e Avest” e ideatore dell’iniziativa svoltasi nel fossato del castello Svevo di Barletta alla vigilia di questa Immacolata. Nulla è stato lasciato al caso, location in primis: il fossato del castello Svevo con la cattedrale di Santa Maria Maggiore sullo sfondo a fare bella mostra di sé dall’alto, ma non bastava. Serviva infatti una degna colonna sonora, un degno tormentone. Allora prendete quella famosa “We are the world” scritta da Michael Jackson nel lontano 1984 – che servì allo stesso per fare la parte di colui che fa la beneficenza – e dunque cambiate il celebre ritornello - We are the world, we are the children, We are the ones who make a brighter day – trasformandolo in “We are the best, Barlett e Avest…” – idea nata dal genio del formidabile Enzo Delvy - ed ecco che il gioco è fatto.
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I preparativi all'interno del fossato del Castello Svevo |
Non sono mancate le difficoltà e soprattutto i timori di non centrare l’obiettivo, nonostante il tam tam partito da qualche settimana a questa parte sulla pagina Facebook “Barlett e Avest”, la paura di non farcela è stata concreta fino all’ultimo. Ed è così che inizia sin dalle prime ore del mattino l’operazione Guinness dei primati, complice il bel tempo nel fossato del castello Svevo di Barletta – sul ponte levatoio intanto si intravede un incuriosito Vittorio Sgarbi - si monta lo scheletro dell’albero di natale che nel pomeriggio verrà “addobbato” di persone di ogni età e illuminato dalla luce dei telefonini.
Appuntamento fissato per le ore 17, l’afflusso dapprima timido e lento diviene nel corso dei minuti più deciso, l’albero umano inizia a riempirsi, intanto l’attesa si fa meno nevrotica grazie alle note di Gino Pastore e alla animazione di Peppino Dibenedetto.
È tutto pronto, sul ponte levatoio del castello Svevo le telecamere sono accese, dall’alto delle mura c’è chi preferisce solo guardare – nonostante gli inviti a scendere da parte degli speaker – ma comunque l’albero prende via via forma, si parte con la prima scenografia, su con i fogli bianchi e via con i primi click.
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Tutti in coro a cantare a squarciagola 'We are the best, Barlett e Avest' |
Poi accese le torce dei telefonini ecco che iniziano a diffondersi nell’aria le note di “We are the world”, così come da copione la parte in inglese viene lasciata agli interpreti originali, a noi tocca la parte migliore, al momento del ritornello – stravolto per l’occasione - si leva dal fossato un'unica e grande voce che canta “We are the best, Barlett e Avest”.
Fatto l’albero, possiamo finalmente dire che è Natale anche a Barletta. Ora anche la città della Disfida ha il suo albero di Natale, un idea partorita da gente comune e non da qualche luminare della comunicazione, priva di patrocini da parte del Comune, senza politici davanti ai coglioni che coglievano la palla al balzo per far campagna elettorale, ma solo l’essenza vera di questa città, una città che ha voglia di divertirsi e che si diverte anche grazie a un iniziativa genuina come questa.
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Sgarbi sul ponte levatoio del Castello Svevo di Barletta |
Una bella cartolina per questa città realizzata dall’entusiasmo dai tanti ragazzi e ragazze che vi hanno preso parte, senza dimenticare le tante famiglie che con ancora le frittelle a friggere sui fornelli hanno deciso di esserci, un plauso particolare va a Raffaele Dipietro e ai suoi collaboratori – Antonio Piccolo, i rapper barlettani che per l’occasione hanno rivisitato molti pezzi di Gino Pastore, il grande dj Enzo Delvy - che con il loro entusiasmo e instancabile lavoro stanno risvegliano l’orgoglio dell’essere barlettano, fregandosene delle critiche e di qualche fessacchiotto di troppo che con presunzione pretende di guardare dall’alto verso il basso. Bisogna dirlo, in fondo in molti speravano che la cosa non andasse in porto. Del resto, si sa, qui a Barletta l’esercizio che riesce meglio è quello del non fare, a gran parte dei barlettani riesce meglio l’esercizio del denigrare, ridere e deridere. Emblematico quello che si è visto sulle mura: in molti purtroppo hanno preferito tenersi a debita distanza, molto meglio esaltare e celebrare quello che si fa nelle città limitrofe, così come dice un vecchio detto barlettano: “Send Rggirament ai frastir!”.