'DifendiAMO Taranto': a due anni dall’ultima protesta, la città si prepara a scendere nuovamente in piazza

di Mauro Guitto - Era il 15 dicembre 2012 quando 30mila tarantini manifestarono per rivendicare il proprio diritto alla salute, al lavoro, all’ambiente e alla vita. Fu una manifestazione che provocò molte polemiche (anche giustificate) da parte dei tarantini nei confronti della stampa e delle tv nazionali ree di non aver dato la giusta attenzione e visibilità alla civilissima protesta (vale la pena ricordarlo agli smemorati). Il 19 dicembre 2014 la città scende di nuovo in piazza per rivendicare i propri diritti e per gridare a gran voce il proprio NO a Tempa Rossa e alla legge “Sblocca Italia”. I tarantini chiedono la sanità pubblica gratuita, l’ampliamento e il potenziamento delle strutture sanitarie esistenti per consentire la prevenzione delle malattie per tutti i cittadini e i lavoratori. Per incrementare l’occupazione, oggi drammaticamente ai minimi storici, la città chiede una inversione di rotta dal modello industriale (Ilva, Eni, Cementir, Marina Militare) a un modello alternativo che porti turismo, agricoltura, maricoltura, artigianato, cultura, infrastruttura e benessere all’intera città liberando le aree del porto mercantile oggi occupate da chi inquina, liberando le aree dei rioni Tamburi Croce e Porta Napoli per realizzare il nuovo porto turistico nella Rada di Mar Grande con servizi annessi e connessi per turisti e passeggeri. Chiedono inoltre una nuova stazione ferroviaria e il relativo collegamento diretto con porto e aeroporto Arlotta di Grottaglie, la tutela delle attività legate al mare e alla terra, la predisposizione di un piano di bonifiche applicando il principio “chi inquina paga”, il ripristino di corsi di laurea disattivati, il risarcimento danni da parte dello Stato e del privato, la riqualificazione del centro storico, l’informatica digitale e la raccolta differenziata.

Taranto esprime il NO a Tempa Rossa perché, a fronte di pochissime centinaia di posti di lavoro nella città ionica ma a beneficio delle compagnie petrolifere e della produzione italiana che aumenterebbe del 40%, sarebbe ulteriormente sottoposta a seri rischi ambientali causati dall’aumento del traffico di navi petrolifere nel mar Grande (si parla di un aumento di circa 90 petroliere all’anno) e dalle emissioni tossiche provocate dai depositi di greggio che aumenterebbero del 12%. La scelta di Tempa Rossa aumenterebbe anche del 20% le trivellazioni nel mar Adriatico e Ionio e impedirebbe scelte alternative di sviluppo economico sostenibile di cui Taranto ha urgente bisogno per uscire dal baratro sociale ed economico in cui si trova oggi. NO alla legge “Sblocca Italia” perché consentirà di accelerare le procedure di estrazioni petrolifere provocando l’arrivo di ulteriore petrolio a Taranto con conseguente aumento di rischi di sversamento in mare a danno dei già martoriati mitilicultorie del turismo e provocando ulteriori trivellazioni che rappresenterebbero il colpo di grazia all’ecosistema marino. NO anche perché questa legge agevola la cementificazione del territorio, la costruzione di nuovi inceneritori, la vendita del demanio limitando ruolo e poteri degli Enti locali. Al corteo, privo di simboli politici e sindacali, che partirà alle ore 17 da via Cesare Battisti, nei pressi del Palamazzola, terminando in pieno centro, in Piazza della Vittoria, parteciperanno associazioni, movimenti e comitati.

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