di Vittorio Polito - È stato pubblicato recentemente il volume “L’Italia a pezzi”, un’antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila, a cura di Manuel Cohen, Valerio Cuccaroni, Giuseppe Nava, Rossella Renzi e Christian Sinicco per la collana “Argo” della Gwynplaine Edizioni (pagine 745 - € 20).
La poesia dialettale, oltre alla valorizzazione e conservazione delle tradizioni popolari, serve anche a rendere partecipe la cultura nazionale.
“L’Italia a pezzi” rappresenta il primo risultato di un percorso di ricerca da cui scaturisce una mappa della produzione poetica neodialettale e post-dialettale dell’ultima fase del Novecento e dei primi anni del Duemila. Sulla linea di studi precedenti, il presente lavoro conferma l’ulteriore evoluzione.
Il nostro Paese, com’è noto, è un insieme variegato di lingue e tradizioni, la cui storia e cultura non sempre vengono adeguatamente valorizzate dallo Stato, suscitando forti reazioni da parte di alcune autonomie locali.
La struttura dell’antologia segue un criterio storico-geografico: gli autori sono disposti in base alla regione di appartenenza per la scelta linguistica, mentre la successione delle regioni segue il percorso dell’Unità d’Italia.
I poeti con consistente e riconosciuta produzione sono introdotti da un profilo critico, seguito da una selezione di testi in dialetto o neodialetto (con versione in lingua) e da una scheda bio-bibliografica essenziale. Sono presenti ben 115 poeti divisi tra autori nati negli anni trenta e quaranta e quelli nati dal 1950 in poi. Per la Puglia sono presenti Lino Angiuli, Francesco Granatiero, Nadia Cavalera e Vincenzo Mastropirro, mentre per la Basilicata notiamo Rocco Brindisi, Assunta Finiguerra, Vito Riviello, Domenico Brancale e Salvatore Pagliuca. Per tutti gli autori vi è un commento con la citazione di brani delle poesie, quindi una breve biografia con l’elenco della principali opere pubblicate. In sostanza “L’Italia a pezzi” propone ai lettori una campionatura di autori dei quali il ricorso alla scrittura dialettale non si configura come ripiegamento sul piccolo mondo antico, ma come un necessario incontro con la realtà/contemporaneità, che in molti poeti antologizzati produce scarti linguistici dalla norma. Qualcuno potrà notare la mancanza di autori della propria regione o della propria città. A tal proposito va detto che nel fitto panorama delle pubblicazioni dialettali, sono molto pochi i poeti presenti nelle collane delle grandi case editrici rendendo difficile la ricerca ed il reperimento delle opere. La maggior parte delle poesie sono affidate a case editrici locali e diffuse solo in ambito regionale.
I poeti con consistente e riconosciuta produzione sono introdotti da un profilo critico, seguito da una selezione di testi in dialetto o neodialetto (con versione in lingua) e da una scheda bio-bibliografica essenziale. Sono presenti ben 115 poeti divisi tra autori nati negli anni trenta e quaranta e quelli nati dal 1950 in poi. Per la Puglia sono presenti Lino Angiuli, Francesco Granatiero, Nadia Cavalera e Vincenzo Mastropirro, mentre per la Basilicata notiamo Rocco Brindisi, Assunta Finiguerra, Vito Riviello, Domenico Brancale e Salvatore Pagliuca. Per tutti gli autori vi è un commento con la citazione di brani delle poesie, quindi una breve biografia con l’elenco della principali opere pubblicate. In sostanza “L’Italia a pezzi” propone ai lettori una campionatura di autori dei quali il ricorso alla scrittura dialettale non si configura come ripiegamento sul piccolo mondo antico, ma come un necessario incontro con la realtà/contemporaneità, che in molti poeti antologizzati produce scarti linguistici dalla norma. Qualcuno potrà notare la mancanza di autori della propria regione o della propria città. A tal proposito va detto che nel fitto panorama delle pubblicazioni dialettali, sono molto pochi i poeti presenti nelle collane delle grandi case editrici rendendo difficile la ricerca ed il reperimento delle opere. La maggior parte delle poesie sono affidate a case editrici locali e diffuse solo in ambito regionale.