di Piero Chimenti - La rivalità tra Israele e Palestina ha radici antiche e profonde. Già nell'800 il giornalista austriaco lancia l'idea sionista che prevede la nascita di uno stato israeliano fondato sulla religione e la razza nel territorio palestinese, in quanto Terra promessa che Dio promise a Mosè ed al suo popolo; tale ideologia prese forza con le leggi razziali e l'avvento dalle Seconda Guerra Mondiale, che spinsero ad un forte esodo verso le terre palestinesi. La questione israelo-palestinese però non è di carattere religioso ma riguarda essenzialmente due aspetti: quello della popolazione (araba che non vuol essere cacciata dalla sua "casa") e del territorio (che Israele cercherà di conquistare totalmente). Le tensioni tra i popoli iniziano ad inasprirsi nel 1947 quando viene introdotta la risoluzione n.181 dell'Onu, che prevede sostanzialmente la ripartizione del territoriale iniqua tra i due popoli: rispettivamente il 45% al popolo arabo e la restante parte a quello israeliano. Decisione mal digerita dai palestinesi che l'anno successivo cercheranno di rivendicare il loro territorio, ma troveranno la risposta cruenta della fazione israeliana, che occuperà arbitrariamente altre terre portando alla fuga centinaia di profughi. Il 1948 coincide con la proclamazione della nascita dello Stato d'Israele e la prima guerra con il popolo arabo, che comporterà la conquista dei territori palestinesi, fatta eccezione di Gaza e della Cisgiordania, occupate successivamente nel 1967.
La paura di essere annientati, causata dalle continue minacce israeliane, saranno prerogative essenziali per la nascita nel '64 dell'OLP guidato da Arafat (Organizzazione Liberazione della Palestina), che, prima col terrorismo poi con l'Intifada (la rivolta sei territori occupati), tenterà di reagire "all'imperialismo" israelitico. Nel 1988 nascerà Hamas, organizzazione paramilitare con ideologia più estremista rispetto all'Olp. Il 1993 sarà una data storica per i due popoli, in quanto Yassein Arafat (capo dell'Olp) e Ytzhak Rabin (capo del governo israeliano), dinanzi al presidente americano Bill Clinton, si stringeranno la mano per la prima volta in pubblico ufficializzando l'accordo di Oslo, che prevede la rinuncia delle armi da parte dei palestinesi per la creazione del loro Stato; inoltre verrà garantito il ritiro da Gaza e dall’area di Gerico, nella Cisgiordania. Ma purtroppo la strada per una ritrovata convivenza tra i popoli è tutt'altro che in discesa. Dopo la morte di Rabin nel 1995 per mano di un'estremista ebraico, i tentativi di dialogo si interrompono e non basta un nuovo e vano tentativo di Bill Clinton a Camp David per disinnescare una miccia pronta ad esplodere. Con la fine del vecchio millennio, si ha la seconda Intifada (atti di terrorismo rappresentati da attacchi suicidi nei luoghi di aggregazione civile come fermate dei bus o nei locali), scaturita dalla visita del premier Sharon sulla spianata delle moschee, un gesto interpretato dai palestinesi come provocatorio, che fa esplodere con violenza nuove tensioni tra i popoli.
Il nuovo millennio si apre con la vittoria alle elezioni del premier Sharon, che fa erigere un muro lungo 730 km, in Cisgiordania. Questa sua presa di posizione logorerà ulteriormente i rapporti tra le popolazioni ed avrà lo scopo di una nuova separazione dei confini al fine di evitare l'intrusione degli arabi per paura nuove attacchi. Il 2006 è l'anno di nuove tensioni, dovute alla vittoria di Hamas nel Consiglio Legislativo Palestinese, osteggiata dagli israeliani per paura di ritorsioni, con un embargo economico che ridurrà alla miseria i coloni e con raid mirati allo scopo di rapire ed uccidere i componenti di Hamas impedendo così la formazione del parlamento palestinese. L'embargo israeliano causerà lo scoppio di una guerra civile tra Hamas e Fatah che si dividono il paese, e porterà Abu Mazen allo scioglimento del parlamento. Dopo questa fase di tensione, nel 2011 la Palestina richiederà all'Onu la facoltà di essere riconosciuta come stato indipendente; diverrà solamente stato osservatore. Nell'anno che sta per concludersi, infine, giunge la sospirata pace tra Hamas e Fatah volta alla creazione di un governo di unità nazionale. In questa intricata questione internazionale auspichiamo che per la fine definitiva del conflitto sia opportuno che i due popoli si riconoscano come Stati e cerchino una serena convivenza; in caso contrario continueranno a parlare le bombe invece che la diplomazia.
La paura di essere annientati, causata dalle continue minacce israeliane, saranno prerogative essenziali per la nascita nel '64 dell'OLP guidato da Arafat (Organizzazione Liberazione della Palestina), che, prima col terrorismo poi con l'Intifada (la rivolta sei territori occupati), tenterà di reagire "all'imperialismo" israelitico. Nel 1988 nascerà Hamas, organizzazione paramilitare con ideologia più estremista rispetto all'Olp. Il 1993 sarà una data storica per i due popoli, in quanto Yassein Arafat (capo dell'Olp) e Ytzhak Rabin (capo del governo israeliano), dinanzi al presidente americano Bill Clinton, si stringeranno la mano per la prima volta in pubblico ufficializzando l'accordo di Oslo, che prevede la rinuncia delle armi da parte dei palestinesi per la creazione del loro Stato; inoltre verrà garantito il ritiro da Gaza e dall’area di Gerico, nella Cisgiordania. Ma purtroppo la strada per una ritrovata convivenza tra i popoli è tutt'altro che in discesa. Dopo la morte di Rabin nel 1995 per mano di un'estremista ebraico, i tentativi di dialogo si interrompono e non basta un nuovo e vano tentativo di Bill Clinton a Camp David per disinnescare una miccia pronta ad esplodere. Con la fine del vecchio millennio, si ha la seconda Intifada (atti di terrorismo rappresentati da attacchi suicidi nei luoghi di aggregazione civile come fermate dei bus o nei locali), scaturita dalla visita del premier Sharon sulla spianata delle moschee, un gesto interpretato dai palestinesi come provocatorio, che fa esplodere con violenza nuove tensioni tra i popoli.
Il nuovo millennio si apre con la vittoria alle elezioni del premier Sharon, che fa erigere un muro lungo 730 km, in Cisgiordania. Questa sua presa di posizione logorerà ulteriormente i rapporti tra le popolazioni ed avrà lo scopo di una nuova separazione dei confini al fine di evitare l'intrusione degli arabi per paura nuove attacchi. Il 2006 è l'anno di nuove tensioni, dovute alla vittoria di Hamas nel Consiglio Legislativo Palestinese, osteggiata dagli israeliani per paura di ritorsioni, con un embargo economico che ridurrà alla miseria i coloni e con raid mirati allo scopo di rapire ed uccidere i componenti di Hamas impedendo così la formazione del parlamento palestinese. L'embargo israeliano causerà lo scoppio di una guerra civile tra Hamas e Fatah che si dividono il paese, e porterà Abu Mazen allo scioglimento del parlamento. Dopo questa fase di tensione, nel 2011 la Palestina richiederà all'Onu la facoltà di essere riconosciuta come stato indipendente; diverrà solamente stato osservatore. Nell'anno che sta per concludersi, infine, giunge la sospirata pace tra Hamas e Fatah volta alla creazione di un governo di unità nazionale. In questa intricata questione internazionale auspichiamo che per la fine definitiva del conflitto sia opportuno che i due popoli si riconoscano come Stati e cerchino una serena convivenza; in caso contrario continueranno a parlare le bombe invece che la diplomazia.