Il Palazzo del Quirinale di notte |
Garante dell'equidistanza dei tre poteri dello Stato con una profonda conoscenza dei meccanismi che ne determinano il rispettivo funzionamento. Esperto di economia, se non proprio un'economista con la E maiuscola. Garante dell'Unità nazionale e affidabile rappresentante degli italiani. A distanza di una settimana dalla prima votazione - giovedì 29 gennaio 2015 alle ore 15 - del dodicesimo Presidente della Repubblica (si tiene conto del Napolitano bis risalente al 20 aprile 2013), sono questi i requisiti tanto e maggiormente richiesti per ricoprire la carica più alta dello Stato. Mentre si va in scrittura sembra prender corpo il lotto dei pretendenti alla stessa e quantificato in 5 nomi.
Da Giuliano Amato, già Presidente del Consiglio nel 2001 e attuale giudice costituzionale come Sergio Mattarella (un altro dei prescelti per la successione a Giorgio Napolitano) a Pier Ferdinando Casini, già Presidente della Camera e inserito nella lista dei candidati per la sua capacità di mediatore; dote quest'ultima riconosciuta anche agli eredi della Democrazia Cristiana. Da Anna Finocchiaro con un passato di magistrato prima e di ministro poi, ma dotata di quel forte acume parlamentare (senza del quale non si può fronteggiare il conflittuale rapporto che quotidianamente contrappone deputati e senatori) ad Antonio Martino, Economista di Scuola Liberista, già Ministro degli Esteri e della Difesa e quindi profondo conoscitore del sistema economico e difensivo sia nazionale che internazionale, lanciato nella ridda dei nomi da Forza Italia e dal Nuovo Centro Destra.
Gli esponenti citati dispongono delle note caratteristiche precedentemente menzionate ma non è sufficiente poiché per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica servirà un'ampia convergenza dell'intero arco istituzionale. Se questa non dovesse esserci sin dalla seconda votazione ( con buona pace di Prodi e di Veltroni, più volte bocciati nei giorni scorsi), ecco che con l'avallo del duo Renzi-Berlusconi, la carta spendibile per un eleggere un Presidente arbitro e di garanzia, potrebbe corrispondere a quella raffigurante il volto di Pietro Grasso. L'attuale Capo dello Stato supplente, anche in virtù del precedente incarico ricoperto fino al 13 gennaio, a tempo pieno, di Presidente del Senato della Repubblica, potrebbe rispondere a quella figura capace di traghettare l'Italia - come affermato lo scorso 17 gennaio da Giorgio Napolitano - dall'eccezionalità alla normalità . Nel mai dire mai, quale imperativo categorico della politica, potrebbe corrispondere a quel nome da non dover bruciare.