BARI - Il 2014 si è chiuso con l’uscita di tre decreti che stabiliscono i criteri del finanziamento delle Università e il finanziamento stesso (Decreti FFO 2014 e Costo standard unitario di formazione per studente in corso) e la possibilità di reclutamento (Decreto Punti Organico 2014).
Questi tre decreti minano le fondamenta dell’intero Sistema universitario che è sull’orlo del collasso per il sotto-finanziamento cronico e rischia, tra l'altro, di spingere le Università a una folle e pressoché inutile corsa verso l’aumento della tassazione studentesca. Lo denuncia in una nota l'Andu.
Nell’FFO 2014 è stato introdotto, per la prima volta, - prosegue la nota - tra i criteri di finanziamento il Costo standard unitario per studente in corso, che pesa per ora il 20% dell’FFO, e che nel 2018 arriverà a pesare il 100% della quota base. Inoltre, nella quota premiale dell’FFO, che è stata portata al 18%, la didattica pesa solo per il 10% con come unico indicatore di qualità l’internazionalizzazione. L'introduzione del Costo standard nell'FFO tiene conto della didattica solo in termini di numero di studenti e gli studenti fuoricorso non sono in alcun modo conteggiati.
Questa impostazione - spiega la nota - porrà gli Atenei di fronte a due alternative: trasformarsi in “laureifici” abbassando la selettività degli esami, per diminuire il tempo di conseguimento dei titoli, o aumentare le tasse degli studenti fuoricorso”. E questo accade mentre il numero di studenti iscritti alle università è in forte decrescita, allontanando ancor più l'Italia dall'Europa per il basso numeo di laureati e impoverendo ulteriormente le capacità innovative del nostro Paese. Il decreto sui punti organico prevede che il turn-over si assesti al massimo del 50% del livello totale del sistema universitario. I punti organico sono assegnati sulla base di due criteri: l’indicatore di indebitamento e l’indicatore sulle spese di personale.
L’indicatore sulle spese di personale è dato dal rapporto tra spese per il personale a carico dell’ateneo e le entrate complessive, date dalla somma di FFO, programmazione triennale e contribuzione studentesca. Un Ateneo “virtuoso” (cioè con le spese per il personale al massimo dell’80% e con l’indicatore di indebitamento al massimo al 10%) ha il turn over al 20% più una quota premiale proporzionale alle entrate nette (cioè escluse le spese del personale). Pertanto, l’attribuzione dei punti organico agli Atenei dipende dalla contribuzione studentesca sia nell’indicatore delle spese di personale sia nella quota premiale dei punti organico per gli Atenei “virtuosi”. Ancora una volta ci sono atenei che perdono oltre il 60% dei punti organico liberati dal turn-over e altri che ne guadagnano più del 500% e ci sono Atenei “virtuosi” che si assestano comunque al 20% di turn over. Lo stesso decreto, inoltre, stabilisce una soglia massima del contingente di assunzioni a livello di sistema e non di università, creando così una competizione fra atenei a scapito della qualità complessiva dell’intero sistema universitario. I contenuti dei Decreti ministeriali confermano la volontà di raggiungere al più presto l'obiettivo di smantellare il Sistema nazionale universitaro, riducendo la quantità e la qualità della'alta formazione e della ricerca. Con tutta evidenza si vuole arrivare alla chiusra o all'emarginazione della maggior parte degli attuali atenei (soprattutto del Sud), concentrando le risorse statali in pochi Atenei auto-proclamati eccellenti e riducendo ancor piu il numero degli studenti, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, conclude la nota Andu.
Nell’FFO 2014 è stato introdotto, per la prima volta, - prosegue la nota - tra i criteri di finanziamento il Costo standard unitario per studente in corso, che pesa per ora il 20% dell’FFO, e che nel 2018 arriverà a pesare il 100% della quota base. Inoltre, nella quota premiale dell’FFO, che è stata portata al 18%, la didattica pesa solo per il 10% con come unico indicatore di qualità l’internazionalizzazione. L'introduzione del Costo standard nell'FFO tiene conto della didattica solo in termini di numero di studenti e gli studenti fuoricorso non sono in alcun modo conteggiati.
Questa impostazione - spiega la nota - porrà gli Atenei di fronte a due alternative: trasformarsi in “laureifici” abbassando la selettività degli esami, per diminuire il tempo di conseguimento dei titoli, o aumentare le tasse degli studenti fuoricorso”. E questo accade mentre il numero di studenti iscritti alle università è in forte decrescita, allontanando ancor più l'Italia dall'Europa per il basso numeo di laureati e impoverendo ulteriormente le capacità innovative del nostro Paese. Il decreto sui punti organico prevede che il turn-over si assesti al massimo del 50% del livello totale del sistema universitario. I punti organico sono assegnati sulla base di due criteri: l’indicatore di indebitamento e l’indicatore sulle spese di personale.
L’indicatore sulle spese di personale è dato dal rapporto tra spese per il personale a carico dell’ateneo e le entrate complessive, date dalla somma di FFO, programmazione triennale e contribuzione studentesca. Un Ateneo “virtuoso” (cioè con le spese per il personale al massimo dell’80% e con l’indicatore di indebitamento al massimo al 10%) ha il turn over al 20% più una quota premiale proporzionale alle entrate nette (cioè escluse le spese del personale). Pertanto, l’attribuzione dei punti organico agli Atenei dipende dalla contribuzione studentesca sia nell’indicatore delle spese di personale sia nella quota premiale dei punti organico per gli Atenei “virtuosi”. Ancora una volta ci sono atenei che perdono oltre il 60% dei punti organico liberati dal turn-over e altri che ne guadagnano più del 500% e ci sono Atenei “virtuosi” che si assestano comunque al 20% di turn over. Lo stesso decreto, inoltre, stabilisce una soglia massima del contingente di assunzioni a livello di sistema e non di università, creando così una competizione fra atenei a scapito della qualità complessiva dell’intero sistema universitario. I contenuti dei Decreti ministeriali confermano la volontà di raggiungere al più presto l'obiettivo di smantellare il Sistema nazionale universitaro, riducendo la quantità e la qualità della'alta formazione e della ricerca. Con tutta evidenza si vuole arrivare alla chiusra o all'emarginazione della maggior parte degli attuali atenei (soprattutto del Sud), concentrando le risorse statali in pochi Atenei auto-proclamati eccellenti e riducendo ancor piu il numero degli studenti, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, conclude la nota Andu.