di Mauro Guitto - Il lavoro, si sa, è molto importante. Senza quello non si può vivere e non si può mantenere la famiglia ma non è l’unica cosa che conta. La salute e l’ambiente sono altrettanto importanti perché, tra l’altro, senza la salute non si può nemmeno lavorare.
Bene (si fa per dire), a Taranto le due questioni continuano a trascinarsi in modo parallelo senza incrociarsi mai. Si scende in piazza a manifestare per chiedere il rispetto della salute e dell’ambiente e i metalmeccanici con i sindacati stanno a guardare salvo poi rendersi conto che è anche un loro problema perché il Governo in tutti questi anni non ha tutelato nemmeno loro. E così scendono in piazza (come stamattina e come in altre occasioni) a protestare mentre a loro volta le associazioni stanno a guardare. I sindacati FIM, FIOM e UILM, sono insieme ai lavoratori per cercare di evitare che il meccanismo di cassa integrazione straordinaria messo in atto dalle aziende dell’indotto Ilva venga bloccato. E stamattina davanti agli ingressi del colosso della siderurgia si sono riuniti gli operai che stanno marciando, insieme ai sindacati, fino alla prefettura per chiedere un incontro chiarificatore.
I commercianti del quartiere Tamburi, come segno di solidarietà con i lavoratori e perché preoccupati per le sorti delle proprie attività commerciali messe in ginocchio dalla crisi e dalle mancate rassicurazioni da parte del Governo, si sono uniti alla protesta tenendo le serrande abbassate.
Le loro preoccupazioni sono giustificatissime, sia chiaro, c’è in ballo la vita umana e lavorativa di tutti loro ma la domanda è: perché non si sono mai uniti tutti quanti insieme i tarantini? Perché non si vuole capire che Taranto ha bisogno di lavoro ma ha bisogno anche di futuro ambientale e sanitario ancor prima di quello occupazionale? Perché la gente tarantina continua a restare divisa? Perché quando gli ambientalisti hanno protestato, i lavoratori erano da tutt’altra parte? E perché adesso insieme a loro non ci sono anche gli ambientalisti che, ad onore di cronaca e di verità, quando hanno protestato lo hanno fatto anche per i lavoratori? Dal di fuori, la gente se lo chiede.
Taranto è ancora tra i fumi che non sono solo quelli emessi dall’Ilva ma anche quelli provocati dalle divisioni, da quelli che parlano troppo, da coloro che parlandone hanno dei secondi fini (magari politici), da chi millanta meriti di risultati mai o parzialmente ottenuti, da chi cerca di “guadagnarci” anche qualcosa perché ha capito che l’argomento Ilva fa “audience”. A chi vuol capire capisca… nella speranza che la città (tutta) si renda conto che di questo passo, anche con qualche bonifica da “fumo negli occhi”, non risolverà mai i suoi problemi senza comunione d’intenti.
Bene (si fa per dire), a Taranto le due questioni continuano a trascinarsi in modo parallelo senza incrociarsi mai. Si scende in piazza a manifestare per chiedere il rispetto della salute e dell’ambiente e i metalmeccanici con i sindacati stanno a guardare salvo poi rendersi conto che è anche un loro problema perché il Governo in tutti questi anni non ha tutelato nemmeno loro. E così scendono in piazza (come stamattina e come in altre occasioni) a protestare mentre a loro volta le associazioni stanno a guardare. I sindacati FIM, FIOM e UILM, sono insieme ai lavoratori per cercare di evitare che il meccanismo di cassa integrazione straordinaria messo in atto dalle aziende dell’indotto Ilva venga bloccato. E stamattina davanti agli ingressi del colosso della siderurgia si sono riuniti gli operai che stanno marciando, insieme ai sindacati, fino alla prefettura per chiedere un incontro chiarificatore.
I commercianti del quartiere Tamburi, come segno di solidarietà con i lavoratori e perché preoccupati per le sorti delle proprie attività commerciali messe in ginocchio dalla crisi e dalle mancate rassicurazioni da parte del Governo, si sono uniti alla protesta tenendo le serrande abbassate.
Le loro preoccupazioni sono giustificatissime, sia chiaro, c’è in ballo la vita umana e lavorativa di tutti loro ma la domanda è: perché non si sono mai uniti tutti quanti insieme i tarantini? Perché non si vuole capire che Taranto ha bisogno di lavoro ma ha bisogno anche di futuro ambientale e sanitario ancor prima di quello occupazionale? Perché la gente tarantina continua a restare divisa? Perché quando gli ambientalisti hanno protestato, i lavoratori erano da tutt’altra parte? E perché adesso insieme a loro non ci sono anche gli ambientalisti che, ad onore di cronaca e di verità, quando hanno protestato lo hanno fatto anche per i lavoratori? Dal di fuori, la gente se lo chiede.
Taranto è ancora tra i fumi che non sono solo quelli emessi dall’Ilva ma anche quelli provocati dalle divisioni, da quelli che parlano troppo, da coloro che parlandone hanno dei secondi fini (magari politici), da chi millanta meriti di risultati mai o parzialmente ottenuti, da chi cerca di “guadagnarci” anche qualcosa perché ha capito che l’argomento Ilva fa “audience”. A chi vuol capire capisca… nella speranza che la città (tutta) si renda conto che di questo passo, anche con qualche bonifica da “fumo negli occhi”, non risolverà mai i suoi problemi senza comunione d’intenti.