Renzi: avanti con le riforme. Ma non si ricompone frattura nel Pd

ROMA - "Una giornata importante per le riforme e la legge elettorale, non sono cose lontane dalla gente: avremo un vincitore la sera delle elezioni, mandiamo in soffitta le liste bloccate e più della metà eletti con le preferenze ed il resto con i collegi. Non subiremo poteri di veto dei piccoli partiti e governo durerà 5 anni". Sono le parole del Matteo Renzi. "Con buona pace dei frenatori noi andiamo avanti: con prudenza, saggezza, buon senso e equilibrio", ha detto Renzi in conferenza stampa a P.Chigi. Non si può "aspettare, rallentare perché l'Italia ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati. E' il momento di accelerare sulle riforme perché siamo qui per non perdere neanche un minuto". "Siamo qui per fare cose che in 30 anni non ha fatto nessuno: legge elettorale, sfatare tabù ideologici sul mondo del lavoro, nella Pubblica amministrazione ed ora il mostro sacro del sistema del credito. Se c'è un marchio di fabbrica del Governo è questo", ha detto ancora il premier al termine del Consiglio dei ministri.

L'INCONTRO COL CAV - E' terminato dopo circa un'ora l'incontro tra il premier Matteo Renzi e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. Il presidente Fi, Silvio Berlusconi, è giunto in auto a Palazzo Chigi intorno alle 10.45 per l'incontro in programma con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il sesto faccia a faccia tra i due, si svolge a poche ore dall'inizio delle votazioni in Aula della legge elettorale e a nove giorni dal voto per il Colle. Con il Cavaliere sono arrivati a palazzo Chigi Denis Verdini e Gianni Letta, già presenti ai precedenti faccia a faccia tra il leader di FI e il premier.

Le somme le tira il sottosegretario Guerini: il Pd non cambia linea e Forza Italia deve introiettare la cosa; i capilista bloccati resteranno 100; non si e' parlato di Quirinale. Quanto ai problemi interni del Partito Democratico, si trovera' la sintesi. Probabile, ma nel frattempo la minoranza del suddetto Pd lascia intendere di avere intenzioni bellicose. Gotor, dissidente di spicco, presenta un documento firmato da ben 29 senatori del gruppo e avverte: "Noi non arretriamo, e' una questione di dare rappresentanza ai cittadini, vogliamo entrare nel merito della legge elettorale". Ad essere messo in discussione sia il merito dell'Italicum, a partire dai capilista bloccati, sia il metodo del prendere o lasciare. Mineo parla, non a caso, di "ultimatum irricevibile".

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