di Nicola Ricchitelli - Ha raccontato e continua a raccontare Barletta con le sue canzoni, con le sue parole ha narrato di quella generazione figlia della povertà e fatta di cose semplici... e oggi? «Oggi n'attendè da mangè a dicfigh, edicfighnansàcapec a dè da mangè a n'atten!». A volerlo questa chiacchierata poteva durare ore se non giorni, perché nelle parole di Gino Pastore scorrono gli anni della Barletta che fu: «La Barletta delle mie canzoni era la Barletta della semplicità, della modestia, di un paese che non conosceva l'invidia, di un paese dove esistevano famiglie che si rispettavano e gente che si aiutava…», ma ancor di più il rammarico di una Barletta che non esiste più.
Oggi abbiamo il nostro Tonino Monteverde e i suoi cani, senza dimenticare quel Mino che girovagando per la stazione non fa altro che chiedere sigarette a chiunque aspetti uno straccio di tempo; un tempo vi erano i Papagnol e i Piripicchio, i Temborèl e Cartina, ma non vi anticipiamo altro. Eccovi quanto ci ha raccontato il grande Gino.
D: Gino, quali le differenze tra la Barletta che cantavi nelle tue canzoni e oggi?
R:«Barletta delle mie canzoni era Barletta della semplicità, della modestia, di un paese che non conosceva l'invidia, di un paese dove esistevano famiglie che si rispettavano e gente che si aiutava, famiglie povere ma di una grande dignità e orgogliose delle proprie radici e i giovani con le toppe sul c..., senza pretese, aspettavano con ansia la festa per potersi vestire con un abito e andare a fare lo struscio sul viale della stazione, vero punto di incontro fra giovani e anziani, dove ci si conosceva, ci si fidanzava e si sposava! Il consumismo non esisteva, l'unico svago era un film la domenica al Dilillo o al Paolillo. Si ballava solo in occasione di un matrimonio in famiglia e in tutte le case si preparava il pane da portare al forno e doveva durare per tutta la settimana!I figli aiutavano i genitori senza pretese. La sera era un silenzio assoluto e per tutto il paese si poteva ascoltare i rintocchi dell'orologio di San Giacomo. La differenza è che oggi n'attendè da mangè a dicfigh, edicfighnansàcapec a dè da mangè a n'atten!».
D: Da dove nasce l'esigenza di cantare di Barletta, e cosa rappresenta Gino Pastore per Barletta?
R:«La necessità di cantare Barletta nasce sopratutto perché amo il mio paese e per tutto quello che contiene i suoi pregi e i suoi difetti! Amo sopratutto i personaggi che hanno condiviso la mia vita nel bene e nel male e mi piace raccontare le loro storie,le situazioni di vita, i personaggi delle nostre tradizioni che hanno reso divertente la nostra esistenza e in questa nostra variopinta città di Barletta ci sono tanti comici, ma ci sono anche tanti ridicoli. BARLETTA per me è lo scrigno in cui sono vissuti i miei avi, i miei nonni, i miei genitori, i miei parenti, i miei figli, i miei amici e anche i miei amori! Tutta la mia vita! Cosa rappresento per Barletta? Ai posteri l'ardua sentenza!».
D: La si canta ovunque, allo stadio, alle feste. Come nasce "Barlett c si bellquennchiov"?
R:«BARLETT C SI BELL QUENN CHIOV è nata in una giornata piovosa di un inverno del 1975: in quell'anno abitavo su corso Garibaldi e dalla finestra guardavo il Sepolcro e il Corso, con la pioggia che cadeva tutto quello che vedevo mi sembrava davvero bello, sopratutto per l'amore che nutrivo per questo nostro bellissimo paese e siccome sin da bambino ho avuto la passione della composizione, ho preso la chitarra e non so quale estro mi ha suggerito, ma so che in soli cinque minuti ho scritto e cantato tutta di un fiato BARLETT C SI BELL QUENN CHIOV! Però, ti posso assicurare che un autore non può scrivere niente di tutto questo se non ha un amore e una passione sviscerata per la sua città natale!».
D: Gino, quel Papagnol che cantavi in una tua canzone si riferiva ad una persona in particolare?
R:«PAPAGNOL è un po’ il simbolo della vecchiaia, il rispetto che si deve a quest'uomo ricco di saggezza e di vita vissuta, di guerre di fame e di sacrifici che questo vecchio ha vissuto per far stare bene alle future generazioni. I consigli che tutti i giovani di oggi dovrebbero ascoltare in tutte le famiglie dove c'è un vecchio, giacché i giovani di oggi saranno i vecchi di domani! La saggezza non si compra, ma la si costruisce con i dolori e le pene della vita».
D: Vattinn, chi era il ragazzo di cui parli in quella canzone?
R:«La canzone VATTINN si riferisce agli anni cinquanta e sessanta quando a Barletta c'era distinzione tra il popolino e i cosiddetti signori di quegli anni! Il faticatore e il povero frequentava i suoi pari, mentre i signori nobili e benestanti professionisti avevano il loro circolo privato, vedi all'epoca il CIRCOLO UNIONE! Ed era impensabile che un figlio di operaio e di un contadino potessero unirsi in matrimonio con un figlio di questi nobili barlettani. Di un fatto del genere ne parlava tutta Barletta e il più delle volte il pretendente si rassegnava rinunciando al matrimonio! Purtroppo questa era la realtà!».
D: A quale personaggio della Barletta di oggi Gino Pastore dedicherebbe una canzone?
R:«Se dovessi scrivere una canzone oggi sicuramente la dedicherei a tutte quelle persone o a quegli angeli che per incidente o per disastro ambientale hanno perso la vita, lasciando un grande dolore nelle loro famiglie per colpa di coloro che dovrebbero salvaguardare tutta la comunità e non i loro sporchi interessi».
D: Nella canzone UE TRUZ inviti i barlettani a rivoltarsi contro la classe politica. Arriverà mai quel momento?
R:«Quanti santi sono nati cresciuti e pasciuti in questa nostra bellissima Barletta, quanti santi al potere si sono avvicendati? Quanti incapaci di politiche cittadine hanno rovinato e deturpato questo nostro bellissimo paese baciato da un mare stupendo? Hanno pensato solo ai c... loro e dei loro familiari a danno di tutta la comunità. Sono trascorsi oltre trent’anni in cui esortavo i barlettani a prendere le mazze per andare nelle piazze a contestare quando in questa nostra città mancava tutto, una città caotica, invivibile e anarchica, dove ognuno faceva quello che voleva, dove il civismo e il rispetto per gli altri mancava totalmente. L'interesse era quello che contava, bastava una tessera di partito per ottenere qualsiasi cosa a scapito degli altri onesti cittadini! Quante volte abbiamo detto alle prossime elezioni Uè TRZZU' C MA FRCHET MO' NAN M FRICH CHIU'! e non siamo mai stati capace in tanti anni di generare un vero politico capace di cambiare e valorizzare questa nostra bellissima Barletta! Oggi come allora prevalgono gli interessi e i voti di scambio e questa nostra bellissima città và sempre più nella merda! Trentanni fa esortavo il sindaco di allora a fare le cose belle per questa città! Strade, ospedali, tanta luce e giardini per i nostri bambini! Allora non abbiamo ottenuto niente.Oggi avrete il doppio. Meditate gente!».
Oggi abbiamo il nostro Tonino Monteverde e i suoi cani, senza dimenticare quel Mino che girovagando per la stazione non fa altro che chiedere sigarette a chiunque aspetti uno straccio di tempo; un tempo vi erano i Papagnol e i Piripicchio, i Temborèl e Cartina, ma non vi anticipiamo altro. Eccovi quanto ci ha raccontato il grande Gino.
D: Gino, quali le differenze tra la Barletta che cantavi nelle tue canzoni e oggi?
R:«Barletta delle mie canzoni era Barletta della semplicità, della modestia, di un paese che non conosceva l'invidia, di un paese dove esistevano famiglie che si rispettavano e gente che si aiutava, famiglie povere ma di una grande dignità e orgogliose delle proprie radici e i giovani con le toppe sul c..., senza pretese, aspettavano con ansia la festa per potersi vestire con un abito e andare a fare lo struscio sul viale della stazione, vero punto di incontro fra giovani e anziani, dove ci si conosceva, ci si fidanzava e si sposava! Il consumismo non esisteva, l'unico svago era un film la domenica al Dilillo o al Paolillo. Si ballava solo in occasione di un matrimonio in famiglia e in tutte le case si preparava il pane da portare al forno e doveva durare per tutta la settimana!I figli aiutavano i genitori senza pretese. La sera era un silenzio assoluto e per tutto il paese si poteva ascoltare i rintocchi dell'orologio di San Giacomo. La differenza è che oggi n'attendè da mangè a dicfigh, edicfighnansàcapec a dè da mangè a n'atten!».
D: Da dove nasce l'esigenza di cantare di Barletta, e cosa rappresenta Gino Pastore per Barletta?
R:«La necessità di cantare Barletta nasce sopratutto perché amo il mio paese e per tutto quello che contiene i suoi pregi e i suoi difetti! Amo sopratutto i personaggi che hanno condiviso la mia vita nel bene e nel male e mi piace raccontare le loro storie,le situazioni di vita, i personaggi delle nostre tradizioni che hanno reso divertente la nostra esistenza e in questa nostra variopinta città di Barletta ci sono tanti comici, ma ci sono anche tanti ridicoli. BARLETTA per me è lo scrigno in cui sono vissuti i miei avi, i miei nonni, i miei genitori, i miei parenti, i miei figli, i miei amici e anche i miei amori! Tutta la mia vita! Cosa rappresento per Barletta? Ai posteri l'ardua sentenza!».
D: La si canta ovunque, allo stadio, alle feste. Come nasce "Barlett c si bellquennchiov"?
R:«BARLETT C SI BELL QUENN CHIOV è nata in una giornata piovosa di un inverno del 1975: in quell'anno abitavo su corso Garibaldi e dalla finestra guardavo il Sepolcro e il Corso, con la pioggia che cadeva tutto quello che vedevo mi sembrava davvero bello, sopratutto per l'amore che nutrivo per questo nostro bellissimo paese e siccome sin da bambino ho avuto la passione della composizione, ho preso la chitarra e non so quale estro mi ha suggerito, ma so che in soli cinque minuti ho scritto e cantato tutta di un fiato BARLETT C SI BELL QUENN CHIOV! Però, ti posso assicurare che un autore non può scrivere niente di tutto questo se non ha un amore e una passione sviscerata per la sua città natale!».
D: Gino, quel Papagnol che cantavi in una tua canzone si riferiva ad una persona in particolare?
R:«PAPAGNOL è un po’ il simbolo della vecchiaia, il rispetto che si deve a quest'uomo ricco di saggezza e di vita vissuta, di guerre di fame e di sacrifici che questo vecchio ha vissuto per far stare bene alle future generazioni. I consigli che tutti i giovani di oggi dovrebbero ascoltare in tutte le famiglie dove c'è un vecchio, giacché i giovani di oggi saranno i vecchi di domani! La saggezza non si compra, ma la si costruisce con i dolori e le pene della vita».
D: Vattinn, chi era il ragazzo di cui parli in quella canzone?
R:«La canzone VATTINN si riferisce agli anni cinquanta e sessanta quando a Barletta c'era distinzione tra il popolino e i cosiddetti signori di quegli anni! Il faticatore e il povero frequentava i suoi pari, mentre i signori nobili e benestanti professionisti avevano il loro circolo privato, vedi all'epoca il CIRCOLO UNIONE! Ed era impensabile che un figlio di operaio e di un contadino potessero unirsi in matrimonio con un figlio di questi nobili barlettani. Di un fatto del genere ne parlava tutta Barletta e il più delle volte il pretendente si rassegnava rinunciando al matrimonio! Purtroppo questa era la realtà!».
D: A quale personaggio della Barletta di oggi Gino Pastore dedicherebbe una canzone?
R:«Se dovessi scrivere una canzone oggi sicuramente la dedicherei a tutte quelle persone o a quegli angeli che per incidente o per disastro ambientale hanno perso la vita, lasciando un grande dolore nelle loro famiglie per colpa di coloro che dovrebbero salvaguardare tutta la comunità e non i loro sporchi interessi».
D: Nella canzone UE TRUZ inviti i barlettani a rivoltarsi contro la classe politica. Arriverà mai quel momento?
R:«Quanti santi sono nati cresciuti e pasciuti in questa nostra bellissima Barletta, quanti santi al potere si sono avvicendati? Quanti incapaci di politiche cittadine hanno rovinato e deturpato questo nostro bellissimo paese baciato da un mare stupendo? Hanno pensato solo ai c... loro e dei loro familiari a danno di tutta la comunità. Sono trascorsi oltre trent’anni in cui esortavo i barlettani a prendere le mazze per andare nelle piazze a contestare quando in questa nostra città mancava tutto, una città caotica, invivibile e anarchica, dove ognuno faceva quello che voleva, dove il civismo e il rispetto per gli altri mancava totalmente. L'interesse era quello che contava, bastava una tessera di partito per ottenere qualsiasi cosa a scapito degli altri onesti cittadini! Quante volte abbiamo detto alle prossime elezioni Uè TRZZU' C MA FRCHET MO' NAN M FRICH CHIU'! e non siamo mai stati capace in tanti anni di generare un vero politico capace di cambiare e valorizzare questa nostra bellissima Barletta! Oggi come allora prevalgono gli interessi e i voti di scambio e questa nostra bellissima città và sempre più nella merda! Trentanni fa esortavo il sindaco di allora a fare le cose belle per questa città! Strade, ospedali, tanta luce e giardini per i nostri bambini! Allora non abbiamo ottenuto niente.Oggi avrete il doppio. Meditate gente!».