di Giuliano Gasparotti e Gipo Ciccone - Si chiama Desesperados ed è una web serie creata da Ludovica Lirosi che, cresciuta con il mito di Pedro Almodóvar, in suo omaggio ha realizzato una storia fuori dagli schemi convenzionali, interamente interpretata in spagnolo.
“Dietro la storia c’è una denuncia delle discriminazioni del mondo omosessuale. Ci siamo sforzati di dare ai dialoghi un’assoluta spontaneità e normalità come se questo fosse un altro mondo possibile - dice l’ideatrice - ho girato tutto in bagno, il luogo più intimo, privato e nascosto della casa. Mi incuriosiva renderlo protagonista”.
Nel turbinio di personaggi di variopinta umanità che popolano la casa, protagonista è una divertente commedia degli equivoci tra i due coinquilini sui quali incombe la emblematica figura del padrone di casa, perfetta traduzione del perbenismo riassumibile nella frase "tutto di può fare, purché non si dica, e purché si dica che certe cose sono moralmente sbagliate”. La serie, non certo a caso, è girata in una Roma tratteggiata quasi come capitale della doppia morale: pubbliche virtù e vizi privati, privatissimi. Se ancora oggi, c'è chi vive l'essere gay come un problema, al punto da crearsi tante vite parallele e nascoste, e si ha difficoltà a costruire un progetto di vita di coppia, una propria famiglia, è evidente quanto la cappa del pregiudizio omofobo sia, anche culturalmente, opprimente e diffusa. Certamente, reagire a questa situazione con un'ostentazione fine a sé stessa, serve a poco.
Sino a quando il pendolo oscillerà tra ipocrisia, da una parte, e spettacolarizzazione, dall'altra, difficilmente le cose cambieranno a meno che non emerga quel normalissimo desiderio di costruire la propria felicità da parte di persone come tante altre, libere di essere quello che sono, e di realizzare sé stesse anche nella propria vita privata. Non è certo un caso che in tanti Paesi esiste un diritto alla felicità addirittura sancito da varie Costituzioni, Stati Uniti in testa.
Eppure passi avanti se ne stanno facendo, se pensiamo alla portata dirompente, ad esempio, del Sinodo sulla Famiglia voluto da Papa Francesco che ha posto, per la prima volta senza girarci intorno, il tema dell'omosessualità in maniera aperta proprio laddove la tradizionale tendenza era quella di negare l'esistenza di una realtà tanto diffusa.
Denuncia, dunque, interessante quella fatta dalla creatrice di questa serie che fa riflettere su quanto lunga sia ancora la strada la percorrere. Sono sinora sei i premi internazionali tributati a questa produzione negli Stati Uniti, ai quali si aggiungono le partecipazioni ufficiali al Latino Web Fest, Londra, Miami, Los Angeles ed India nonostante in Italia non abbia neanche passato le selezioni del relativo concorso di Roma.
Coincidenza, curiosa coincidenza...
“Dietro la storia c’è una denuncia delle discriminazioni del mondo omosessuale. Ci siamo sforzati di dare ai dialoghi un’assoluta spontaneità e normalità come se questo fosse un altro mondo possibile - dice l’ideatrice - ho girato tutto in bagno, il luogo più intimo, privato e nascosto della casa. Mi incuriosiva renderlo protagonista”.
Nel turbinio di personaggi di variopinta umanità che popolano la casa, protagonista è una divertente commedia degli equivoci tra i due coinquilini sui quali incombe la emblematica figura del padrone di casa, perfetta traduzione del perbenismo riassumibile nella frase "tutto di può fare, purché non si dica, e purché si dica che certe cose sono moralmente sbagliate”. La serie, non certo a caso, è girata in una Roma tratteggiata quasi come capitale della doppia morale: pubbliche virtù e vizi privati, privatissimi. Se ancora oggi, c'è chi vive l'essere gay come un problema, al punto da crearsi tante vite parallele e nascoste, e si ha difficoltà a costruire un progetto di vita di coppia, una propria famiglia, è evidente quanto la cappa del pregiudizio omofobo sia, anche culturalmente, opprimente e diffusa. Certamente, reagire a questa situazione con un'ostentazione fine a sé stessa, serve a poco.
Sino a quando il pendolo oscillerà tra ipocrisia, da una parte, e spettacolarizzazione, dall'altra, difficilmente le cose cambieranno a meno che non emerga quel normalissimo desiderio di costruire la propria felicità da parte di persone come tante altre, libere di essere quello che sono, e di realizzare sé stesse anche nella propria vita privata. Non è certo un caso che in tanti Paesi esiste un diritto alla felicità addirittura sancito da varie Costituzioni, Stati Uniti in testa.
Eppure passi avanti se ne stanno facendo, se pensiamo alla portata dirompente, ad esempio, del Sinodo sulla Famiglia voluto da Papa Francesco che ha posto, per la prima volta senza girarci intorno, il tema dell'omosessualità in maniera aperta proprio laddove la tradizionale tendenza era quella di negare l'esistenza di una realtà tanto diffusa.
Denuncia, dunque, interessante quella fatta dalla creatrice di questa serie che fa riflettere su quanto lunga sia ancora la strada la percorrere. Sono sinora sei i premi internazionali tributati a questa produzione negli Stati Uniti, ai quali si aggiungono le partecipazioni ufficiali al Latino Web Fest, Londra, Miami, Los Angeles ed India nonostante in Italia non abbia neanche passato le selezioni del relativo concorso di Roma.
Coincidenza, curiosa coincidenza...