Ignazio Messina (Idv) |
Se è vero, come dice Democrito, che “ciò che non ti uccide ti rafforza”, IdV oggi è più forte ed è in stand-by per le sfide future, a cominciare dalle Regionali della prossima primavera. Chiamato alla segreteria a fine giugno 2013, al congresso di Roma, l’avvocato siciliano Ignazio Messina in questi 18 mesi ha formattato le contraddizioni del passato, spazzato via ogni zavorra e le scorie, messo le basi per un nuovo protagonismo, tracciato le coordinate di una proposta politica rinnovata, all’altezza dei tempi virali che viviamo, delle sfide quotidiane, epocali nella bufera di una crisi che non è più ciclica ma globale, di sistema: economica, di valori, di orizzonti possibili, sullo sfondo di un sottinteso scontro di civiltà in cui l’Occidente è immerso (ennesima emergenza).
E in questa intervista riflette serenamente sul momento politico complesso, ispido, si direbbe maieutico che attraversiamo.
Domanda: In 3 righe, cos’è accaduto dopo il congresso di Roma e com’è oggi la nuova IdV?
Risposta: Sono accadute moltissime cose che hanno riposizionato IdV all'interno del centrosinistra. Ci siamo riappropriati, con un progetto credibile, della credibilità e di un modo nuovo di costruire un futuro per il Paese, attraverso il dialogo e il confronto. Proposte serie e concrete che abbracciano i settori vitali dell'economia e soluzioni che mai prescindono dai diritti. Oggi la nuova IdV è la voce dei cittadini onesti che vogliono combattere malaffare, illegalità e corruzione e non trovano punti di riferimento, oltre che speranze. A loro dico: la speranza possiamo essere noi.
D. Job Acts: nuovo lavoro o altra precarietà?
R. Il Jobs Act è un punto d'inizio per una riforma del lavoro, ma non è certo completo e non risolve la precarietà che, nel nostro Paese, è oramai diventata la norma per moltissimi giovani e non. Risolvere la precarietà significa, per le imprese, rendere conveniente assumere e per i lavoratori, cancellare quelle tipologie contrattuali mascherate e che impoveriscono dei diritti. Tetto massimo alle pensioni d’oro da cinquemila euro nette al mese per istituire un fondo di solidarietà a favore delle giovani partite Iva e per la loro pensione di domani; soluzione definitiva al problema dei 300mila esodati ed eliminazione della legge-Fornero, no alle dimissioni in bianco: sono queste alcune delle proposte per il Jobs Act dell’IdV. Ci vuole coraggio per cambiare il Paese, e ce ne vuole altrettanto per mettere le mani laddove maggiormente si sono concentrati tutti i punti di debolezza che hanno affossato gli italiani.
D. Napolitano si è dimesso. Al Quirinale un politico o un tecnico? Un laico o un cattolico?
R. Non è solo trovare un nome, il problema. Il punto è individuare la migliore figura che possa rappresentare al meglio il più alto grado Istituzionale del nostro Paese, capace di non creare divisioni ma di essere espressione più unitaria possibile. Per questo deve essere una scelta condivisa. Come IdV noi propendiamo non per un politico di lungo corso ma per un tecnico o un economista. Una persona come Draghi, potrebbe essere quella giusta, in quanto riteniamo possa essere una risposta per dare, da un lato, un apporto internazionale e dall’altro, una competenza nazionale. In questo senso sarà una scelta ponderata dalle forze politiche che dovranno assumersi la responsabilità di una decisione così importante per il Paese.
D. Salvini è partito alla conquista del Sud, dove lo vedono come un messia e ha davanti praterie infinite…
R. Io sono sicuro che gli italiani avranno buona memoria e si ricorderanno che Salvini era, fino all'altro ieri, colui che sbandierava un secessionismo spietato e raccontava un Sud fardello dell'Italia, invocandone quasi la liberazione. Oggi parte alla sua conquista perché isolato. E' un momento politico di grande fermento e di corsa ai voti, ma non è questo che può salvare il Paese. Serve coerenza nelle idee e proposte. Salvini ha sempre gli stessi argomenti e fa leva su un malcontento che cavalca in maniera azzardata, prestando il fianco a un clima di intolleranza e razzismo. Mi auguro che il Sud sappia dargli la giusta risposta.
D. Nel frattempo abbiamo trovato nuovi untori: vigili e spazzini, ma dell’assenteismo dei parlamentari a Bruxelles e a Roma non se ne occupa nessuno…
R. IdV ha sempre denunciato sprechi, costi e inefficienze della politica e della pubblica amministrazione. Abbiamo sempre dimostrato uguale fermezza nella denuncia e nella condanna verso chi "inganna" i cittadini e lo Stato. Questo, come chi evade che fa pagare il doppio agli altri, è un vero danno per tutti. Viene, infatti, a crearsi una sorta di circolo vizioso, un cane che si morde la coda e che però diventa un ostacolo. Dobbiamo liberarci dall'idea che in Italia, prima di tutto, un atteggiamento di questo tipo sia possibile e tollerabile. Specie chi rappresenta i cittadini ha una responsabilità maggiore e di questo ne deve tenere conto. Che siano spazzini, vigili, impiegati o politici, chi nuoce, in forme diverse, non può continuare a stare seduto (quando lo è), dove si trova. Lasciamo spazio a chi vuol fare e ha tanta voglia di fare e di esserci.
D. Legge elettorale: i cittadini chiedono di poter scegliere, il Porcellum è incostituzionale, l’Italicum ripropone “nominati”, l’astensionismo dilaga: che fare?
R. La priorità è riflettere, analizzare e trovare soluzione all'astensionismo. E' un segnale che i cittadini ci stanno mandando e con il quale ci dicono: non ci sentiamo più rappresentati. E' successo alle Europee di maggio e anche in alcune Regioni dove si è votato. L'astensionismo non è da sottovalutare perché non servono nuove elezioni e una nuova legge elettorale se i cittadini non ci credono più. Dobbiamo riconquistare la loro fiducia, risolvere l'emergenza lavoro, tutelarli e fare in modo che tornino a vedere nella politica buona il loro punto di riferimento, non il nemico dal quale stare lontani. Questo sarà possibile anche garantendo una legge elettorale che possa farli esprimere, liberamente e coscientemente, su chi essere rappresentati. Che siano i capi di partito a scegliere, non sarà certo d'aiuto a un cittadino che si vedrà imposto qualcuno che magari neppure conosce. A rappresentare i cittadini deve essere chi lo merita e chi ha lavorato bene sul territorio.
D. Cossiga parlò di fine della democrazia parlamentare: davvero decidono lobby, logge e poteri forti?
R. Per Italia dei Valori sono sempre i cittadini a scegliere e laddove questo principio, costituzionalmente riconosciuto, non sia stato osservato, siamo stati e saremo la loro voce. Dobbiamo però riconoscere che nel Paese lobbies e poteri forti hanno spesso condizionato la vita politica e sociale. Questo è stato reso possibile da un lassismo e un grado di corruttibilità elevati, che hanno aperto le porte al degrado etico e morale. Ci sono esempi bellissimi di chi ha scelto di non piegarsi, neppure di fronte alle mafie ed è a quegli esempi che dovremmo dare spazio. Non è facile combattere questi poteri, ma spesso ne parliamo quasi fossero entità astratte, invece sono persone. Quelle lobbies, quei poteri forti, quelle logge, sono persone senza scrupoli e come sono venuti alla luce negli ultimi scandali, sono sicuro che ne verranno fuori altri grazie al lavoro estenuante della Magistratura e dei cittadini onesti. Una volta individuati devono essere estromessi da ogni settore pubblico e condannati con pene esemplari.
D. I Greci ritirano i risparmi, temono il default dello Stato insolvente: ci siamo vicini anche noi?
R. La nostra situazione economica è veramente delicata. L'Italia è il Paese fondato sui piccoli risparmi e un default è qualcosa da scongiurare. Il fallimento credo non sia auspicato da nessuno, ma non possiamo certo rimane a guardare. Credo siamo ancora in tempo, seppur in maniera risicata, per frenare ogni rischio. Allontanarci dall'austerità è un passo in avanti: non abbiamo bisogno di qualcuno che ci imponga cosa fare, ma dobbiamo fare da noi con soluzioni shock che possano essere uno spiraglio per un nuovo patto economico.
D. Che pensa del provvedimento sul fisco che avvantaggerebbe Berlusconi?
R. Basta impunità a Berlusconi. Abbiamo chiesto a Renzi di dire chiaramente da che parte vuole stare. Noi siamo contro tutti quelli che dopo una condanna definitiva fanno di tutto per farla franca, un atteggiamento che è l'anello debole che ha rappresentato il male del nostro Paese, l'origine della corruzione. Italia dei Valori vuole che il 2015 sia l'anno della guerra senza se e senza ma ai corrotti e corruttori, l'anno della ricostruzione dell'ingegneria sociale fondata sulla moralità e sull'onestà. E' di questo che abbiamo bisogno, non di privilegi per pochi e pure condannati.
D. In Puglia IdV si schiera con Emiliano: per fare cosa?
R. Per fare il bene della Regione. Vogliamo essere protagonisti con le tematiche per quello che interessa la Puglia. Sull’Ilva e sulle centrali a carbone, a esempio, non si può essere morbidi, ma va individuata una soluzione definitiva nell’interesse dei cittadini e dello sviluppo. Dobbiamo investire ulteriormente sul settore dell’agricoltura, che deve essere trainante, così come per il turismo. Dobbiamo avere una visione nuova dell’amministrazione sfoltendola dall’eccessiva burocrazia e avendo un Sindaco alla guida della Regione, siamo certi che non sarà un governo arroccato nel palazzo ma tra la gente per risolvere i problemi concreti. Oggi ci vogliono le iniziative concrete perché i cittadini sono esausti e provati dai disagi sociali: lavoro, economia sana, lotta senza freni alla corruzione, in modo da rimettere in moto l’imprenditoria onesta. Così la Puglia può essere veramente Regione trainante nel Paese.
D. Infine, 3 aggettivi per definire la nuova IdV…
R. Decisa, concreta e coraggiosa. Decisa perché siamo convinti che un’altra Italia sia possibile e non ci arrendiamo a costruirla; concreta perché per costruirla servono soluzioni che parlino di problemi reali e che abbiano una risposta immediata. Non c’è lavoro? Ecco come crearlo. E infine coraggiosa, perché non abbiamo mai mollato la nostra vocazione legalitaria e abbiamo spesso assunto posizioni scomode, aperto cassetti tenuti chiusi per troppo tempo e dichiarando guerra alle mafie con i fatti.