TARANTO - Deposizione dei testimoni all’udienza odierna presso il Tribunale Civile di Taranto nel processo tra LEGAMBIENTE e gli Eredi dell’Ing. Riva Emilio e Capogrosso Ing. Luigi. Con un ricorso depositato il 6 maggio 2014 dall'avv. Massimo Moretti Legambiente ha chiesto al Tribunale Civile di Taranto che, sulla scorta della condanna emessa in sede penale, gli Eredi dell’Ing. Emilio Riva e Luigi Capogrosso vengano condannati al risarcimento del danno subito dall'associazione, nella misura di un milione di euro. Danno derivante dall'aver dovuto subire il grave inquinamento del proprio habitat e territorio, nonché dal permanere delle conseguenze nocive di tale attività sul territorio in cui l'associazione ha continuato a svolgere la propria azione ambientalista con grave frustrazione per il mancato raggiungimento degli scopi associativi.
Legambiente ha supportato la propria richiesta con ampia documentazione della propria attività di sensibilizzazione, denunzia e protesta relativa allo stabilimento ILVA di Taranto ed alle altre fonti inquinanti dell'area industriale, svolta, spesso in solitudine, negli anni oggetto del processo (dal 1995 al 2002) e fino ai giorni nostri. Di fatto l’associazione ha svolto un ruolo di supplenza, assumendo sulle proprie spalle di associazione ambientalista, basata esclusivamente sul contributo volontario degli iscritti, il peso della contrapposizione con un colosso imprenditoriale di caratura internazionale.
Legambiente ha sottolineato che le somme che saranno eventualmente percepite a titolo di risarcimento saranno tutte reimpiegate per interventi di risanamento e riqualificazione nel territorio di Taranto, ad esempio in progetti di riqualificazione di aree urbane, di sostegno alla raccolta differenziata, nell'acquisto di macchinari per il controllo delle emissioni inquinanti, o ancora in interventi per il miglioramento della qualità dell'aria con l'acquisto di mezzi non inquinanti a supporto delle società di trasporto pubblico locali.
La prossima udienza del processo è stata fissata al 28 aprile.
Legambiente ha supportato la propria richiesta con ampia documentazione della propria attività di sensibilizzazione, denunzia e protesta relativa allo stabilimento ILVA di Taranto ed alle altre fonti inquinanti dell'area industriale, svolta, spesso in solitudine, negli anni oggetto del processo (dal 1995 al 2002) e fino ai giorni nostri. Di fatto l’associazione ha svolto un ruolo di supplenza, assumendo sulle proprie spalle di associazione ambientalista, basata esclusivamente sul contributo volontario degli iscritti, il peso della contrapposizione con un colosso imprenditoriale di caratura internazionale.
Legambiente ha sottolineato che le somme che saranno eventualmente percepite a titolo di risarcimento saranno tutte reimpiegate per interventi di risanamento e riqualificazione nel territorio di Taranto, ad esempio in progetti di riqualificazione di aree urbane, di sostegno alla raccolta differenziata, nell'acquisto di macchinari per il controllo delle emissioni inquinanti, o ancora in interventi per il miglioramento della qualità dell'aria con l'acquisto di mezzi non inquinanti a supporto delle società di trasporto pubblico locali.
La prossima udienza del processo è stata fissata al 28 aprile.