di Mauro Guitto - La GdF usa il pugno duro contro i siti di streaming illegale di calcio, film e musica. Se ne saranno accorti in Italia i tanti “fruitori” di questi “servizi online” che ieri hanno avuto tantissime difficoltà nel trovare i loro siti preferiti grazie ai quali seguivano gratis gli eventi che invece sono trasmessi a pagamento dalle piattaforme digitali e satellitari in pay tv. Tutto è cominciato grazie alla denuncia di Sky Italia che ha fatto partire una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma con la collaborazione del Nucleo Speciale Radiodiffusione Editoria, ed è sfociata in un provvedimento di sequestro da parte del G.I.P. capitolino dott. Gaspare Sturzo. E’ scattata ieri mattina l’operazione, denominata “Match off” che ha portato all’oscuramento di 124 siti internet da parte dei finanziari del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche. Tra questi, “sportlemon.tv”, registrato a nome dello svedese Gottfrid Swartholm, cofondatore di “The Pirate Bay”, condannato nel suo paese nel 2009 a un anno di prigione per violazione del copyright e nel 2013 per frode ed hacking aggravato.
I siti, posizionati su server esteri, trasmettevano, in streaming e praticamente in diretta, gran parte degli eventi sportivi, musicali e film trasmessi dalle tv a pagamento ma non solo. Il ritorno economico di questi siti si basava sui click che ogni visitatore/spettatore faceva sui banner pubblicitari che questi dovevano necessariamente fare per assistere all’evento sportivo desiderato. I finanzieri hanno peraltro scoperto che questo sistema danneggiava le stesse aziende pubblicizzate dai banners perché molti dei gestori dei siti aveva creato un apposito stratagemma che conteggiava fantomatici click sui banner in realtà mai avvenuti, aumentando così i profitti derivanti dalle pubblicità.
La GdF ha avviato ulteriori indagini perché in alcuni casi questi sistemi fraudolenti rubavano informazioni personali (phishing) agli inconsapevoli utenti.
I siti, posizionati su server esteri, trasmettevano, in streaming e praticamente in diretta, gran parte degli eventi sportivi, musicali e film trasmessi dalle tv a pagamento ma non solo. Il ritorno economico di questi siti si basava sui click che ogni visitatore/spettatore faceva sui banner pubblicitari che questi dovevano necessariamente fare per assistere all’evento sportivo desiderato. I finanzieri hanno peraltro scoperto che questo sistema danneggiava le stesse aziende pubblicizzate dai banners perché molti dei gestori dei siti aveva creato un apposito stratagemma che conteggiava fantomatici click sui banner in realtà mai avvenuti, aumentando così i profitti derivanti dalle pubblicità.
La GdF ha avviato ulteriori indagini perché in alcuni casi questi sistemi fraudolenti rubavano informazioni personali (phishing) agli inconsapevoli utenti.