RUFFANO (Le) – E’ stato l’on. Giacinto Urso (classe 1925), già deputato Dc, presidente della Stp e della Provincia di Lecce negli anni Novanta, “aiutato” dal presidente della Provincia Antonio M. Gabellone, a scoprire il busto del politico salentino Ennio Licci (1943-1999) opera del maestro Vito Russo che ora a gran voce la popolazione chiede di collocare in Piazza della Libertà.
E’ stato un momento di grande commozione con cui Ruffano - città natale del due volte consigliere provinciale e per 30 anni amministratore comunale ricoprendo le cariche di assessore all’urbanistica e di vicesindaco – ha reso omaggio alla memoria di un grande meridionalista – figlio di don Vittorio e donna Giulia - che si battè con impegno e passione per lo sviluppo della sua città e dell’intero Salento. Molti avevano gli occhi lucidi e da Ginevra, dove è emigrato, è giunto un suo vecchio amico, mentre lo storico Mario De Marco, impossibilitato a intervenire all’evento che si è svolto al Teatro Comunale di Via Paisiello, ha inviato un messaggio di saluto.
Nell’80 e nell’84, Licci - che ha insegnato lingua e letteratura inglese al “De Viti-DeMarco” di Casarano ed era molto amato dagli studenti – ottenne ottime performance (oltre 2500 preferenze) alle Comunali, tanto che l’allora segretario del Msi-Dn Giorgio Almirante giunse in città (Piazza San Francesco) per ringraziare lui e i cittadini.
Parterre ricco: lo storico Gigi Montonato, direttore del periodico “Presenza Taurisanese” e autore della biografia “Ennio Licci, l’eredità possibile” (Edipan 2012). Il prof. Fabio D’Astore, già docente all’Università del Salento e critico letterario, il sindaco di Salve Vincenzo Passaseo, il vicesindaco Gino Villanova, il saggista Ercole Morciano (che ha ricostruito la figura del nonno di Licci, un imprenditore coraggioso, all’avanguardia nell’altro secolo, il popolare Giuseppe “Pippi” Cortese, che nel 1926 a Tricase portò la luce elettrica e, abbiamo appreso dallo storico Ercole Morciano, non faceva pagare le bollette delle famiglie povere), Enzo Erriquez, autore de “Il tricolore italiano” (dalla nascita al 150mo anniversario), edito da Lupo di Copertino, Rolando Argirò giunto da Ginevra per l’evento.
Dopo il ricordo affettuoso del politico salentino da parte dell’on. Urso (a cui la sorella Nadia ha donato un’opera dell’artista Sergio Licci, fratello di Ennio, raffigurante un maestoso ulivo secolare), e la ricostruzione del background estetico dell’opera da parte del maestro Russo, altro momento particolarmente intenso: una targa-ricordo per il medico condotto della città, il dr. Mario Stefanò, che a sua volta ha ricordato con parole toccanti l’uomo politico. La giovane dottoressa Ada Pastore, all’inizio della sua carriera, ha rivolto al medico in pensione un pensiero affettuoso.
Altra targa alla poetessa Giulia Licci (e alla sorella Emina, anche lei poetessa), cugina di don Vittorio, padre del politico, classe 1925, laurea in Filosofia, autrice di poesie intimiste e piene d’amore per il Salento (“Semino”, “Alla mia terra”), declamate dall’attrice Tiziana Montinari. Un anno fa è uscita l’ultima opera: “Il Pizzicato” (Omaggio giocoso al “Cinque Maggio” manzoniano), Edizioni GR, ma ha pubblicato anche con Vanni Scheiwiller di Milano e vinto il primo premio europeo di poesia (1997, cerimonia al “Metropole” di Roma). Il nipotino Paolo Carbone, un bel bambino di 10 anni, ha portato - accompagnato dalla mamma Patrizia Licci - il riconoscimento alla poetessa malata.
Famiglia antica (ha ben due stemmi gentilizi), potente e piena di talenti e di eccellenze quella dei Licci, che ha scritto molte pagine della storia del Salento piene di dignità, di fierezza, di compenetrazione nel territorio nel Salento contadino e di condivisione con le classi disagiate, aiutate in tutti i modi. Parentela col compositore barese Niccolò Piccinni e col poeta simbolista Girolamo Comi. Oltre al fratello Sergio pittore (classe 1952, un figurativo che evoca la dolcezza e la quiete della memoria con accenti poetici e vibranti). Un altro pittore, Sergio Zanchi, un musicista degli anni ’30, Enea Zanchi e un altro musicista, il percussionista Vittorio Licci, settimo anno al Conservatorio di Parma, in giro per il mondo con geni del calibro di Uto Ughi, Luis Bacalov, Riccardo Muti.
Particolarmente intenso e applaudito l’aspetto musicale dell’evento (luci di Andres Corrado, regia di Natascia Calò, altra collaborazione Romina Cacciatore), grazie alla grande professionalità e bravura della star della canzone italiana Cinzia Corrado, col violino del fratello Tiziano (15 anni all’Orchestra “Tito Schipa” di Lecce). Fra gli applausi scroscianti, Cinzia ha cantato, fra l’altro, la romanza “Rimpianto”, di Enrico Toselli, che piaceva a Giulia Licci, la madre del politico apprezzato anche dalle opposizioni per onestà intellettuale e coerenza, mancata a marzo 2014, all’età invidiabile di 104 anni. Poi “Filippo”, frizzante brano inedito scritto nel 1926 da Enea Zanchi e altri brani, mentre il violinista ha avuto la standing-ovation per “Nessun dorma”.
Altre sorprese della serata: le belle poesie di Fausto L. Longo, di Squinzano, molto apprezzate anche da Facebook e il giovane cantautore Gaetano Cortese, che suonando chitarra e armonica ha proposto “Tricase”, dedicata alla sua città ma anche a tutto il Sud fra spinte all’innovazione e le sfide incombenti e resistenze conservatrici.
A ben vedere, il “manifesto” della breve parabola politica e umana di Licci, apprezzato da Almirante e Fini (anche questi nel 1991 arrivò a Ruffano per conoscerlo), ma ostacolato dai mediocri (“i gechi”) e dagli invidiosi. L’evento del 17 gennaio (condotto brillantemente dal giornalista Francesco Greco) ha così ristabilito le giuste proporzioni storiche e dato l’onore che merita a un uomo generoso, che si è speso totalmente per la sua terra: Licci, Ruffano e Torrepaduli, il Salento, erano tutt’uno e per 30 anni, ha vissuto in stretta condivisione con i cittadini che vedevano in lui un uomo sensibile (finanziò il restauro dei libri antichi della Biblioteca Comunale) appassionato e sempre disponibile, che difendeva i loro interessi, aspirazioni, speranze.
E’ stato un momento di grande commozione con cui Ruffano - città natale del due volte consigliere provinciale e per 30 anni amministratore comunale ricoprendo le cariche di assessore all’urbanistica e di vicesindaco – ha reso omaggio alla memoria di un grande meridionalista – figlio di don Vittorio e donna Giulia - che si battè con impegno e passione per lo sviluppo della sua città e dell’intero Salento. Molti avevano gli occhi lucidi e da Ginevra, dove è emigrato, è giunto un suo vecchio amico, mentre lo storico Mario De Marco, impossibilitato a intervenire all’evento che si è svolto al Teatro Comunale di Via Paisiello, ha inviato un messaggio di saluto.
Nell’80 e nell’84, Licci - che ha insegnato lingua e letteratura inglese al “De Viti-DeMarco” di Casarano ed era molto amato dagli studenti – ottenne ottime performance (oltre 2500 preferenze) alle Comunali, tanto che l’allora segretario del Msi-Dn Giorgio Almirante giunse in città (Piazza San Francesco) per ringraziare lui e i cittadini.
Parterre ricco: lo storico Gigi Montonato, direttore del periodico “Presenza Taurisanese” e autore della biografia “Ennio Licci, l’eredità possibile” (Edipan 2012). Il prof. Fabio D’Astore, già docente all’Università del Salento e critico letterario, il sindaco di Salve Vincenzo Passaseo, il vicesindaco Gino Villanova, il saggista Ercole Morciano (che ha ricostruito la figura del nonno di Licci, un imprenditore coraggioso, all’avanguardia nell’altro secolo, il popolare Giuseppe “Pippi” Cortese, che nel 1926 a Tricase portò la luce elettrica e, abbiamo appreso dallo storico Ercole Morciano, non faceva pagare le bollette delle famiglie povere), Enzo Erriquez, autore de “Il tricolore italiano” (dalla nascita al 150mo anniversario), edito da Lupo di Copertino, Rolando Argirò giunto da Ginevra per l’evento.
Dopo il ricordo affettuoso del politico salentino da parte dell’on. Urso (a cui la sorella Nadia ha donato un’opera dell’artista Sergio Licci, fratello di Ennio, raffigurante un maestoso ulivo secolare), e la ricostruzione del background estetico dell’opera da parte del maestro Russo, altro momento particolarmente intenso: una targa-ricordo per il medico condotto della città, il dr. Mario Stefanò, che a sua volta ha ricordato con parole toccanti l’uomo politico. La giovane dottoressa Ada Pastore, all’inizio della sua carriera, ha rivolto al medico in pensione un pensiero affettuoso.
Altra targa alla poetessa Giulia Licci (e alla sorella Emina, anche lei poetessa), cugina di don Vittorio, padre del politico, classe 1925, laurea in Filosofia, autrice di poesie intimiste e piene d’amore per il Salento (“Semino”, “Alla mia terra”), declamate dall’attrice Tiziana Montinari. Un anno fa è uscita l’ultima opera: “Il Pizzicato” (Omaggio giocoso al “Cinque Maggio” manzoniano), Edizioni GR, ma ha pubblicato anche con Vanni Scheiwiller di Milano e vinto il primo premio europeo di poesia (1997, cerimonia al “Metropole” di Roma). Il nipotino Paolo Carbone, un bel bambino di 10 anni, ha portato - accompagnato dalla mamma Patrizia Licci - il riconoscimento alla poetessa malata.
Famiglia antica (ha ben due stemmi gentilizi), potente e piena di talenti e di eccellenze quella dei Licci, che ha scritto molte pagine della storia del Salento piene di dignità, di fierezza, di compenetrazione nel territorio nel Salento contadino e di condivisione con le classi disagiate, aiutate in tutti i modi. Parentela col compositore barese Niccolò Piccinni e col poeta simbolista Girolamo Comi. Oltre al fratello Sergio pittore (classe 1952, un figurativo che evoca la dolcezza e la quiete della memoria con accenti poetici e vibranti). Un altro pittore, Sergio Zanchi, un musicista degli anni ’30, Enea Zanchi e un altro musicista, il percussionista Vittorio Licci, settimo anno al Conservatorio di Parma, in giro per il mondo con geni del calibro di Uto Ughi, Luis Bacalov, Riccardo Muti.
Particolarmente intenso e applaudito l’aspetto musicale dell’evento (luci di Andres Corrado, regia di Natascia Calò, altra collaborazione Romina Cacciatore), grazie alla grande professionalità e bravura della star della canzone italiana Cinzia Corrado, col violino del fratello Tiziano (15 anni all’Orchestra “Tito Schipa” di Lecce). Fra gli applausi scroscianti, Cinzia ha cantato, fra l’altro, la romanza “Rimpianto”, di Enrico Toselli, che piaceva a Giulia Licci, la madre del politico apprezzato anche dalle opposizioni per onestà intellettuale e coerenza, mancata a marzo 2014, all’età invidiabile di 104 anni. Poi “Filippo”, frizzante brano inedito scritto nel 1926 da Enea Zanchi e altri brani, mentre il violinista ha avuto la standing-ovation per “Nessun dorma”.
Altre sorprese della serata: le belle poesie di Fausto L. Longo, di Squinzano, molto apprezzate anche da Facebook e il giovane cantautore Gaetano Cortese, che suonando chitarra e armonica ha proposto “Tricase”, dedicata alla sua città ma anche a tutto il Sud fra spinte all’innovazione e le sfide incombenti e resistenze conservatrici.
A ben vedere, il “manifesto” della breve parabola politica e umana di Licci, apprezzato da Almirante e Fini (anche questi nel 1991 arrivò a Ruffano per conoscerlo), ma ostacolato dai mediocri (“i gechi”) e dagli invidiosi. L’evento del 17 gennaio (condotto brillantemente dal giornalista Francesco Greco) ha così ristabilito le giuste proporzioni storiche e dato l’onore che merita a un uomo generoso, che si è speso totalmente per la sua terra: Licci, Ruffano e Torrepaduli, il Salento, erano tutt’uno e per 30 anni, ha vissuto in stretta condivisione con i cittadini che vedevano in lui un uomo sensibile (finanziò il restauro dei libri antichi della Biblioteca Comunale) appassionato e sempre disponibile, che difendeva i loro interessi, aspirazioni, speranze.