LECCE - Nel poligono militare di Torre Veneri, non c'e' alcuna traccia di uranio impoverito ed il sito, secondo uno studio del Dipartimento si scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell'Universita' del Salento, sotto il profilo della tutela e della conservazione ambientale, risulta essere integro al pari di un'oasi naturalistica. In merito all'importante studio e' stata data notizia stamani in una conferenza stampa convocata dal capo della Procura di Lecce, Cataldo Motta. Gli accertamenti scientifici confermano le conclusioni cui era giunta l'inchiesta della Procura leccese nata da un esposto di Gabriele Molendini, esponente del movimento politico "Lecce Bene Comune".
L'inchiesta e' stata, peraltro, archiviata dal gip Panzera. "Ma un fatto assai rilevante e' che, dopo gli accertamenti giudiziari, lo Stato Maggiore ha stipulato una convenzione per il monitoraggio sistematico dell'area ogni sei mesi, e questo e' il primo caso del genere in Italia", ha spiegato Cataldo Motta. L'iniziativa avviata a Lecce, infatti, potrebbe a questo punto essere messa in atto in altre zone d'Italia in cui esistono poligoni militari dove cui si sospetta l'esistenza di inquinanti legati all'uso delle armi".
L'inchiesta e' stata, peraltro, archiviata dal gip Panzera. "Ma un fatto assai rilevante e' che, dopo gli accertamenti giudiziari, lo Stato Maggiore ha stipulato una convenzione per il monitoraggio sistematico dell'area ogni sei mesi, e questo e' il primo caso del genere in Italia", ha spiegato Cataldo Motta. L'iniziativa avviata a Lecce, infatti, potrebbe a questo punto essere messa in atto in altre zone d'Italia in cui esistono poligoni militari dove cui si sospetta l'esistenza di inquinanti legati all'uso delle armi".