GRAVINA IN PUGLIA - Finalmente, dopo anni di attese, di promesse, di speranze, a volte, vanificate, il Museo della Civiltà e dell’arte contadina, avrà una sede più idonea e più consona all’ utilizzo dello stesso immobile. “Desideriamo ringraziare Il Sindaco dott.Alesio Valente e tutta la giunta comunale e l'arch.Egidio Buonamassa per aver mostrato estrema sensibilità per la cultura di questa terra destinando l'EcoMuseo della Civiltà Contadina, patrimonio di questa città, a nuova ed idonea sede. Grazie”. Con queste parole, i componenti il Centro studi e Documentazione della Civiltà contadina, per la risoluzione finale di questa annosa vicenda, hanno voluto rendere pubblica la loro soddisfazione. Il nuovo contenitore è stato individuato presso alcuni locali dell’ex convento di Santa Sofia, nel cuore del centro storico. Sede, peraltro, già prevista da tempo, da condividere in condominio con il nascente e futuro nuovo archivio comunale, sin da quando furono avviati alcuni lavori di risanamento dell’intera struttura. Tempo alcuni giorni, per i necessari lavori di adeguamento, e poi, via al trasloco.
Da un ex convento, quello di san Domenico, anch’esso divenuto di proprietà comunale dopo le leggi napoleoniche di soppressione dei beni ecclesiastici, a quello che un tempo fu luogo per la vita monastica e di clausura delle Clarisse. Troveranno migliore allocazione, in spazi espositivi meno angusti ma soprattutto fruibili, tutti gli arnesi da lavoro, i prodotti finiti, oggetti ed utensili di quel mondo scomparso, che va dall’artigianato locale, all’agricoltura, alla pastorizia, alle abitudini della vita familiare, domestica e contadina, riferiti e risalenti a prima dell’avvento dell’era industriale. Al momento, secondo una prima stima e un inventario da rendere più ufficiale e definitivo, i responsabili del Centro contano circa 1300 reperti, ricavati attraverso ricerche e donazioni di privati cittadini, senza escludere che possa esserci l’apporto di altri oggetti da di chi non vorrà far perdere le tracce di un certo passato, di una certa memoria.
Giuseppe Massari
Da un ex convento, quello di san Domenico, anch’esso divenuto di proprietà comunale dopo le leggi napoleoniche di soppressione dei beni ecclesiastici, a quello che un tempo fu luogo per la vita monastica e di clausura delle Clarisse. Troveranno migliore allocazione, in spazi espositivi meno angusti ma soprattutto fruibili, tutti gli arnesi da lavoro, i prodotti finiti, oggetti ed utensili di quel mondo scomparso, che va dall’artigianato locale, all’agricoltura, alla pastorizia, alle abitudini della vita familiare, domestica e contadina, riferiti e risalenti a prima dell’avvento dell’era industriale. Al momento, secondo una prima stima e un inventario da rendere più ufficiale e definitivo, i responsabili del Centro contano circa 1300 reperti, ricavati attraverso ricerche e donazioni di privati cittadini, senza escludere che possa esserci l’apporto di altri oggetti da di chi non vorrà far perdere le tracce di un certo passato, di una certa memoria.
Giuseppe Massari