di Vito Ferri - Si è svolto nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico “Romanazzi” di Bari l’evento organizzato dall’Università Popolare Barese “Puglieuropa” con la presentazione del volume curato da Vittorio Polito “San Nicola, il dialetto barese e…” (Levante Editori).
Dopo i saluti di Franco Minervini, presidente dell’Università Popolare “Puglieuropa, ha presentato e moderato magistralmente la serata il dott. Nico Veneziani, cardiologo e cultore delle tradizioni popolari, che ha parlato della traslazione e della palatinità della Basilica di San Nicola, riferendo alcune curiosità e particolari inediti sulla figura del Santo protettore di Bari.
Vittorio Polito, giornalista e scrittore, nel suo intervento ha ricordato i motivi che lo hanno ispirato per la realizzazione del volume, evidenziando, tra l’altro, la bella immagine che campeggia sulla copertina “San Nicola a cavallo del gallo Barium”, opera dell’artista barese Anna Maria Di Terlizzi, divenuta ormai simbolo del libro e della creatività della nota scultrice.
Anche Anna Maria Di Terlizzi, a sua volta, è intervenuta descrivendo le motivazioni della realizzazione artistica della sua opera, donando a Polito una formetta di ceramica, di recentissima fattura, che rappresenta appunto l’imponente “San Nicola a cavallo del Gallo Barium”.
La serata è stata allietata con gli interventi di Elena Cascella, Paolo De Girolamo, Franco Minervini, Rosanna Salomone, Rocco Servodio e Lia Corona che hanno letto ed interpretato poesie e brani scelti dal volume e, tutti insieme, un passo tratto dall’opera teatrale “Nicolaus”, di Vito Maurogiovanni, “Il miracolo dei ciucci”. Mentre le chitarre e le voci di Rosa Gusman, Gianni Casieri, Antonio Sassanelli e Piero Romano, in conclusione, hanno interpretato la canzone popolare “Sanda Necòle marenàre”.
Ed a proposito di creatività, Nico Veneziani ha evidenziato quella di Vittorio Polito che, nel giro di pochi anni, ha curato ben 4 volumi su Baresità e dialetto (tutti editi da Levante Editori), citando Albert Einstein che in una raccolta di suoi scritti del 1931 “Il mondo come io lo vedo”, di una attualità impressionante, così ammoniva i suoi contemporanei: «La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “superato”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla». Un monito valido per gli attuali amministratori della cosa pubblica che farebbero bene ad evitare il più possibile la così detta ‘unità di crisi’, vera rovina della nostra Nazione. La crisi si combatte evitando di citarla, ma operando per metterla in un angolo, in perfetta solitudine. Lo stesso vostro cronista per non entrare in ‘crisi’cercherà di inseguire la propria chimera che al momento si presenta nuda, ma che con passione… proverà a vestire.
Dopo i saluti di Franco Minervini, presidente dell’Università Popolare “Puglieuropa, ha presentato e moderato magistralmente la serata il dott. Nico Veneziani, cardiologo e cultore delle tradizioni popolari, che ha parlato della traslazione e della palatinità della Basilica di San Nicola, riferendo alcune curiosità e particolari inediti sulla figura del Santo protettore di Bari.
Vittorio Polito, giornalista e scrittore, nel suo intervento ha ricordato i motivi che lo hanno ispirato per la realizzazione del volume, evidenziando, tra l’altro, la bella immagine che campeggia sulla copertina “San Nicola a cavallo del gallo Barium”, opera dell’artista barese Anna Maria Di Terlizzi, divenuta ormai simbolo del libro e della creatività della nota scultrice.
Anche Anna Maria Di Terlizzi, a sua volta, è intervenuta descrivendo le motivazioni della realizzazione artistica della sua opera, donando a Polito una formetta di ceramica, di recentissima fattura, che rappresenta appunto l’imponente “San Nicola a cavallo del Gallo Barium”.
La serata è stata allietata con gli interventi di Elena Cascella, Paolo De Girolamo, Franco Minervini, Rosanna Salomone, Rocco Servodio e Lia Corona che hanno letto ed interpretato poesie e brani scelti dal volume e, tutti insieme, un passo tratto dall’opera teatrale “Nicolaus”, di Vito Maurogiovanni, “Il miracolo dei ciucci”. Mentre le chitarre e le voci di Rosa Gusman, Gianni Casieri, Antonio Sassanelli e Piero Romano, in conclusione, hanno interpretato la canzone popolare “Sanda Necòle marenàre”.
Ed a proposito di creatività, Nico Veneziani ha evidenziato quella di Vittorio Polito che, nel giro di pochi anni, ha curato ben 4 volumi su Baresità e dialetto (tutti editi da Levante Editori), citando Albert Einstein che in una raccolta di suoi scritti del 1931 “Il mondo come io lo vedo”, di una attualità impressionante, così ammoniva i suoi contemporanei: «La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “superato”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla». Un monito valido per gli attuali amministratori della cosa pubblica che farebbero bene ad evitare il più possibile la così detta ‘unità di crisi’, vera rovina della nostra Nazione. La crisi si combatte evitando di citarla, ma operando per metterla in un angolo, in perfetta solitudine. Lo stesso vostro cronista per non entrare in ‘crisi’cercherà di inseguire la propria chimera che al momento si presenta nuda, ma che con passione… proverà a vestire.