(Il Caporal maggiore Roberto Muscatello) |
Domanda: Esattamente di cosa si occupa?
Risposta: Principalmente della realizzazione di opere infrastrutturali utili alla popolazione locale. Insieme ad altri 50 genieri alpini del 2° Reggimento Guastatori di Trento, realizzo piccoli ponti a passerelle necessarie a garantire la mobilità tra i quartieri. Inoltre ripristiniamo strade rese impraticabili dal maltempo e dagli scontri tra gruppi opposti. Dal 2013 bonifichiamo canali di scolo delle acque dove proliferano zanzare e insetti, causa della diffusione della malaria, al momento la prima causa di mortalità infantile qui in Centrafrica. Lavoriamo in un contesto multinazionale europeo e quotidianamente supportiamo con il nostro lavoro sia la popolazione locale sia le organizzazioni internazionali schierate a Bangui.
D. Lavorando in un contesto internazionale europeo, quali gli aspetti che l’hanno colpita maggiormente e quali invece l’hanno delusa?
R. Questa non è la mia prima missione internazionale, ma per la prima volta mi trovo a lavorare in una missione a guida europea. EUFOR è appunto l’espressione più diretta dell’integrazione dell’Unione Europea. Potendo contare su contingenti provenienti da 13 Paesi, oltre che il supporto e l’appoggio di tutti 28 Paesi membri. C’è molta collaborazione e solidarietà tra i contingenti che operano qui e si instaurano rapporti umani molto intensi con i ragazzi di altre nazioni malgrado lingue e culture diverse. Passiamo spesso il poco tempo libero con loro parlando di sport, di calcio e cercando di imparare qualche parola delle loro lingue. Sto veramente apprezzando la cordialità e la professionalità dei miei colleghi europei.
D. L’immagine più diffusa dell’Africa è di estrema povertà e dolore. Cosa dice a riguardo?
R. Purtroppo devo confermare quest’immagine di miseria e dolore, anche se la caparbietà della gente e i sorrisi dei bambini infondono speranza per un futuro migliore. Girando per le strade di Bangui si notano i disagi lasciati da anni di scontri sociali e l’incertezza politica non aiuta la ripresa della normalità sebbene questa parte del mondo presenta aspetti e culture bellissime. L’assenza di un governo forte e condiviso, di forze di polizia sufficienti, alimentano la diffusione in città della criminalità e di bande armate. Una vera piaga per questa gente.
D. La missione EUFOR è in atto da 8 mesi e terminerà a marzo. Quali gli obiettivi raggiunti e quali mancano per dire “Missione compiuta”?
R. EUFOR RCA è una missione relativamente piccola (700 militari in tutto), ma estremamente efficace e soprattutto molto apprezzata dalla popolazione di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, dove l’Unione Europea esplica un’intensa azione diplomatica, militare e di assistenza allo sviluppo in uno dei Paesi più poveri del mondo. La ragione del successo di EUFOR risiede essenzialmente nella presenza costante, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per le strade di Bangui: le pattuglie europee girano molto a piedi ed entrano in contatto con la gente, adottando un approccio ‘light’ che ha di fatto rianimato quella che era diventata una città fantasma dopo i violenti scontri interconfessionali scoppiati giusto un anno fa. Nelle strade è tornata la vita, i mercati hanno riaperto i battenti e per le strade circolano una miriade di veicoli e tantissime persone in fuga dalla guerra civile sono rientrate a casa: all’inizio dell’anno si contavano - soltanto intorno all’aeroporto - oltre 100.000 profughi, mentre oggi sono meno di 20.000, grazie all’intervento internazionale e alla presenza di EUFOR, che ha garantito la sicurezza dello scalo di Bangui e facilitato l’azione delle organizzazioni umanitarie.
D. Da qualche mese la diffusione del virus Ebola in Africa è diventata una delle minacce più gravi per l’umanità. Ha paura? Come la affrontate?
R. Non sono stati riscontrati casi di Ebola qui in Repubblica Centrafricana, ma dato l’alto numero di contagiati in Sierra Leone e Liberia l’attenzione rimane alta e vengono rispettate tutte le procedure di controllo previste dalle organizzazioni sanitarie; qui a Bangui opera il centro epidemiologico “Pasteur” che controlla e monitorizza la situazione tenendo costantemente aggiornati il governo e gli operatori internazionali, oltre ai nostri responsabili sanitari. Siamo sereni e rispettiamo tutte le direttive e i consigli dei nostri esperti medici.
D. Da non molto sono trascorse le festività di fine anno: Ha avuto nostalgia di casa?
R. In Italia mi aspetta la mia compagna, i miei parenti e amici. La nostalgia è dedicata principalmente a loro, anche se cerco di sentirli al telefono ogni volta che posso, ma i sorrisi dei numerosi bambini di Bangui che ci accolgono ogni giorno nelle nostre attività esterne, mi aiutano a vincere lo sconforto, conscio di migliorare un po’ le loro vite con la mia presenza e il mio lavoro. Le festività sono state belle anche qui, trascorse lavorando e condividendo il tempo libero con le persone con cui ogni giorno opero fianco a fianco. E’ stato molto significativo anche lo scambio di auguri con i contingenti stranieri fatto con tutte le lingue presenti.