TARANTO - ''Quello che ti chiediamo, caro sindaco, è di farti interprete, così come hai fatto finora, ma con maggiore veemenza, delle nostre esigenze. Se è il caso, venerdì devi accompagnarci, perché noi vogliamo andare a Roma per avere risposte''. A riferirlo il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, rivolgendosi al sindaco Ippazio Stefano durante il sit in degli autotrasportatori sotto la sede del Municipio. Una quarantina di tir hanno occupano la piazza dopo essersi radunati davanti alla portineria C dello stabilimento e aver raggiunto la città imboccando le statali 7 e 106.
Gli autotrasportatori sono allo stremo perché non percepiscono dall'Ilva le spettanze da sette mesi. ''Lungi dal voler assumere atteggiamenti arroganti o mafiosi - ha aggiunto Cesareo - diciamo che non possiamo più sostenere ulteriormente la responsabilità di tenere in piedi questo impianto, dopo aver lavorato per due anni per lo Stato italiano. Siamo convinti anche noi che le istituzioni sono degne di rispetto, ma non intendiamo più essere calpestati in questa maniera. Abbiamo delle famiglie a cui dare conto. Adesso basta, siamo stanchi''. Il presidente dell'Associazione degli industriali ha spiegato che ''il commissario Gnudi, prima della procedura, ha detto alla presenza del direttore di Confindustria nazionale, del presidente della sezione metalmeccanici e di un ministro della Repubblica, di stare tranquilli perché c'è la legge che ci tutela. La legge, invece, ci sta scaricando".
"La legge Marzano non consente a nessuno di noi di portare a casa i crediti. Noi non abbiamo chiesto i soldi oggi, abbiamo chiesto - ha concluso Cesareo - garanzie sui nostri crediti, altrimenti le nostre aziende sono tutte quante fallite: è bene che lo si sappia, non c'è possibilità per nessuno''.
Gli autotrasportatori sono allo stremo perché non percepiscono dall'Ilva le spettanze da sette mesi. ''Lungi dal voler assumere atteggiamenti arroganti o mafiosi - ha aggiunto Cesareo - diciamo che non possiamo più sostenere ulteriormente la responsabilità di tenere in piedi questo impianto, dopo aver lavorato per due anni per lo Stato italiano. Siamo convinti anche noi che le istituzioni sono degne di rispetto, ma non intendiamo più essere calpestati in questa maniera. Abbiamo delle famiglie a cui dare conto. Adesso basta, siamo stanchi''. Il presidente dell'Associazione degli industriali ha spiegato che ''il commissario Gnudi, prima della procedura, ha detto alla presenza del direttore di Confindustria nazionale, del presidente della sezione metalmeccanici e di un ministro della Repubblica, di stare tranquilli perché c'è la legge che ci tutela. La legge, invece, ci sta scaricando".
"La legge Marzano non consente a nessuno di noi di portare a casa i crediti. Noi non abbiamo chiesto i soldi oggi, abbiamo chiesto - ha concluso Cesareo - garanzie sui nostri crediti, altrimenti le nostre aziende sono tutte quante fallite: è bene che lo si sappia, non c'è possibilità per nessuno''.