di Francesco Greco - TRICASE (Le) – L’aria da menestrello Gaetano Cortese (foto) ce l’ha. La vis polemica pure, ed è cool, espressa com’è dalle problematiche più attuali e drammatiche della sua terra e tutto il Sud. Le sue canzoni sono corrosive, politiche, ironiche, destrutturanti per il sistema, ma anche dolci e lievi e si riallacciano alla grande tradizione della musica d’autore, quei cantautori italiani (ma se vogliamo anche francesi): da George Brassens a Leo Ferrè, da Gaber a De Andrè, passando per Bennato e Guccini.
“Caro Gesù, lo sai / che senza soldi / proprio non si può / non ce la fai / e la felicità , / io la conosco bene / con le tasche vuote…” (“Caro Gesù”). E così il panorama musicale italico, così povero di novità e soprattutto di autenticità - mentre aspettiamo la valanga di miele che ci arriverà addosso da Sanremo, rime baciate e “chitarrosi” dal cuore spezzato, come direbbe Sergio Saviane - si arricchisce di un’altra voce ricca di mille sfumature, di sonorità originali ottenute con chitarra e armonica.
Ma ciò che lascia senza parole sono i testi venati di rabbia e di poesia. Cortese recupera la parola logorata dall’uso quotidiano, spolpata della sua semantica e la rivergina: un’operazione molto intrigante che è alla base, al nucleo del suo essere musicista, autore, arrangiatore, poeta. “Se son nato qui a Tricase non è certo colpa mia / questa terra benedetta che comunque è casa mia… /…terra dove sbatti i denti per qualunque cosa fai / del doman non v’è certezza, quindi prendi e te ne vai…”, (“Tricase”), dedicata alla città dov’è nato e vive. Da musicista del Mediterraneo, Cortese riecheggia nelle sue canzoni questo dato antropologico, inciso profondamente nel dna e butta giù dal piedistallo tutti i luoghi comuni sul Sud, i manierismi, le banalità : sa bene quanto siano falsi e ingannevoli, e anche offensivi per una terra così complessa, dalla storia semanticamente affollata, dall’anima barocca, dove vivono uomini-lucertola (“dalla faccia di dado”) come nella famosa poesia di Vittorio Bodini, che aveva colto l’anima di un popolo ricco di energia e di una terra magica e misteriosa. “Resta il dubbio del futuro negli occhi della gente / servilismo, fatalismo, o il mestiere di papà … / Guarda questi sogni strani / guarda quanta ipocrisia” (“Tricase”). Cortese si autodefinisce “autore e compositore melodista”. Ha cominciato a suonare la chitarra a 16 anni, con l’intenzione di scrivere canzoni.
Nel 1997 ha registrato, presso il “Pan Pot” studio di Brindisi, il primo demo di canzoni; nel 1999 fonda la sua prima band, “Contropiede” in origine composta da sette elementi e che passa attraverso una lunga trafila di assestamenti, fino a raggiungere la sua maturità e personalità mantenendo la sua spina dorsale, le colonna portante, trasformandosi in “Cantica Sociale Band”, che esisterà per diversi anni suonando nei locali e nelle piazze del Salento. Cominciano i riconoscimenti per il Bob Dylan del Sud: il 3 agosto 2003 giunge terzo al “Jam Summer Festival” di Casarano, nel corso del quale la band si distingue per l’originalità dei brani proposti. Segnalata, fra le migliori, la voce di Gaetano Cortese. Il 29 agosto partecipano all’ottava edizione di “Musicmatchlive” di Lucca, ricevendo buoni apprezzamenti della critica e un ottimo impatto sul pubblico. Nel 2004 la band si scioglie a causa di differenti visioni sul modo di fare musica, ma Gaetano continua a scrivere canzoni: la sente e la vive come una mission. La prima che nasce in questo periodo è appunto “Cantina Sociale”, un pezzo che prende il nome della band appena sciolta e dal quale viene realizzato un videoclip. A questa seguono altre canzoni, come “Tricase” (sempre amata da ogni tipo di pubblico) e “SS-275”: affrontano tematiche legate ad alcuni aspetti politici e sociali del territorio del Sud Salento, nella morsa della malapolitica spregiudicata, sotto attacco dei poteri forti, corrotti, oscuri, di chi vuole distruggere il paesaggio e la sua anima antica. “Sono canzoni che potrebbero essere definite il punto d’incontro fra il rock italiano e la musica d’autore – spiega il cantautore - canzoni logicamente ispirate dalla musica che ascolto e dalle vicissitudini della mia vita, ma il risultato è senz’altro originale”. Alcuni pezzi sono stati e sono trasmessi da radio locali, altri suonati anche in diretta radiofonica.
Il 14 novembre 2008 Cortese partecipa alla trasmissione televisiva “Finalmente sabato” su Telerama: risulta il più votato dalla giuria. Il 16 dicembre 2009 è al Teatro Italia di Gallipoli per la finalissima del “Talento Festival” – best production con “Sono qui”, un nuovo brano che piace al pubblico. Il 15 febbraio 2010 partecipa al Festival degli autori di Sanremo ricevendo ottimi apprezzamenti per la canzone “Sarò” e qualificandosi per la finale alla quale non parteciperà per vicissitudini personali che lo costringono a ritirarsi. “50.000 € provvisoriamente / andrebbero anche bene / aver le tasche piene non sarebbe male… / Se inavvertitamente / avessi anche un milione / pensa che regali / si potrebbe fare…”, (“Caro Gesù” https://www.youtube.com/watch?v=8IGTjyCM52c ). Il 4 agosto 2012 presenta il suo primo lavoro discografico (autoprodotto): “Siamo quel che siamo”, 11 tracce frutto del lavoro passato e della collaborazione con Riccardo Basile, amico, chitarrista e coarrangiatore. “E’ un pop-rock sempre melodico – spiega l’artista - a volte un po’ più ruvido, aspro, a volte profondamente romantico; attuale, introspettivo, scanzonato, alla continua ricerca del legittimo spazio vitale, con uno sguardo attento alla realtà politica e sociale del Salento. La “Liberatoria” “Siamo quel che siamo” (dalla quale il titolo del cd) è immediata, di facile ascolto: si canticchia quasi immediatamente per la sua melodia assolutamente orecchiabile, pur trattando il non facile tema dell’”essere se stessi” in questa società dell’avere e dei format.
Il resto dei brani è tutto da ascoltare. Il 14 marzo 2013 altro step della carriera: è intervistato in diretta radiofonica (foto) su Radio 1 Rai da Lorella Cuccarini in qualità di vincitore del concorso “Citofonare Cuccarini”, con la canzone “Sarò”. Il 10 gennaio 2014 pubblica “No rivoluzione!” http://www.youtube.com/watch?v=dwQJzgTQTT0 il primo dei due singoli (con videoclip prodotto da “Ientu film”) che aprono la strada al prossimo lavoro discografico che, osserva Gaetano “sarà ancora più calato nell’attualità territoriale e non solo; ancor più impegnato su temi quali la crisi economica e l’eurodittatura, ma anche in altre problematiche sociali drammaticamente trascurate dai media nazionali, come la difficile condizione dei padri separati. Senza dimenticare, naturalmente, il tema dell’amore come linfa indispensabile della vita quotidiana”. Temi che toccano tutti e che il poeta affronta con coraggio e leggerezza, facendoci riflettere, ma anche commuovere.
Ma ciò che lascia senza parole sono i testi venati di rabbia e di poesia. Cortese recupera la parola logorata dall’uso quotidiano, spolpata della sua semantica e la rivergina: un’operazione molto intrigante che è alla base, al nucleo del suo essere musicista, autore, arrangiatore, poeta. “Se son nato qui a Tricase non è certo colpa mia / questa terra benedetta che comunque è casa mia… /…terra dove sbatti i denti per qualunque cosa fai / del doman non v’è certezza, quindi prendi e te ne vai…”, (“Tricase”), dedicata alla città dov’è nato e vive. Da musicista del Mediterraneo, Cortese riecheggia nelle sue canzoni questo dato antropologico, inciso profondamente nel dna e butta giù dal piedistallo tutti i luoghi comuni sul Sud, i manierismi, le banalità : sa bene quanto siano falsi e ingannevoli, e anche offensivi per una terra così complessa, dalla storia semanticamente affollata, dall’anima barocca, dove vivono uomini-lucertola (“dalla faccia di dado”) come nella famosa poesia di Vittorio Bodini, che aveva colto l’anima di un popolo ricco di energia e di una terra magica e misteriosa. “Resta il dubbio del futuro negli occhi della gente / servilismo, fatalismo, o il mestiere di papà … / Guarda questi sogni strani / guarda quanta ipocrisia” (“Tricase”). Cortese si autodefinisce “autore e compositore melodista”. Ha cominciato a suonare la chitarra a 16 anni, con l’intenzione di scrivere canzoni.
Nel 1997 ha registrato, presso il “Pan Pot” studio di Brindisi, il primo demo di canzoni; nel 1999 fonda la sua prima band, “Contropiede” in origine composta da sette elementi e che passa attraverso una lunga trafila di assestamenti, fino a raggiungere la sua maturità e personalità mantenendo la sua spina dorsale, le colonna portante, trasformandosi in “Cantica Sociale Band”, che esisterà per diversi anni suonando nei locali e nelle piazze del Salento. Cominciano i riconoscimenti per il Bob Dylan del Sud: il 3 agosto 2003 giunge terzo al “Jam Summer Festival” di Casarano, nel corso del quale la band si distingue per l’originalità dei brani proposti. Segnalata, fra le migliori, la voce di Gaetano Cortese. Il 29 agosto partecipano all’ottava edizione di “Musicmatchlive” di Lucca, ricevendo buoni apprezzamenti della critica e un ottimo impatto sul pubblico. Nel 2004 la band si scioglie a causa di differenti visioni sul modo di fare musica, ma Gaetano continua a scrivere canzoni: la sente e la vive come una mission. La prima che nasce in questo periodo è appunto “Cantina Sociale”, un pezzo che prende il nome della band appena sciolta e dal quale viene realizzato un videoclip. A questa seguono altre canzoni, come “Tricase” (sempre amata da ogni tipo di pubblico) e “SS-275”: affrontano tematiche legate ad alcuni aspetti politici e sociali del territorio del Sud Salento, nella morsa della malapolitica spregiudicata, sotto attacco dei poteri forti, corrotti, oscuri, di chi vuole distruggere il paesaggio e la sua anima antica. “Sono canzoni che potrebbero essere definite il punto d’incontro fra il rock italiano e la musica d’autore – spiega il cantautore - canzoni logicamente ispirate dalla musica che ascolto e dalle vicissitudini della mia vita, ma il risultato è senz’altro originale”. Alcuni pezzi sono stati e sono trasmessi da radio locali, altri suonati anche in diretta radiofonica.
Il 14 novembre 2008 Cortese partecipa alla trasmissione televisiva “Finalmente sabato” su Telerama: risulta il più votato dalla giuria. Il 16 dicembre 2009 è al Teatro Italia di Gallipoli per la finalissima del “Talento Festival” – best production con “Sono qui”, un nuovo brano che piace al pubblico. Il 15 febbraio 2010 partecipa al Festival degli autori di Sanremo ricevendo ottimi apprezzamenti per la canzone “Sarò” e qualificandosi per la finale alla quale non parteciperà per vicissitudini personali che lo costringono a ritirarsi. “50.000 € provvisoriamente / andrebbero anche bene / aver le tasche piene non sarebbe male… / Se inavvertitamente / avessi anche un milione / pensa che regali / si potrebbe fare…”, (“Caro Gesù” https://www.youtube.com/watch?v=8IGTjyCM52c ). Il 4 agosto 2012 presenta il suo primo lavoro discografico (autoprodotto): “Siamo quel che siamo”, 11 tracce frutto del lavoro passato e della collaborazione con Riccardo Basile, amico, chitarrista e coarrangiatore. “E’ un pop-rock sempre melodico – spiega l’artista - a volte un po’ più ruvido, aspro, a volte profondamente romantico; attuale, introspettivo, scanzonato, alla continua ricerca del legittimo spazio vitale, con uno sguardo attento alla realtà politica e sociale del Salento. La “Liberatoria” “Siamo quel che siamo” (dalla quale il titolo del cd) è immediata, di facile ascolto: si canticchia quasi immediatamente per la sua melodia assolutamente orecchiabile, pur trattando il non facile tema dell’”essere se stessi” in questa società dell’avere e dei format.
Il resto dei brani è tutto da ascoltare. Il 14 marzo 2013 altro step della carriera: è intervistato in diretta radiofonica (foto) su Radio 1 Rai da Lorella Cuccarini in qualità di vincitore del concorso “Citofonare Cuccarini”, con la canzone “Sarò”. Il 10 gennaio 2014 pubblica “No rivoluzione!” http://www.youtube.com/watch?v=dwQJzgTQTT0 il primo dei due singoli (con videoclip prodotto da “Ientu film”) che aprono la strada al prossimo lavoro discografico che, osserva Gaetano “sarà ancora più calato nell’attualità territoriale e non solo; ancor più impegnato su temi quali la crisi economica e l’eurodittatura, ma anche in altre problematiche sociali drammaticamente trascurate dai media nazionali, come la difficile condizione dei padri separati. Senza dimenticare, naturalmente, il tema dell’amore come linfa indispensabile della vita quotidiana”. Temi che toccano tutti e che il poeta affronta con coraggio e leggerezza, facendoci riflettere, ma anche commuovere.