MILANO - "Questa economia uccide". A sottolinearlo il Pontefice nel videomessaggio all'Expo' di Milano, evidenziando che "non e' possibile non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada", mentre sia al centro dell'interesse "il ribasso di due punti in borsa". Per il Papa, "la radice di tutti i mali e' la iniquita'". Entrando nel merito, nel videomessaggio, ha citato il suo documento programmatico, l'"Evangelii gaudium" per dire "no, a un'economia dell'esclusione e della inequita'". "Questo - ha denunciato - e' il frutto della legge di competitivita' per cui il piu' forte ha la meglio sul piu' debole".
"Attenzione - ha aggiunto Papa Francesco - qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto; infatti gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi". "E' dunque necessario, se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi, risolvere la radice di tutti i mali che e' l'inequità", ha affermato. "Per fare questo ci sono - ha poi elencato - alcune scelte prioritarie da compiere: rinunciare all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità". Per il Papa, "la prima preoccupazione dev'essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza". In proposito, nel videomessaggio Francesco ha citato San Giovanni Paolo II che condanno' il "paradosso dell'abbondanza" per il quale "c'e' cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi". "Questo - ha ribadito il Pontefice - e' il paradosso che continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica".
L'esortazione del Papa e' stata dunque a "superare la tentazione dei sofismi, come quel nominalismo del pensiero che va oltre, oltre, oltre, ma non tocca mai la realtà". Servono invece, ha terminato, "uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà".
"Attenzione - ha aggiunto Papa Francesco - qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto; infatti gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi". "E' dunque necessario, se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi, risolvere la radice di tutti i mali che e' l'inequità", ha affermato. "Per fare questo ci sono - ha poi elencato - alcune scelte prioritarie da compiere: rinunciare all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità". Per il Papa, "la prima preoccupazione dev'essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza". In proposito, nel videomessaggio Francesco ha citato San Giovanni Paolo II che condanno' il "paradosso dell'abbondanza" per il quale "c'e' cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi". "Questo - ha ribadito il Pontefice - e' il paradosso che continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica".
L'esortazione del Papa e' stata dunque a "superare la tentazione dei sofismi, come quel nominalismo del pensiero che va oltre, oltre, oltre, ma non tocca mai la realtà". Servono invece, ha terminato, "uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà".