TARANTO - Casartigiani Taranto scrive alle Autorità locali e al Ministro dei Trasporti. Sono passati ormai 4 mesi dall’ultima nave porta Contener sbarcata nel porto jonico, siamo passati dai 63.630 contener movimentati nel 2013 alla assenza completa di movimentazione, un porto morto, un porto fermo, che non porta sviluppo e ricchezza per la città è quello di Taranto.
Riteniamo che il porto di Taranto sia un bene pubblico, che non possa essere bloccato da interessi di singoli soggetti, ma che tale deve essere fonte di reddito per la collettività. Richiamiamo all’attenzione e alla responsabilità le istituzioni locali e nazionali chiedendo l’impegno immediato, al fine di ripristinare il funzionamento del Porto, garantendo un alternativa sociale ed economica al settore autotrasporto in collasso.” Con queste parole lo Sna Casartigiani chiede spiegazioni in merito alla situazione attuale del Porto di Taranto e sul futuro dello stesso.
Lo stesso sito Istituzionale dell’autorità portuale ricorda a tutti noi: “IMPIANTI DISPONIBILI PER TUTTI".
Sebbene la maggior parte del traffico contenitori sul Terminal di Taranto sia generato da Evergreen e da Italia Marittima, gli impianti della TCT sono disponibili per tutte le Compagnie di Navigazione impegnate nel trasporto di container. La ZIM e la MSC – ad esempio – hanno effettuato numerosi scali nel Porto di Taranto negli anni 2005-2006 Ben a conoscenza degli intoppi burocratici e logistici, riteniamo sia opportuno, come più volte sottolineato, - spiega la nota - garantire l’operatività minima del Terminal o comunque garantire il minimo di arrivi di Contener, è necessario e indispensabile per garantire gli standard Economici e Sociali della nostra città.
Nella protesta - aggiunge la nota - che ci vide protagonisti nel novembre dello scorso Anno, avevamo ricevuto la promessa da parte delle Istituzioni di provare a trovare una soluzione. In quell’occasione si era pensato e cercato di trasferire il traffico locale presso il molo San Cataldo, reso disponibile dall’Autorità Portuale, vista l’impossibilità dell’armatore di utilizzare la banchina del 5° sporgente interessata ai lavori a tutt’oggi fermi. Sono passati ormai 2 mesi da quando la scrivente ha avuto l’ultimo incontro con il Presidente dell’Autorità Portuale, dove era stata individuata la predetta soluzione temporanea, dove Evergreen pur interessata all’operazione non ha dato risposta. A tutt’oggi - spiega la nota di Casartigiani - le aziende dell’indotto e in particolare quelle dell’autotrasporto, ferme dal Novembre 2014 sono ormai in fallimento, a tale situazione si aggiunge la vertenza Ilva, che coinvolge anche le aziende Plurimandatarie dell’autotrasporto. In conclusione crediamo che sia ora che Evergreen dia chiarezza, altrimenti si dia spazio ad altri armatori che vogliano investire".
Sebbene la maggior parte del traffico contenitori sul Terminal di Taranto sia generato da Evergreen e da Italia Marittima, gli impianti della TCT sono disponibili per tutte le Compagnie di Navigazione impegnate nel trasporto di container. La ZIM e la MSC – ad esempio – hanno effettuato numerosi scali nel Porto di Taranto negli anni 2005-2006 Ben a conoscenza degli intoppi burocratici e logistici, riteniamo sia opportuno, come più volte sottolineato, - spiega la nota - garantire l’operatività minima del Terminal o comunque garantire il minimo di arrivi di Contener, è necessario e indispensabile per garantire gli standard Economici e Sociali della nostra città.
Nella protesta - aggiunge la nota - che ci vide protagonisti nel novembre dello scorso Anno, avevamo ricevuto la promessa da parte delle Istituzioni di provare a trovare una soluzione. In quell’occasione si era pensato e cercato di trasferire il traffico locale presso il molo San Cataldo, reso disponibile dall’Autorità Portuale, vista l’impossibilità dell’armatore di utilizzare la banchina del 5° sporgente interessata ai lavori a tutt’oggi fermi. Sono passati ormai 2 mesi da quando la scrivente ha avuto l’ultimo incontro con il Presidente dell’Autorità Portuale, dove era stata individuata la predetta soluzione temporanea, dove Evergreen pur interessata all’operazione non ha dato risposta. A tutt’oggi - spiega la nota di Casartigiani - le aziende dell’indotto e in particolare quelle dell’autotrasporto, ferme dal Novembre 2014 sono ormai in fallimento, a tale situazione si aggiunge la vertenza Ilva, che coinvolge anche le aziende Plurimandatarie dell’autotrasporto. In conclusione crediamo che sia ora che Evergreen dia chiarezza, altrimenti si dia spazio ad altri armatori che vogliano investire".