Riforme: opposizioni all'Aventino 90 anni dopo. Renzi, no a ricatti

Sulle riforme ormai e' Aventino, ben novant'anni dopo quello del 26 giugno 1924. Le opposizioni hanno lasciato l'Aula della Camera. Renzi intende resistere. "Non mi faccio certamente ricattare da Grillo sulle riforme costituzionali". A sostenerlo Matteo Renzi ai deputati del Pd. Il presidente del Consiglio ha spiegato come il Pd ha cercato sempre la mediazione con le altre forze politiche. "Le richieste del Movimento 5 stelle sul referendum non sono condivisibili". Il percorso delle riforme andra' avanti e non ci faremo bloccare da nessuno, ha ripetuto. Se le opposizioni minacciano di non partecipare al voto sulle riforme "e' un problema loro, non nostro".

Ma alle intenzioni seguono i fatti: "Lo strappo della seduta fiume e' un atto che segnera' per molti anni la cifra della democrazia in questo Paese". Ha detto il capogruppo di Sel Arturo Scotto. "Qui nessuno vuole bloccare nulla, se non pretendere di poter esprimere la nostra posizione alla luce del sole", ma "il potere esecutivo sta provando a mettere sotto scacco il potere legislativo e per questo abbandoniamo l'Aula".
Dopo una seduta notturna tesissima e culminata in una rissa fra i parlamentari di Partito Democratico e Sel in mattinata, su richiesta di Lega ed Forza Italia è stata convocata una capigruppo per il prosieguo dei lavori. Prima di entrare il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha reso noto che "se ci dovesse essere un irrigidimento da parte della maggioranza tutte le opposizioni hanno già deciso di uscire dall'Aula". Intanto l'esponente azzurro ha fatto sapere di essere in contatto con il Quirinale e di avere chiesto al presidente segretario generale del Quirinale, Donato Marra, la disponibilità del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a ricevere una delegazione delle forze parlamentari di minoranza della Camera. Anche la minoranza democratica è letteralmente in subbuglio.

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