di Francesco Greco. GALATINA (Le) – Mr. Bean made in Salento chiede offerte per la festa del Santo Patrono, ma la cassetta resta desolatamente vuota, anzi, un mattacchione dalla finestra allunga la canna da pesca e ruba un pesce rosso che qualcuno aveva donato. Intanto al bar sport si gioca forsennatamente al gratta e vinci a caccia della vincita milionaria, mentre gli operai preparano le luminarie e un prete all’antica è il più confuso di tutti.
I Santi ormai non fanno più miracoli, elemosine zero causa crisi e spending review e così non resta che continuare a grattare, affidandosi al fato al tempo del ripresa virtuale annunciata da Renzi, come fa un’umanità varia, archetipizzata, sospesa fra vita e morte, fra vitalità e fatalismo, col ticchettio delle sveglie a cristallizzare le abitudini, nel bar che dà sulla piazza, come un suk mediorientale dal Cairo a Baghdad.
Tra fede relativizzata e fortuna nostra ultima spes, il Sud risveglia la sua anima paganeggiante, caustica, al vetriolo, destrutturante, che sonnecchia carsica sotto le apparenze al tempo della crisi sistemica, il default sottinteso, la precarietà, la spending review selvaggia, gli esodati, i nerd: sullo sfondo il tanfo della politica criminale da Mani Pulite a Mafia Capitale.
50 sfumature di Dioniso in Terra d’Otranto. Irriverente, originale, fuori dai canoni estetici e scenografici a cui ci hanno abituati: folklore a uso turistico, acquerello ingannevole (leggi discariche di veleni ovunque e vie spropositate in progress), autoreferenzialità. Ecco finalmente un’opera mainstream, che cambia continuamente codice narrativo: sospeso fra innocenza e dolcezza, cosparso di ironia e poesia, intriso di sottintesa iconoclastia e tratti blasfema ma con stile: non siamo la terra di Papa Galeazzo e dei “laureddi” dispettosi e impertinenti?
Finalmente fuori dal provincialismo ammorbante: basta banalizzare una terra complessa, barocca, basta cartoline e souvenir a uso e consumo di un turismo di bocca buona, mentre si consuma il paesaggio, si stupra la terra coi veleni.
Ironico, graffiante, bello questo “Cratta”, deliziosa opera di Fausto Romano (prodotto da “Zero Project” e realizzato col contributo di Apulia Film Commission). Il regista si ritaglia il ruolo di protagonista: un Paolino stralunato e folle (“tribute” a Santu Paulu de le tarante), che non riesce a convincere i paesani (selezionati dopo laboriosi casting, ma dalle facce ancor più stralunate e aderenti) a dare l’obolo per San Pietro, mentre al solito bar che si affaccia sulla piazza di tutti i paesi del Sud si gratta senza requie per tentare di dare una svolta alla triste vita che ci è toccata in sorte, con un’ossessione che trasfigura nel gioco la nuova religione del XXI secolo.
Girato con perizia tecnica, montato senza sbavature da Mattia Soranzo, interpretato con freschezza da uno stuolo di absolute beginners da tenere d’occhio per le opere future. Belle le musiche balcaniche del maestro Cesare Dell’Anna (Opa Cupa) che lo attraversano da cima a fondo, incantevole la fotografia del centro storico di Galatina come di altre location salentine ben scelte da Francesco Di Pierro.
Mr. Bean formato Salento mette in ridicolo il mercimonio del clericalismo in cui siamo immersi da secoli (e che ora anche Papa Francesco attacca radicalmente). Lo fa con intelligenza e ironia (citazioni da Totò, ma anche da altri generi, dal surreale alla Bunuel all’horror di Carpenter, incluso Charlot), che a tratti si fa sarcasmo amaro (la tombola in processione è un passaggio tagliente, cool, anche perché la “Madonna”, cioè la Fortuna antropomorfizzata, segue dietro, come la pioggia di banconote che arriva dal cielo alla fine, come se fosse avvenuto il miracolo), a tratti tenero e comunque mai volgare.
Con snodi deliziosi: gli implacabili Testimoni di Geova, per dire e invece del rosario i numeri del lotto (“Vinci spesso, vinci adesso”): via il Vangelo, apriamo la Smorfia: 8 la donna, 46 i soldi, 52 la mamma: tre archetipi che reggono l’etos, l’anima antica del Sud. “Cratta” è un corto (20 minuti) che miete premi ovunque: migliore sonorizzazione allo ZeroTrenta Film Festival di Argenta, menzione speciale all’AS Film Festival di Roma, migliore regia e migliore regia al Corto-Dino di Dino De Laurentiis di Torre Annunziata, miglior corto al 400 corti Film Festival di Palestrina. Tutte professionalità (dalle scenografie di Luigi Conte ai costumi di Angela Chezzi all’aiuto regia di Luca Cucci e tanti altri) si direbbe anzi, eccellenze, genius loci, del cinema made in Salento. Evviva!
I Santi ormai non fanno più miracoli, elemosine zero causa crisi e spending review e così non resta che continuare a grattare, affidandosi al fato al tempo del ripresa virtuale annunciata da Renzi, come fa un’umanità varia, archetipizzata, sospesa fra vita e morte, fra vitalità e fatalismo, col ticchettio delle sveglie a cristallizzare le abitudini, nel bar che dà sulla piazza, come un suk mediorientale dal Cairo a Baghdad.
Tra fede relativizzata e fortuna nostra ultima spes, il Sud risveglia la sua anima paganeggiante, caustica, al vetriolo, destrutturante, che sonnecchia carsica sotto le apparenze al tempo della crisi sistemica, il default sottinteso, la precarietà, la spending review selvaggia, gli esodati, i nerd: sullo sfondo il tanfo della politica criminale da Mani Pulite a Mafia Capitale.
50 sfumature di Dioniso in Terra d’Otranto. Irriverente, originale, fuori dai canoni estetici e scenografici a cui ci hanno abituati: folklore a uso turistico, acquerello ingannevole (leggi discariche di veleni ovunque e vie spropositate in progress), autoreferenzialità. Ecco finalmente un’opera mainstream, che cambia continuamente codice narrativo: sospeso fra innocenza e dolcezza, cosparso di ironia e poesia, intriso di sottintesa iconoclastia e tratti blasfema ma con stile: non siamo la terra di Papa Galeazzo e dei “laureddi” dispettosi e impertinenti?
Finalmente fuori dal provincialismo ammorbante: basta banalizzare una terra complessa, barocca, basta cartoline e souvenir a uso e consumo di un turismo di bocca buona, mentre si consuma il paesaggio, si stupra la terra coi veleni.
Ironico, graffiante, bello questo “Cratta”, deliziosa opera di Fausto Romano (prodotto da “Zero Project” e realizzato col contributo di Apulia Film Commission). Il regista si ritaglia il ruolo di protagonista: un Paolino stralunato e folle (“tribute” a Santu Paulu de le tarante), che non riesce a convincere i paesani (selezionati dopo laboriosi casting, ma dalle facce ancor più stralunate e aderenti) a dare l’obolo per San Pietro, mentre al solito bar che si affaccia sulla piazza di tutti i paesi del Sud si gratta senza requie per tentare di dare una svolta alla triste vita che ci è toccata in sorte, con un’ossessione che trasfigura nel gioco la nuova religione del XXI secolo.
Girato con perizia tecnica, montato senza sbavature da Mattia Soranzo, interpretato con freschezza da uno stuolo di absolute beginners da tenere d’occhio per le opere future. Belle le musiche balcaniche del maestro Cesare Dell’Anna (Opa Cupa) che lo attraversano da cima a fondo, incantevole la fotografia del centro storico di Galatina come di altre location salentine ben scelte da Francesco Di Pierro.
Mr. Bean formato Salento mette in ridicolo il mercimonio del clericalismo in cui siamo immersi da secoli (e che ora anche Papa Francesco attacca radicalmente). Lo fa con intelligenza e ironia (citazioni da Totò, ma anche da altri generi, dal surreale alla Bunuel all’horror di Carpenter, incluso Charlot), che a tratti si fa sarcasmo amaro (la tombola in processione è un passaggio tagliente, cool, anche perché la “Madonna”, cioè la Fortuna antropomorfizzata, segue dietro, come la pioggia di banconote che arriva dal cielo alla fine, come se fosse avvenuto il miracolo), a tratti tenero e comunque mai volgare.
Con snodi deliziosi: gli implacabili Testimoni di Geova, per dire e invece del rosario i numeri del lotto (“Vinci spesso, vinci adesso”): via il Vangelo, apriamo la Smorfia: 8 la donna, 46 i soldi, 52 la mamma: tre archetipi che reggono l’etos, l’anima antica del Sud. “Cratta” è un corto (20 minuti) che miete premi ovunque: migliore sonorizzazione allo ZeroTrenta Film Festival di Argenta, menzione speciale all’AS Film Festival di Roma, migliore regia e migliore regia al Corto-Dino di Dino De Laurentiis di Torre Annunziata, miglior corto al 400 corti Film Festival di Palestrina. Tutte professionalità (dalle scenografie di Luigi Conte ai costumi di Angela Chezzi all’aiuto regia di Luca Cucci e tanti altri) si direbbe anzi, eccellenze, genius loci, del cinema made in Salento. Evviva!