BARI - “Ma siamo sicuri che sulla Xylella l’Europa non c’entri nulla? Avanti tutta con il Piano, dunque, ma se dobbiamo dirla tutta nemmeno le misure normative europee hanno impedito la diffusione della Xylella in Puglia. I politici europei e nazionali tirino dunque fuori la grinta e invitino il commissario europeo Ue alla Salute ad essere più prudente e a valutare con la Commissione misure di risarcimento o ristoro”. Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alla dichiarazioni del Commissario UE alla Salute Vytenies Andriukaitais sull’emergenza Xylella.
“L'Unione europea non può lavarsi le mani sulla diffusione della Xylella. E lo dico non per portare avanti un'indagine di polizia giudiziaria, o per fornire materiale al complottismo, ma perché il tema della responsabilità investe il dovere successivo di risarcire e ristorare.
Mi chiedo. È vero o non è vero che il ceppo centro-americano della Xylella era certamente conosciuto nel 2000, anno in cui fu emanata la direttiva 29? È vero o non è vero che quella direttiva impediva l'importazione di piante e sementi di agrumi e viti dal centro-America? Per quale motivo, allora, non fu esteso il divieto di importazione ad altre piante e sementi in base ad un ordinario principio di precauzione?
Inoltre: è vero o non è vero che anche nell’ultimo anno sono aumentati i casi di intercettazione in Italia di piante infette da Xylella, nonostante la già conclamata infestazione del Salento? Queste piante o semi sono arrivate in Europa seguendo le stesse rotte, cioè con l'approdo nei maggiori porti? E allora, perché lavarsi le mani? Perché nascondere il fatto che solo ora l’Europa si sta mobilitando per introdurre il divieto di importazione in Europa di altre piante e sementi, tipo quelle del caffè, dal centro-America?".
"Tutto quanto detto serve per dire che bisogna andare avanti con l’esecuzione del Piano di azioni proposto dal Commissario ed approvato dalla Protezione civile, ma nessuno in Europa può dire ‘io non c’ero’ o ‘se c’ero non sapevo’. Si valutasse dunque, e con urgenza, un risarcimento o ristoro, anche per rendere più credibile e sopportabile l’esecuzione delle misure di lotta e prevenzione”.
“L'Unione europea non può lavarsi le mani sulla diffusione della Xylella. E lo dico non per portare avanti un'indagine di polizia giudiziaria, o per fornire materiale al complottismo, ma perché il tema della responsabilità investe il dovere successivo di risarcire e ristorare.
Mi chiedo. È vero o non è vero che il ceppo centro-americano della Xylella era certamente conosciuto nel 2000, anno in cui fu emanata la direttiva 29? È vero o non è vero che quella direttiva impediva l'importazione di piante e sementi di agrumi e viti dal centro-America? Per quale motivo, allora, non fu esteso il divieto di importazione ad altre piante e sementi in base ad un ordinario principio di precauzione?
Inoltre: è vero o non è vero che anche nell’ultimo anno sono aumentati i casi di intercettazione in Italia di piante infette da Xylella, nonostante la già conclamata infestazione del Salento? Queste piante o semi sono arrivate in Europa seguendo le stesse rotte, cioè con l'approdo nei maggiori porti? E allora, perché lavarsi le mani? Perché nascondere il fatto che solo ora l’Europa si sta mobilitando per introdurre il divieto di importazione in Europa di altre piante e sementi, tipo quelle del caffè, dal centro-America?".
"Tutto quanto detto serve per dire che bisogna andare avanti con l’esecuzione del Piano di azioni proposto dal Commissario ed approvato dalla Protezione civile, ma nessuno in Europa può dire ‘io non c’ero’ o ‘se c’ero non sapevo’. Si valutasse dunque, e con urgenza, un risarcimento o ristoro, anche per rendere più credibile e sopportabile l’esecuzione delle misure di lotta e prevenzione”.