BARI - Questa mattina il sindaco Antonio Decaro ha partecipato alla cerimonia svoltasi presso il Sacrario dei Caduti d'Oltremare in onore dei festeggiamenti per il 70° anniversario della Liberazione.
Di seguito l'intervento del sindaco:
"Autorità civili, religiose e militari,
signor presidente dell’ANPI,
cittadine e cittadini,
oggi la nostra comunità nazionale celebra la ritrovata unità e la libertà riconquistata.
Il 25 aprile, come ci ha ricordato ieri il Presidente Mattarella, “ è il giorno della libertà di tutti. Una libertà costata sacrifici e sangue, sofferenze e dedizione, fino all’eroico sacrificio individuale”.
Quel 25 aprile del 1945 segnò per tutti noi una nuova nascita dopo la morte politica, civile e morale che la dittatura fascista, prima, e l’occupazione nazista, poi, impressero al nostro popolo e ai nostri territori.
Ogni anno questi sentimenti di liberazione e rinascita si rinnovano nelle nostre piazze, nelle nostre cerimonie e, cosa ancora più importante, nei nostri cuori e nelle nostre coscienze.
La Resistenza, la lotta partigiana, le iniziative spontanee di ribellione contro l’occupazione nazifascista determinarono una rete di solidarietà umana e di partecipazione, civile e ideale, senza le quali sarebbe stato impossibile il riscatto democratico del nostro Paese.
Penso ai tanti cittadini baresi e pugliesi, al loro generoso e coraggioso contributo, penso al ruolo della Città di Bari con il suo porto strategico e determinante per le operazioni di Liberazione, penso alle prime riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale che si tennero proprio qui, a Bari, nel Teatro Piccinni, penso al fervore e alla passione degli esponenti intellettuali che si ritrovavano intorno alla Casa editrice Laterza, penso al ruolo di Radio Bari, dopo l’8 settembre del 1943, che trasformò un modesto trasmettitore di onde medie, ubicato in via Putignani 247, in una delle voci più potenti contro il nazifascismo.
È per me un onore, per la prima volta da sindaco, ricordare con orgoglio e commozione i tanti episodi che testimoniano la volontà e la forza della nostra città nel reagire alle barbarie e alle violenze della dittatura e dell’occupazione nazista. Militari e civili, partigiani e attivisti, donne e uomini, i ragazzi di Bari vecchia che, mossi dal coraggio e dalla voglia di riscatto, si resero protagonisti di una grande stagione di resistenza. Senza tutto questo non avremmo conquistato con onore il traguardo della libertà. Per questo la Città di Bari è stata insignita con la medaglia d’oro al merito civile, alla lotta di liberazione e alla Resistenza.
Resistere è un verbo che deriva dal latino, unisce le parole “re” indietro e “sistere” fermare, la cui etimologia ci restituisce un significato che racconta di un “fermare respingendo”, un “non cedere ad una forza”.
La resistenza dei partigiani è il racconto di una grande spinta propulsiva, di gente che sentì che quella era “l'ora di resistere – come disse Pietro Calamandrei- era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”.
Oggi noi abbiamo una fortuna incredibile, che forse i nostri figli e i nostri nipoti non avranno: possiamo ascoltare dalla voce, tenue, di chi 70 anni fa ha vissuto e ha resistito per la nostra libertà, il racconto di quella passione e di quegli ideali che hanno consegnato a noi oggi un Paese libero e la possibilità di vivere da cittadini liberi. Quella voce non deve suscitare in noi tenerezza ma orgoglio, fierezza e quelle parole non dobbiamo solo ascoltarle ma raccoglierle, custodirle e tramandarle.
Così come dobbiamo custodire gelosamente nei nostri cuori la voce di Sandro Pertini che dalla sua radio milanese, quel 25 aprile del 1945, chiamava all’insurrezione tutto il popolo italiano con lo sciopero generale, perché quella voce, insieme a tutte le voci dei partigiani che ancora vivono con noi, hanno la forza delle parole e delle azioni libere, perché in esse c'è il lascito di chi, con coraggio e sacrificio, ha combattuto una straordinaria battaglia di popolo per aprire la strada ad un futuro migliore.
La libertà ritrovata del nostro Paese ha radicato ancor più profondamente sentimenti di solidarietà, di umanità e di rispetto che costituiscono gli anticorpi migliori contro i germi della violenza e della follia.
Sono questi valori di pace e di dialogo che hanno spinto Giovanni Loporto, a costo della sua stessa vita, in una terra lontana in missione di cooperazione e di solidarietà.
Su questo terreno di valori e di cultura, si radica anche l’ impegno delle nostre Forze Armate che hanno dimostrato il loro valore settant'anni fa e continuano a farlo oggi, dentro e fuori i confini nazionali, laddove è richiesto il contributo del nostro Paese alla pace, alla stabilità e alla sicurezza.
Nel momento in cui celebriamo la Festa della Liberazione, vorrei anche io, come ha fatto ieri il nostro Presidente della Repubblica, rivolgere un pensiero di affettuosa vicinanza ai nostri due concittadini: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che da oltre tre anni attendono giustizia.
Nella speranza di poterli riabbracciare subito li salutiamo con affetto.
Mi piace pensare che il sacrificio di quella resistenza di 70 anni fa sia servito anche per dare dignità e riconoscimento a tutte le altre resistenze che da allora tutti i popoli hanno vissuto e vivono ancora oggi. Mi piace pensare che alle nuove resistenze innocenti noi potremo offrire ancora un’Italia e un’Europa libere, capaci di onorare il sacrificio degli uomini che così le hanno sognate e per cui si sono sacrificati.
A tutti voi, alle vittime delle resistenze, ai partigiani della resistenza dell’Italia del 1945, ai miei concittadini, io affido il mio miglior augurio per questa giornata di festa. Viva la Liberazione. Viva la Repubblica. Viva l'Italia!".
Di seguito l'intervento del sindaco:
"Autorità civili, religiose e militari,
signor presidente dell’ANPI,
cittadine e cittadini,
oggi la nostra comunità nazionale celebra la ritrovata unità e la libertà riconquistata.
Il 25 aprile, come ci ha ricordato ieri il Presidente Mattarella, “ è il giorno della libertà di tutti. Una libertà costata sacrifici e sangue, sofferenze e dedizione, fino all’eroico sacrificio individuale”.
Quel 25 aprile del 1945 segnò per tutti noi una nuova nascita dopo la morte politica, civile e morale che la dittatura fascista, prima, e l’occupazione nazista, poi, impressero al nostro popolo e ai nostri territori.
Ogni anno questi sentimenti di liberazione e rinascita si rinnovano nelle nostre piazze, nelle nostre cerimonie e, cosa ancora più importante, nei nostri cuori e nelle nostre coscienze.
La Resistenza, la lotta partigiana, le iniziative spontanee di ribellione contro l’occupazione nazifascista determinarono una rete di solidarietà umana e di partecipazione, civile e ideale, senza le quali sarebbe stato impossibile il riscatto democratico del nostro Paese.
Penso ai tanti cittadini baresi e pugliesi, al loro generoso e coraggioso contributo, penso al ruolo della Città di Bari con il suo porto strategico e determinante per le operazioni di Liberazione, penso alle prime riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale che si tennero proprio qui, a Bari, nel Teatro Piccinni, penso al fervore e alla passione degli esponenti intellettuali che si ritrovavano intorno alla Casa editrice Laterza, penso al ruolo di Radio Bari, dopo l’8 settembre del 1943, che trasformò un modesto trasmettitore di onde medie, ubicato in via Putignani 247, in una delle voci più potenti contro il nazifascismo.
È per me un onore, per la prima volta da sindaco, ricordare con orgoglio e commozione i tanti episodi che testimoniano la volontà e la forza della nostra città nel reagire alle barbarie e alle violenze della dittatura e dell’occupazione nazista. Militari e civili, partigiani e attivisti, donne e uomini, i ragazzi di Bari vecchia che, mossi dal coraggio e dalla voglia di riscatto, si resero protagonisti di una grande stagione di resistenza. Senza tutto questo non avremmo conquistato con onore il traguardo della libertà. Per questo la Città di Bari è stata insignita con la medaglia d’oro al merito civile, alla lotta di liberazione e alla Resistenza.
Resistere è un verbo che deriva dal latino, unisce le parole “re” indietro e “sistere” fermare, la cui etimologia ci restituisce un significato che racconta di un “fermare respingendo”, un “non cedere ad una forza”.
La resistenza dei partigiani è il racconto di una grande spinta propulsiva, di gente che sentì che quella era “l'ora di resistere – come disse Pietro Calamandrei- era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”.
Oggi noi abbiamo una fortuna incredibile, che forse i nostri figli e i nostri nipoti non avranno: possiamo ascoltare dalla voce, tenue, di chi 70 anni fa ha vissuto e ha resistito per la nostra libertà, il racconto di quella passione e di quegli ideali che hanno consegnato a noi oggi un Paese libero e la possibilità di vivere da cittadini liberi. Quella voce non deve suscitare in noi tenerezza ma orgoglio, fierezza e quelle parole non dobbiamo solo ascoltarle ma raccoglierle, custodirle e tramandarle.
Così come dobbiamo custodire gelosamente nei nostri cuori la voce di Sandro Pertini che dalla sua radio milanese, quel 25 aprile del 1945, chiamava all’insurrezione tutto il popolo italiano con lo sciopero generale, perché quella voce, insieme a tutte le voci dei partigiani che ancora vivono con noi, hanno la forza delle parole e delle azioni libere, perché in esse c'è il lascito di chi, con coraggio e sacrificio, ha combattuto una straordinaria battaglia di popolo per aprire la strada ad un futuro migliore.
La libertà ritrovata del nostro Paese ha radicato ancor più profondamente sentimenti di solidarietà, di umanità e di rispetto che costituiscono gli anticorpi migliori contro i germi della violenza e della follia.
Sono questi valori di pace e di dialogo che hanno spinto Giovanni Loporto, a costo della sua stessa vita, in una terra lontana in missione di cooperazione e di solidarietà.
Su questo terreno di valori e di cultura, si radica anche l’ impegno delle nostre Forze Armate che hanno dimostrato il loro valore settant'anni fa e continuano a farlo oggi, dentro e fuori i confini nazionali, laddove è richiesto il contributo del nostro Paese alla pace, alla stabilità e alla sicurezza.
Nel momento in cui celebriamo la Festa della Liberazione, vorrei anche io, come ha fatto ieri il nostro Presidente della Repubblica, rivolgere un pensiero di affettuosa vicinanza ai nostri due concittadini: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che da oltre tre anni attendono giustizia.
Nella speranza di poterli riabbracciare subito li salutiamo con affetto.
Mi piace pensare che il sacrificio di quella resistenza di 70 anni fa sia servito anche per dare dignità e riconoscimento a tutte le altre resistenze che da allora tutti i popoli hanno vissuto e vivono ancora oggi. Mi piace pensare che alle nuove resistenze innocenti noi potremo offrire ancora un’Italia e un’Europa libere, capaci di onorare il sacrificio degli uomini che così le hanno sognate e per cui si sono sacrificati.
A tutti voi, alle vittime delle resistenze, ai partigiani della resistenza dell’Italia del 1945, ai miei concittadini, io affido il mio miglior augurio per questa giornata di festa. Viva la Liberazione. Viva la Repubblica. Viva l'Italia!".