BARI - "Gli investimenti per le acque reflue effettuati dalla società Acquedotto Pugliese e cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013 devono essere conformi" ai regolamenti e alle direttive europee. Pertanto, la Commissione europea "solleverà la questione" con le autorità italiane competenti "nell'ambito della verifica dell'ammissibilità delle spese del progetto, nonché della procedura d'infrazione attualmente in corso per la mancata applicazione" della direttiva Ue sul trattamento delle acque reflue urbane. E' quanto ha annunciato la commissaria europea per le Politiche regionali, Corina Cretu, nella sua risposta all'interrogazione presentata dagli eurodeputati M5S Rosa D'Amato, Isabella Adinolfi, Marco Valli e Fabio Massimo Castaldo.
"Nella nostra interrogazione - spiega l'eurodeputata tarantina - abbiamo sollevato una questione chiara: in Puglia,gli impianti di depurazione, gestiti in regime di monopolio da Acquedotto Pugliese, sono ancora in prevalenza non funzionanti, tanto da essere stati in molti casi sequestrati dalla magistratura italiana. Non a caso, sono oggetto di una procedura d'infrazione Ue per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Inoltre, a causa di questi scarichi, sono compromesse aree naturali protette dalla direttiva Habitat".
"A fronte di queste emergenze - continua - la Regione ha destinato cospicui fondi europei per opere volte al cambiamento del recapito finale dei reflui urbani, senza risolvere il grave problema a monte, ossia il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione, per il quale tra l'altro i contribuenti italiani rischiano di pagare una pesante multa. A nostro avviso - conclude - si tratta di un modo di nascondere, sprecando importanti risorse pubbliche, la cattiva gestione degli impianti e il continuo disservizio per i cittadini. Un parere che a quanto pare anche la Commissione europea condivide. Temiamo che dietro tutto ciò si possa nascondere una nuova, grave truffa ai danni dei cittadini e dell'ambiente pugliesi".
"Nella nostra interrogazione - spiega l'eurodeputata tarantina - abbiamo sollevato una questione chiara: in Puglia,gli impianti di depurazione, gestiti in regime di monopolio da Acquedotto Pugliese, sono ancora in prevalenza non funzionanti, tanto da essere stati in molti casi sequestrati dalla magistratura italiana. Non a caso, sono oggetto di una procedura d'infrazione Ue per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Inoltre, a causa di questi scarichi, sono compromesse aree naturali protette dalla direttiva Habitat".
"A fronte di queste emergenze - continua - la Regione ha destinato cospicui fondi europei per opere volte al cambiamento del recapito finale dei reflui urbani, senza risolvere il grave problema a monte, ossia il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione, per il quale tra l'altro i contribuenti italiani rischiano di pagare una pesante multa. A nostro avviso - conclude - si tratta di un modo di nascondere, sprecando importanti risorse pubbliche, la cattiva gestione degli impianti e il continuo disservizio per i cittadini. Un parere che a quanto pare anche la Commissione europea condivide. Temiamo che dietro tutto ciò si possa nascondere una nuova, grave truffa ai danni dei cittadini e dell'ambiente pugliesi".