a cura di Mario Contino, fondatore AIRM - Tutti oggi conoscono la storia dei Cavalieri Templari, almeno quella ufficiale presente su numerosi libri di storia e resa nota da documentari e romanzi. Pochi però sanno che i famosi “Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone” ( Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis), ordine cavalleresco fondato in Terra santa nel 1119 circa ed avente l'iniziale scopo di proteggere i pellegrini, fu presente ed attivo anche nella nostra Puglia.
Il primo documento ufficiale che fa esplicito riferimento alla presenza dei Cavalieri nel Regno di Sicilia risale al 1143, si tratta di una cronaca di Amando, diacono di Trani, che attesta la partecipazione dei Templari ad una cerimonia religiosa. Probabilmente nella terra di Puglia vi era la maggiore concentrazione di “Precettorie” e “Mansioni”, nomi con cui in Italia si indicavano i loro centrali (differentemente dal nome “commanderie” utilizzato soprattutto in Francia). Sempre in Puglia, presso S. Maria Maddalena a Barletta, domiciliava il Maestro Provinciale dell'ordine che presenziava su tutte le case templari del Regno di Sicilia.
Solitamente i cavalieri Templari alloggiavano in chiese e cattedrali, non di rado però costruivano di propria iniziativa i loro luoghi ove dimorare. In alcune zone interne della Puglia sorgevano masserie appartenenti all'ordine che prendevano il nome di “grancie”. Le terre annesse alle Masserie venivano o affittate a contadini che provvedevano alla coltivazione o lavorate dagli stessi Templari; nascevano dunque vere e proprie economie basate non solo sulla coltivazione ma anche sull'allevamento del bestiame e la trasformazione di materie prime come latte o lana.
Un altro importantissimo personaggio storico, anch'esso legato all'ordine templare e soprattutto alla Puglia, è Federico II di Svevia. Il sovrano ebbe rapporti soprattutto con l'Ordine di S. Maria di Gerusalemme, i cui membri erano tutti esclusivamente cavalieri tedeschi, il Gran Maestro di quest'ordine, fu addirittura suo fidato consigliere.
Il rapporto tra Federico II ed i “Poveri Cavalieri di Cristo” fu ottimo fino all'elezione a Pontefice di Gregorio IX, che tentò di ostacolare il suo potere. I rapporti precipitarono nel 1227, quando il Papa scomunicò Federico II di Svevia ed i templari si schierarono, come ovvio che fosse, dalla parte del Santo Padre. Per ordine di Federico II molti beni furono confiscati all'ordine e la revoca della scomunica avvenuta nel 1227 non placò certo l'ira del Sovrano.
La storia del Cavalieri del Tempio, in Puglia soprattutto, fu veramente movimentata, colma di alti e bassi fino al 1305, quando l'ordine fu accusato di blasfemia ed eresia, di disprezzo della sacra croce cristiana e di adorazione di un idolo barbuto chiamato Baphomet. Probabilmente queste accuse, intrise di coinvolgimento politico, furono portate avanti da interessi sull'immenso patrimonio accumulato nel corso degli anni dai Templari.
Si scatenarono le “belve” dell'inquisizione e furono arrestati, in breve tempo, moltissimi cavalieri. Nel Regno di Sicilia fu il Vicario Roberto d'Angiò ad impartire l'ordine di arresto dei Templari ed il sequestro dei loro averi.
Tra processi e testimonianze più o meno attendibili, molti cavalieri confermarono di aver rinnegato la croce e di aver adorato un Dio dalle sembianze di un gatto, o di aver ceduto ad atti di sodomia, certo sotto non poche prevedibili pressioni. La travagliata storia dell'ordine si concluse nel 1312 con la bolla “Vox Clamantis In Excelso” emanata da Papa Clemente V, con la quale si scioglieva l'antico Ordine dei Cavalieri del Tempio.
In Puglia oggi è possibile ritrovare molte tracce della presenza dei Cavalieri Templari, alcune ben visibili, altre occultate e probabilmente risalenti al periodo post inquisizione, ne citerò solo alcune. A Lecce sorse la Chiesa di S. Maria del Tempio (o della sanità ), ma la presenza templare è rilevabile anche in luoghi meno noti sotto tale aspetto, recentemente balzati agli onori delle cronache, come ad esempio il Museo Archeologico Faggiano, già studiato dall'Associazione Italiana Ricercatori del Mistero (www.associazioneairm.it) e di recente citato anche in un importante articolo sulla famosa testata giornalistica New York Times.
All'interno del museo sono stati rinvenuti vari simboli riconducibili ai Cavalieri del Tempio, ad esempio il famoso “Fiore della vita” conosciuto anche come “Sesto giorno della Genesi”. Di non poca rilevanza il rinvenimento di un testo in latino abbreviato, inciso su una lapide, che recita: OB[IS] Q[UI]S CONT[R]A NOS. Questa frase è certamente ricollegabile all’epistola di San Paolo ai Romani (Rm VIII, 31): “Se Dio è con noi, chi è contro di noi?”, frase che poi fu assimilata dall’antico ordine dei cavalieri Templari fino a divenire uno dei loro motti.
Citerò anche la graziosa cittadina di Giovinazzo, a pochi chilometri da Bari (altro grande centro in cui si attesta una forte presenza dell'ordine). La presenza dei Cavalieri del Tempio a Giovinazzo è storicamente attestata: nel 1310 ottennero la proprietà della chiesa di San Pietro in località Rubissano ed una “grancia” in loco piczani. Sempre in Giovinazzo la presenza dei Cavalieri Templari fu origine della leggende legata alla venerazione della sacra icona della Madonna SS. Di Corsignano.
Sarebbe stato un “Cavaliere Crociato”, reduce da una disastrosa campagna in Terra Santa, a consegnare la sacra icona nel lazzaretto che sorgeva presso l'antica Chiesa del Casale. Il dipinto rimase presso quel luogo per molti secoli e, pian piano, le voci legate ai tanti miracoli che avrebbero avuto origine dalla sua venerazione crebbero fino a creare un vero e proprio culto per la SS. Madonna di Corsignano. Nell'Agosto del 1388 il Vescovo, preso atto dei miracoli attribuiti alla Madonna raffigurata sulla tela, proclamò ufficialmente la SS. Madonna di Corsignano quale Patrona di Giovinazzo.
Il simbolismo esoterico-iniziatico legato all'antico ordine è veramente vasto. In Puglia è possibile scorgere presso antiche Chiese e nelle architetture di palazzi e monumenti Croci patenti, Croci patriarcali, Baphomet ed altre antiche incisioni riconducibili all'ordine, basta aguzzare un po' la vista.
Un altro importantissimo simbolo templare era la famosa “Croce delle otto beatitudini”, così chiamata per via della sua particolare forma.
Questa croce, che oggi è l'emblema ufficiale del Cavalieri di Malta, presenta 8 cuspidi nella sua periferia esterna ed è perfettamente inscrivibile in un ottagono, uno dei simboli principali dell'ordine dei Cavalieri del Tempio.
Quanto detto, se messo in relazione con l'ottimo rapporto che i Cavalieri Templari ebbero con il Sovrano Federico II di Svevia, lascia aperte molte vie interpretative sull'architettura a base ottagonale propria di Castel del Monte (Andria). Da non sottovalutare la leggenda in base alla quale il Sacro Graal, coppa in cui Gesù bevve durante l'ultima cena (secondo alcune interpretazioni), fosse proprio di forma ottagonale.
Potrei continuare a citare luoghi e leggende pugliesi che hanno alla base la presenza dei Cavalieri Templari ma occorrerebbero numerose pubblicazioni. Mio scopo era far conoscere, ancora una volta, un aspetto della nostra regione quasi sconosciuto ma degno di nota. La Puglia è una terra ancora da scoprire, da vivere, da osservare con gli occhi curiosi ed innocenti del fanciullo che, se pur quasi dimenticato, vive in ognuno di noi.
Il primo documento ufficiale che fa esplicito riferimento alla presenza dei Cavalieri nel Regno di Sicilia risale al 1143, si tratta di una cronaca di Amando, diacono di Trani, che attesta la partecipazione dei Templari ad una cerimonia religiosa. Probabilmente nella terra di Puglia vi era la maggiore concentrazione di “Precettorie” e “Mansioni”, nomi con cui in Italia si indicavano i loro centrali (differentemente dal nome “commanderie” utilizzato soprattutto in Francia). Sempre in Puglia, presso S. Maria Maddalena a Barletta, domiciliava il Maestro Provinciale dell'ordine che presenziava su tutte le case templari del Regno di Sicilia.
Solitamente i cavalieri Templari alloggiavano in chiese e cattedrali, non di rado però costruivano di propria iniziativa i loro luoghi ove dimorare. In alcune zone interne della Puglia sorgevano masserie appartenenti all'ordine che prendevano il nome di “grancie”. Le terre annesse alle Masserie venivano o affittate a contadini che provvedevano alla coltivazione o lavorate dagli stessi Templari; nascevano dunque vere e proprie economie basate non solo sulla coltivazione ma anche sull'allevamento del bestiame e la trasformazione di materie prime come latte o lana.
Un altro importantissimo personaggio storico, anch'esso legato all'ordine templare e soprattutto alla Puglia, è Federico II di Svevia. Il sovrano ebbe rapporti soprattutto con l'Ordine di S. Maria di Gerusalemme, i cui membri erano tutti esclusivamente cavalieri tedeschi, il Gran Maestro di quest'ordine, fu addirittura suo fidato consigliere.
Il rapporto tra Federico II ed i “Poveri Cavalieri di Cristo” fu ottimo fino all'elezione a Pontefice di Gregorio IX, che tentò di ostacolare il suo potere. I rapporti precipitarono nel 1227, quando il Papa scomunicò Federico II di Svevia ed i templari si schierarono, come ovvio che fosse, dalla parte del Santo Padre. Per ordine di Federico II molti beni furono confiscati all'ordine e la revoca della scomunica avvenuta nel 1227 non placò certo l'ira del Sovrano.
La storia del Cavalieri del Tempio, in Puglia soprattutto, fu veramente movimentata, colma di alti e bassi fino al 1305, quando l'ordine fu accusato di blasfemia ed eresia, di disprezzo della sacra croce cristiana e di adorazione di un idolo barbuto chiamato Baphomet. Probabilmente queste accuse, intrise di coinvolgimento politico, furono portate avanti da interessi sull'immenso patrimonio accumulato nel corso degli anni dai Templari.
Si scatenarono le “belve” dell'inquisizione e furono arrestati, in breve tempo, moltissimi cavalieri. Nel Regno di Sicilia fu il Vicario Roberto d'Angiò ad impartire l'ordine di arresto dei Templari ed il sequestro dei loro averi.
Tra processi e testimonianze più o meno attendibili, molti cavalieri confermarono di aver rinnegato la croce e di aver adorato un Dio dalle sembianze di un gatto, o di aver ceduto ad atti di sodomia, certo sotto non poche prevedibili pressioni. La travagliata storia dell'ordine si concluse nel 1312 con la bolla “Vox Clamantis In Excelso” emanata da Papa Clemente V, con la quale si scioglieva l'antico Ordine dei Cavalieri del Tempio.
In Puglia oggi è possibile ritrovare molte tracce della presenza dei Cavalieri Templari, alcune ben visibili, altre occultate e probabilmente risalenti al periodo post inquisizione, ne citerò solo alcune. A Lecce sorse la Chiesa di S. Maria del Tempio (o della sanità ), ma la presenza templare è rilevabile anche in luoghi meno noti sotto tale aspetto, recentemente balzati agli onori delle cronache, come ad esempio il Museo Archeologico Faggiano, già studiato dall'Associazione Italiana Ricercatori del Mistero (www.associazioneairm.it) e di recente citato anche in un importante articolo sulla famosa testata giornalistica New York Times.
All'interno del museo sono stati rinvenuti vari simboli riconducibili ai Cavalieri del Tempio, ad esempio il famoso “Fiore della vita” conosciuto anche come “Sesto giorno della Genesi”. Di non poca rilevanza il rinvenimento di un testo in latino abbreviato, inciso su una lapide, che recita: OB[IS] Q[UI]S CONT[R]A NOS. Questa frase è certamente ricollegabile all’epistola di San Paolo ai Romani (Rm VIII, 31): “Se Dio è con noi, chi è contro di noi?”, frase che poi fu assimilata dall’antico ordine dei cavalieri Templari fino a divenire uno dei loro motti.
Citerò anche la graziosa cittadina di Giovinazzo, a pochi chilometri da Bari (altro grande centro in cui si attesta una forte presenza dell'ordine). La presenza dei Cavalieri del Tempio a Giovinazzo è storicamente attestata: nel 1310 ottennero la proprietà della chiesa di San Pietro in località Rubissano ed una “grancia” in loco piczani. Sempre in Giovinazzo la presenza dei Cavalieri Templari fu origine della leggende legata alla venerazione della sacra icona della Madonna SS. Di Corsignano.
Sarebbe stato un “Cavaliere Crociato”, reduce da una disastrosa campagna in Terra Santa, a consegnare la sacra icona nel lazzaretto che sorgeva presso l'antica Chiesa del Casale. Il dipinto rimase presso quel luogo per molti secoli e, pian piano, le voci legate ai tanti miracoli che avrebbero avuto origine dalla sua venerazione crebbero fino a creare un vero e proprio culto per la SS. Madonna di Corsignano. Nell'Agosto del 1388 il Vescovo, preso atto dei miracoli attribuiti alla Madonna raffigurata sulla tela, proclamò ufficialmente la SS. Madonna di Corsignano quale Patrona di Giovinazzo.
Il simbolismo esoterico-iniziatico legato all'antico ordine è veramente vasto. In Puglia è possibile scorgere presso antiche Chiese e nelle architetture di palazzi e monumenti Croci patenti, Croci patriarcali, Baphomet ed altre antiche incisioni riconducibili all'ordine, basta aguzzare un po' la vista.
Un altro importantissimo simbolo templare era la famosa “Croce delle otto beatitudini”, così chiamata per via della sua particolare forma.
Questa croce, che oggi è l'emblema ufficiale del Cavalieri di Malta, presenta 8 cuspidi nella sua periferia esterna ed è perfettamente inscrivibile in un ottagono, uno dei simboli principali dell'ordine dei Cavalieri del Tempio.
Quanto detto, se messo in relazione con l'ottimo rapporto che i Cavalieri Templari ebbero con il Sovrano Federico II di Svevia, lascia aperte molte vie interpretative sull'architettura a base ottagonale propria di Castel del Monte (Andria). Da non sottovalutare la leggenda in base alla quale il Sacro Graal, coppa in cui Gesù bevve durante l'ultima cena (secondo alcune interpretazioni), fosse proprio di forma ottagonale.
Potrei continuare a citare luoghi e leggende pugliesi che hanno alla base la presenza dei Cavalieri Templari ma occorrerebbero numerose pubblicazioni. Mio scopo era far conoscere, ancora una volta, un aspetto della nostra regione quasi sconosciuto ma degno di nota. La Puglia è una terra ancora da scoprire, da vivere, da osservare con gli occhi curiosi ed innocenti del fanciullo che, se pur quasi dimenticato, vive in ognuno di noi.