LECCE - Sono ormai due anni che lo stabilimento balneare realizzato dal Comune di Lecce e denominato "Salapia" a San Cataldo giace in completo stato d'abbandono, tra rifiuti di ogni natura, ad occupare in pianta stabile una porzione di spiaggia pubblica che nei secoli, si può dire così, era da sempre un ritrovo dei leccesi che a pochi passi dalla città andavano a prendere il sole e bagnarsi nelle acque della baia vicino al Porto Adriano.
L'ultima notizia risale all'ottobre 2013 quando le cronache portavano a conoscenza l'attività della Procura di Lecce che, secondo i media, aveva posto il lido sotto sequestro e stava indagando per occupazione abusiva di spazio demaniale e abusivismo edilizio, mentre quattro persone risultavano indagate per la vicenda.Lo stabilimento che era stato realizzato ed aperto al pubblico nell'estate del 2010 era stato affidato in gestione ad una cooperativa di dipendenti comunali. Lo scopo dichiarato era quello di rappresentare un punto di riferimento per i portatori di handicap.Ma dopo che nel corso dell'estate del 2013 la guardia costiera dipendente dall’Ufficio circondariale marittimo di Otranto aveva effettuato delle verifiche a seguito di quest'attività pare era stata informata la Procura della Repubblica di Lecce.
Al di là del sequestro e della relativa attività d'indagine però, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rimane da sempre il dubbio circa il fatto che comunque il Comune realizzando quelle opere abbia privato i leccesi di uno spazio pubblico per i propri momenti di relax da godere in libertà. Ecco perchè ci auguriamo che già prima dell'estate si possa pensare a demolire quelle opere, e rendere nuovamente fruibile quella piccola porzione di territorio leccese che oggi giace in completo abbandono quale ricettacolo di rifiuti, siringhe e di quant'altro possa essere non solo dannoso per il pubblico decoro ma anche pericoloso per chi si trova a passare in zona.
L'ultima notizia risale all'ottobre 2013 quando le cronache portavano a conoscenza l'attività della Procura di Lecce che, secondo i media, aveva posto il lido sotto sequestro e stava indagando per occupazione abusiva di spazio demaniale e abusivismo edilizio, mentre quattro persone risultavano indagate per la vicenda.Lo stabilimento che era stato realizzato ed aperto al pubblico nell'estate del 2010 era stato affidato in gestione ad una cooperativa di dipendenti comunali. Lo scopo dichiarato era quello di rappresentare un punto di riferimento per i portatori di handicap.Ma dopo che nel corso dell'estate del 2013 la guardia costiera dipendente dall’Ufficio circondariale marittimo di Otranto aveva effettuato delle verifiche a seguito di quest'attività pare era stata informata la Procura della Repubblica di Lecce.
Al di là del sequestro e della relativa attività d'indagine però, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rimane da sempre il dubbio circa il fatto che comunque il Comune realizzando quelle opere abbia privato i leccesi di uno spazio pubblico per i propri momenti di relax da godere in libertà. Ecco perchè ci auguriamo che già prima dell'estate si possa pensare a demolire quelle opere, e rendere nuovamente fruibile quella piccola porzione di territorio leccese che oggi giace in completo abbandono quale ricettacolo di rifiuti, siringhe e di quant'altro possa essere non solo dannoso per il pubblico decoro ma anche pericoloso per chi si trova a passare in zona.