Sesta convention Halal: la Malesia dà il benvenuto al Made in Italy

MALESIA - Presto la Malesia e altri Paesi Islamici potranno dare il benvenuto al “Made in Italy”, ovvero a centinaia di aziende italiane desiderose di avviare nuovi sbocchi nell’export. Dunque, si fa sempre più concreta la nascita del primo Halal Hub Euromediterraneo con sede in Italia. E’ l’interessante novità emersa a Putrajaya, in Malaysia in occasione della Sesta Convention dedicata al mondo Halal.

L’evento (che si è svolto il 30 e il 31 marzo scorsi) è organizzato dal Dipartimento di Sviluppo Islamico della Malesia, JAKIM. Due giorni di intensi lavori e focus di approfondimento durante i quali i rappresentanti degli enti certificatori si sono scambiati interessanti aggiornamenti sui nuovi standard Halal in recente vigore nello stato della Malaysia, ritenuto il Paese per eccellenza in questo genere di certificazione, in totale sinergia con i dettami della Shariah islamica. Determinate la partecipazione di Halal International Authority, l’unico organismo italiano, membro del World Halal Food Council (Concilio Mondiale delle autorità del mercato Halal) riconosciuto a livello internazionale da enti Governativi e non, in grado di certificare a livello mondiale prodotti agroalimentari e servizi secondo gli standard islamici.

A rappresentare l’importante ente ai lavori, il presidente Sharif Lorenzini. E’ stato lo stesso Lorenzini ad annunciare, a fine evento che Jakim, l’Autorità per eccellenza mondiale di certificazione e controllo sul mercato Halal si conferma al momento l’unico riferimento per i 57stati islamici appartenenti all’Organizzazione di Cooperazione Islamica (OIC) sul fronte innovativo legato alle certificazioni Halal. All’evento hanno preso parte anche Mohamed Elkafrawy, direttore generale e membro del “Board of Directors” di Halal International Authority e Basma Farrag, una degli esponenti dell'International Relations Division di Halal International Authority.

“La Malesia è il modello per eccellenza di un mercato Halal integrato, dove più dell’80% del suo sistema produttivo è effettivamente certificato Halal – ha dichiarato Mohamed Elkafrawy - ciononostante la percentuale della popolazione musulmana residente non supera il 70%, come evidenziato dai rappresentanti di JAKIM durante l’evento. Essendo uno degli obiettivi di Halal International Authority, nell’ottica di un arricchimento culturale da portare alla nostra società, nonché come misura anti-crisi, quello di far diventare l’Italia il modello d’eccellenza del mercato Halal integrato a livello europeo – ribadisce Elkafrawy - mi chiedo: è possibile prevedere un sistema produttivo italiano, autenticamente certificato almeno al 50%, entro i prossimi 10 anni, portando a triplicare l’attuale quota di esportazione del “made in Italy” verso i paesi dell’OIC? HIA, insieme ai suoi fedeli e rispettosi partner, istituzionali e non, percorrerà ogni strada possibile al fine di raggiungere tale obiettivo”.

Sul fronte tecnico delle certificazioni, inoltre, è emerso che, per consentire l'ingresso delle merci importate, l’elenco delle Autorità di certificazione Halal riconosciute da JAKIM si conferma quello attualmente operativo nella maggior parte degli altri Stati Islamici. Tra queste figura Halal International Authority in Italia che è l'unica Autorità riconosciuta da JAKIM. Qualsiasi altro certificato rilasciato da altri enti italiani, dunque, non avrà alcun valore. In casi differenti le merci verranno bloccate in dogana, né potranno essere impiegate nelle filiere certificate Halal.

Insomma, un’occasione imperdibile per un mercato, quello dell’Halal, da 3,100 mila miliardi l’anno, in crescita del 15% ogni anno, che raggiunge due miliardi di musulmani, che nel mondo consumano prodotti e servizi che rispettano i precetti del Corano: 41 milioni in Europa e 5 milioni circa in Italia. Per quanto riguarda lo sviluppo degli Standard Halal, l’autorità Jakim ha ribadito che cresce la sinergia tra i 57 paesi islamici dell'OIC. Tutto questo consentirà di esportare con più facilità i prodotti appartenenti alle filiere: alimentare, cosmetica o farmaceutica negli Stati non ancora in possesso della certificazione Halal rilasciata dalle Autorità riconosciute.

Ma la vera novità per l’Italia annunciata dal presidente di Halal International Authority, Sharif Lorenzini riguarda l’avvio di contatti con i governi regionali per lo sviluppo del primo Halal Hub Euro Mediterraneo, con sede in Italia. Progetto che ha accolto in pieno Hajjah Hakimah binti Mohd Yusoff, direttore del Dipartimento Halal Hub di JAKIM che ha affermato la sua volontà e il suo interesse a rafforzare la cooperazione con HIA non solo in Italia, ma anche al di fuori dei confini nazionali. Nei prossimi mesi, infatti, si comincerà a porre le basi per la definizione delle linee operative sul progetto da realizzare.

Un importante ruolo in questo progetto epocale per l'Italia avrà senz'altro la Finanza Islamica, che sarà l'unico strumento finanziario ammissibile. Il primo Halal Hub Mediterraneo sarà in grado di assicurare nuovi progetti di cooperazione commerciale, al fine di favorire l’istituzione di consorzi e gruppi di impresa, favorendo i flussi di export e di internazionalizzazione delle imprese nonché l’incoming di turismo Halal, senza dimenticare mai i valori etico-morali ai quali i consumatori musulmani non intendono per nessuna ragione rinunciare.

Una realtà che, se realizzata, sarà in grado di consolidare nuove potenzialità economiche rilanciando il prodotto interno lordo di Paesi attualmente in serie difficoltà economiche. Tuttavia il progetto potrà prendere forma e decollare solo ed esclusivamente a patto che sarà rispettata la conformità dei progetti rispetto agli standard Halal e quindi alla Shariah islamica.

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