di Francesco Greco - ROMA – Due saggi politici illuminanti (“L'uomo che sussurra ai potenti”, 2013 e “I potenti nell'Italia di Renzi”, 2015) e un romanzo sul mondo torbido dell'editoria, “Il direttore”, 2014, presto sarà un film (best-seller targati Chiarelettere), e il giornalista Luigi Bisignani (Ansa, Panorama, L'Espresso) è diventato un caso letterario. Fieramente “andreottiano” in un'Italia di curricula di continuo riscritti, ha trovato il suo algoritmo con cui ha rimodulato il pamphlet politico finito nelle secche dell'autoreferenzialità, usato dai furbetti per fave cv da esibire al cospetto dei potenti.
Ciò ha scandalizzato i moralisti da talk-show, che si credono depositari della verità, specie in un Paese, il nostro, dove si vive come in un film di Totò, alligna la cultura bignamina, e al fondo siamo ignoranti di Storia (non sappiamo perché Cesare fu ucciso), digiuni di politica (come funziona il Parlamento?) e di economia (cos'è una banca d'affari?).
Prosa balzacchiana, acutezza montanelliana, Bisignani ha svelato il dietro le quinte della politica italiana dal dopoguerra a oggi, l'impresa pubblica e privata, l'alta finanza, l'editoria, la cultura: scenari local e glocal, format guicciardiniano: dal particolare all'universale, dall'universale al particolare, in un'osmosi innervata e vivida, semanticamente affollata, dove la forma è sostanza e l'aneddoto sovrastruttura che illumina la Storia, gli uomini, il tempo, i sentimenti, le passioni e le dinamiche che li contengono e li determinano.
Ma dopo 15 mesi di Renzi, come guardare al nuovo regime che si assesta e, soprattutto, cosa ci attende? In veste di politologo, con la lucidità analitica e la sincerità che lo contraddistinguono, Bisignani ci offre la sua lettura del puzzle, le sue intime visioni.
Domanda: Dal febbraio 2014 siamo entrati in una fase politica nuova, in cui la politica è “ritmo e comunicazione”. Possiamo definire il renzismo?
Risposta: Parlerei di cesarismo. Fondamentalmente ha riempito il vuoto esistente attorno alla politica. Ha ridato speranza ed entusiasmo; purtroppo quella grande spinta innovativa rischia di spegnersi per poca applicazione e un po' troppa strafottenza.
D. Oltre a qualche gruppo industriale, un po' di banchieri e alcuni gruppi editoriali, chi appoggia Renzi?
R. L'Italia e' un paese di ruffiani. Credo di essere rimasto l'ultimo andreottiano che pure è stato per decine di anni il politico più votato nel Paese. Detto questo, non esistono più' poteri forti e quei pochi poteri che sono rimasti sono tutti appiattiti su Renzi.
D. Crede al sentore di massoneria di cui disse De Bortoli a settembre 2014?
R. Al potere della massoneria non credeva Andreotti così come, in Italia, non credo neppure io. La Toscana e' terra di massoni, ma Renzi frequentava più le sagrestie che le logge.
D. E alla "deriva autoritaria" di cui parla Bersani?
R. È il vuoto complessivo che finisce per dare l'impressione di una deriva autoritaria, ma da questo punto di vista gli italiani sanno vigilare. Sono fondamentalmente saggi e se si sentono in qualche modo in pericolo trovano il modo di farla pagare.
D. Possiamo sovrapporre Renzi ad Andreotti, come astuzia, real politik e messaggi subliminali?
R. Andreotti aveva metodo, rispetto per il Parlamento e la sacralità' per collegialità del governo e per le Amministrazioni dello Stato compresa la giustizia. E soprattutto il rispetto per gli avversari. Renzi per emergere ha cercato sempre solo lo scontro, l'umiliazione, la forzatura delle situazioni.
Si assomigliano solo per qualche battuta fulminante, con i tempi della comunicazione che cambiano: Andreotti le faceva al Bagaglino, Renzi su Twitter.
D. Ma è la troika tramite la Merkel a dirgli quel che c'è da fare o si è ricavata una sua autonomia di pensiero?
R. Semplice istinto, più Draghi che la Merkel comunque. Una grande, grandissima qualità. Insegue la pancia della gente, quello è il suo pubblico. Senza intermediazioni. Bisogna vedere per quanto tempo può funzionare. Per ora certamente si. Sarà capace di fiutare quando sta per cambiare il vento? Se si ostina a governare il Paese con i quattro gatti che ha portato dal paesello prima o poi anche il vento inizierà a soffiargli contro
D. Si è molto vagheggiato sul Patto del Nazareno con cui l'ex Cavaliere si è riciclato: cosa conteneva esattamente, oltre alla tutela delle sue aziende e il depotenziamento dei suoi processi?
R. Credo si sia molto fantasticato. Era un rapporto di potere che di giorno in giorno si aggiornava a seconda del momento. Dalle torri tv ai processi... Dal punto di vista pratico e politico una follia per Berlusconi farlo saltare.
L'aveva rimesso al centro della vita politica.. Da quando l'ha seppellito di Berlusconi si riparla solo in relazione al suo triste declino. Nel libro con Madron documentiamo, senza essere smentiti da alcun protagonista, che è stato Berlusconi e non Renzi ad aver fatto saltare il Patto, convinto com'era di portare Pier Ferdinando Casini al Quirinale rimettendo in piedi il centrodestra. Un errore politico clamoroso di cui paga amaramente le conseguenze con l'ennesima diaspora interna che fa di quel che resta di Forza Italia un piccolo Libano.
D. Ci si chiede se l'uomo solo al comando, che s'è fatta una legge elettorale pro domo sua in spregio alle indicazioni della Consulta, inviso a sindacati, professoroni, costituzionalisti e tanti altri ambienti, durerà: quale potrà essere la sua buccia di banana?
R. La vera buccia di banana può essere solo un'economia che non riprende. Disoccupazione e pressione fiscale a questi livelli sono due mostri che rischiano di travolgere il renzismo imperante.
D. La sinistra dem ripete da mesi: “Riprendiamoci il partito”. Pensa che ci riuscirà?
R. Non esiste più il partito come lo immaginano ancora loro. Civati è andato via e non l'ha seguito praticamente nessuno. Non esistono più ne' l'unità, né le sezioni. E forse tranne una minoranza non esistono neanche più i comunisti. Erano un corpo solo per il quale, da andreottiano, nutro grande rispetto; senza di loro non avremmo battuto il terrorismo, il flagello più grave che ha colpito l'Italia.
D. Chi potrà essere l'anti-Renzi?
R. Andreotti diceva nessuno è indispensabile. Penso a una donna giovane e capace.
D. Marina Berlusconi?
R. Sarebbe l'unica soluzione, e lo vado ripetendo da mesi. Lei, tuttavia, sembra ancora poco convinta... Anche il papà continua smentire, ma è l'unica di cui si potrebbe fidare. Anche se Paolo Del Debbio potrebbe essere un bell'anti-Renzi...
D. Lei è un andreottiano della prima ora: dov'è finito il mitico archivio dello statista, ordinato dalla signora Enea, dove conservava tutto?
R. Marco Ravaglioli, per anni giornalista televisivo e genero di Andreotti, con un gruppo di eroi lo sta mettendo in ordine in modo eccezionale. Proprio recentemente mi hanno mandato un manoscritto del Presidente che recensiva il mio primo romanzo "Il Sigillo della Porpora". Una grande emozione!
Ciò ha scandalizzato i moralisti da talk-show, che si credono depositari della verità, specie in un Paese, il nostro, dove si vive come in un film di Totò, alligna la cultura bignamina, e al fondo siamo ignoranti di Storia (non sappiamo perché Cesare fu ucciso), digiuni di politica (come funziona il Parlamento?) e di economia (cos'è una banca d'affari?).
Prosa balzacchiana, acutezza montanelliana, Bisignani ha svelato il dietro le quinte della politica italiana dal dopoguerra a oggi, l'impresa pubblica e privata, l'alta finanza, l'editoria, la cultura: scenari local e glocal, format guicciardiniano: dal particolare all'universale, dall'universale al particolare, in un'osmosi innervata e vivida, semanticamente affollata, dove la forma è sostanza e l'aneddoto sovrastruttura che illumina la Storia, gli uomini, il tempo, i sentimenti, le passioni e le dinamiche che li contengono e li determinano.
Ma dopo 15 mesi di Renzi, come guardare al nuovo regime che si assesta e, soprattutto, cosa ci attende? In veste di politologo, con la lucidità analitica e la sincerità che lo contraddistinguono, Bisignani ci offre la sua lettura del puzzle, le sue intime visioni.
Domanda: Dal febbraio 2014 siamo entrati in una fase politica nuova, in cui la politica è “ritmo e comunicazione”. Possiamo definire il renzismo?
Risposta: Parlerei di cesarismo. Fondamentalmente ha riempito il vuoto esistente attorno alla politica. Ha ridato speranza ed entusiasmo; purtroppo quella grande spinta innovativa rischia di spegnersi per poca applicazione e un po' troppa strafottenza.
D. Oltre a qualche gruppo industriale, un po' di banchieri e alcuni gruppi editoriali, chi appoggia Renzi?
R. L'Italia e' un paese di ruffiani. Credo di essere rimasto l'ultimo andreottiano che pure è stato per decine di anni il politico più votato nel Paese. Detto questo, non esistono più' poteri forti e quei pochi poteri che sono rimasti sono tutti appiattiti su Renzi.
D. Crede al sentore di massoneria di cui disse De Bortoli a settembre 2014?
R. Al potere della massoneria non credeva Andreotti così come, in Italia, non credo neppure io. La Toscana e' terra di massoni, ma Renzi frequentava più le sagrestie che le logge.
D. E alla "deriva autoritaria" di cui parla Bersani?
R. È il vuoto complessivo che finisce per dare l'impressione di una deriva autoritaria, ma da questo punto di vista gli italiani sanno vigilare. Sono fondamentalmente saggi e se si sentono in qualche modo in pericolo trovano il modo di farla pagare.
D. Possiamo sovrapporre Renzi ad Andreotti, come astuzia, real politik e messaggi subliminali?
R. Andreotti aveva metodo, rispetto per il Parlamento e la sacralità' per collegialità del governo e per le Amministrazioni dello Stato compresa la giustizia. E soprattutto il rispetto per gli avversari. Renzi per emergere ha cercato sempre solo lo scontro, l'umiliazione, la forzatura delle situazioni.
Si assomigliano solo per qualche battuta fulminante, con i tempi della comunicazione che cambiano: Andreotti le faceva al Bagaglino, Renzi su Twitter.
D. Ma è la troika tramite la Merkel a dirgli quel che c'è da fare o si è ricavata una sua autonomia di pensiero?
R. Semplice istinto, più Draghi che la Merkel comunque. Una grande, grandissima qualità. Insegue la pancia della gente, quello è il suo pubblico. Senza intermediazioni. Bisogna vedere per quanto tempo può funzionare. Per ora certamente si. Sarà capace di fiutare quando sta per cambiare il vento? Se si ostina a governare il Paese con i quattro gatti che ha portato dal paesello prima o poi anche il vento inizierà a soffiargli contro
D. Si è molto vagheggiato sul Patto del Nazareno con cui l'ex Cavaliere si è riciclato: cosa conteneva esattamente, oltre alla tutela delle sue aziende e il depotenziamento dei suoi processi?
R. Credo si sia molto fantasticato. Era un rapporto di potere che di giorno in giorno si aggiornava a seconda del momento. Dalle torri tv ai processi... Dal punto di vista pratico e politico una follia per Berlusconi farlo saltare.
L'aveva rimesso al centro della vita politica.. Da quando l'ha seppellito di Berlusconi si riparla solo in relazione al suo triste declino. Nel libro con Madron documentiamo, senza essere smentiti da alcun protagonista, che è stato Berlusconi e non Renzi ad aver fatto saltare il Patto, convinto com'era di portare Pier Ferdinando Casini al Quirinale rimettendo in piedi il centrodestra. Un errore politico clamoroso di cui paga amaramente le conseguenze con l'ennesima diaspora interna che fa di quel che resta di Forza Italia un piccolo Libano.
D. Ci si chiede se l'uomo solo al comando, che s'è fatta una legge elettorale pro domo sua in spregio alle indicazioni della Consulta, inviso a sindacati, professoroni, costituzionalisti e tanti altri ambienti, durerà: quale potrà essere la sua buccia di banana?
R. La vera buccia di banana può essere solo un'economia che non riprende. Disoccupazione e pressione fiscale a questi livelli sono due mostri che rischiano di travolgere il renzismo imperante.
D. La sinistra dem ripete da mesi: “Riprendiamoci il partito”. Pensa che ci riuscirà?
R. Non esiste più il partito come lo immaginano ancora loro. Civati è andato via e non l'ha seguito praticamente nessuno. Non esistono più ne' l'unità, né le sezioni. E forse tranne una minoranza non esistono neanche più i comunisti. Erano un corpo solo per il quale, da andreottiano, nutro grande rispetto; senza di loro non avremmo battuto il terrorismo, il flagello più grave che ha colpito l'Italia.
D. Chi potrà essere l'anti-Renzi?
R. Andreotti diceva nessuno è indispensabile. Penso a una donna giovane e capace.
D. Marina Berlusconi?
R. Sarebbe l'unica soluzione, e lo vado ripetendo da mesi. Lei, tuttavia, sembra ancora poco convinta... Anche il papà continua smentire, ma è l'unica di cui si potrebbe fidare. Anche se Paolo Del Debbio potrebbe essere un bell'anti-Renzi...
D. Lei è un andreottiano della prima ora: dov'è finito il mitico archivio dello statista, ordinato dalla signora Enea, dove conservava tutto?
R. Marco Ravaglioli, per anni giornalista televisivo e genero di Andreotti, con un gruppo di eroi lo sta mettendo in ordine in modo eccezionale. Proprio recentemente mi hanno mandato un manoscritto del Presidente che recensiva il mio primo romanzo "Il Sigillo della Porpora". Una grande emozione!