di Pierpaolo De Natale - La madre più antica del mondo è pugliese e, dopo la cura dedicata alle delicate operazioni di restauro e sistemazione del reperto, è oggi possibile ammirarla col suo feto nella sala paleolitica del Museo di "Civiltà preclassiche della Murgia meridionale" di Ostuni (BR).
I resti trovati appartengono ad una ragazza di 20 anni con in grembo il proprio piccolo e risalgono a 28.000 anni fa. I risultati dell'attento lavoro sul reperto sono stati presentati lo scorso 12 maggio presso la Chiesa di S. Vito Martire nel centro storico della Città bianca. Sullo straordinario ritrovamento è stata presentata una relazione intitolata "La gestante di Ostuni e il suo feto: dalla scoperta al museo", a cura del prof. Coppola del Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Tardoantica dell'Università di Bari. Analizzandone invece un altro profilo, è stata illustrata anche la relazione del prof. Vacca del Dipartimento di Biologia dell'Università barese, intitolata "Antropologia della sepoltura di Ostuni 1 e dei resti fetali".
Alla presentazione pubblica dei risultati del restauro sono intervenuti anche il sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola, il Soprintendente per i beni archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, il sen. Iurlaro e il prof. Antonio Uricchio, Rettore dell'Università degli Studi di Bari.
I resti della gestante risalenti al Paleolitico superiore e quelli del suo feto furono ritrovati nel 1991 da un'equipe archeologica guidata dal prof. Coppola. La sepoltura della donna è interpretata come un rito propiziatorio di rigenerazione vitale dei gruppi di cacciatori paleolitici di Agnano.
Nella stessa grotta-riparo del ritrovamento, sono state rinvenute anche rappresentazioni rupestri la cui paternità appartiene indiscutibilmente all'Homo sapiens sapiens, si tratta di disegni lineari e simbolici che dopo milioni di anni hanno portato l'uomo all'astrazione dei segni, attribuendo loro un significato universale comprensibile in tutta Europa.
Al termine della presentazione del 12 maggio è stata inoltre ampiamente ricordata l'apertura di nuovi scavi archeologici presso il Parco Archeologico di S. Maria d'Agnano, ragion per cui - probabilmente - il Museo di Ostuni potrà presto ospitare nuovi importanti reperti storici.
I resti trovati appartengono ad una ragazza di 20 anni con in grembo il proprio piccolo e risalgono a 28.000 anni fa. I risultati dell'attento lavoro sul reperto sono stati presentati lo scorso 12 maggio presso la Chiesa di S. Vito Martire nel centro storico della Città bianca. Sullo straordinario ritrovamento è stata presentata una relazione intitolata "La gestante di Ostuni e il suo feto: dalla scoperta al museo", a cura del prof. Coppola del Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Tardoantica dell'Università di Bari. Analizzandone invece un altro profilo, è stata illustrata anche la relazione del prof. Vacca del Dipartimento di Biologia dell'Università barese, intitolata "Antropologia della sepoltura di Ostuni 1 e dei resti fetali".
Alla presentazione pubblica dei risultati del restauro sono intervenuti anche il sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola, il Soprintendente per i beni archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, il sen. Iurlaro e il prof. Antonio Uricchio, Rettore dell'Università degli Studi di Bari.
I resti della gestante risalenti al Paleolitico superiore e quelli del suo feto furono ritrovati nel 1991 da un'equipe archeologica guidata dal prof. Coppola. La sepoltura della donna è interpretata come un rito propiziatorio di rigenerazione vitale dei gruppi di cacciatori paleolitici di Agnano.
Nella stessa grotta-riparo del ritrovamento, sono state rinvenute anche rappresentazioni rupestri la cui paternità appartiene indiscutibilmente all'Homo sapiens sapiens, si tratta di disegni lineari e simbolici che dopo milioni di anni hanno portato l'uomo all'astrazione dei segni, attribuendo loro un significato universale comprensibile in tutta Europa.
Al termine della presentazione del 12 maggio è stata inoltre ampiamente ricordata l'apertura di nuovi scavi archeologici presso il Parco Archeologico di S. Maria d'Agnano, ragion per cui - probabilmente - il Museo di Ostuni potrà presto ospitare nuovi importanti reperti storici.