Addio a Laura Antonelli: fu sex symbol anni ’70. Il legale: morta per un malore

(Wikipedia.it)
E' morta a Ladispoli all'età di 74 anni l'attrice Laura Antonelli. Raggiunse l'apice del successo negli anni '70 e '80, lavorando prima in pellicole erotiche e poi in film d'autore.

Il successo per la Antonelli giunse nel 1973 con il ruolo della sensuale cameriera di "Malizia" di Salvatore Samperi. Il film sbancò il botteghino e diventò un cult del genere, promuovendo la bella attrice a "icona sexy".

Per quel ruolo vinse il Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista e il Globo d'oro alla miglior attrice rivelazione, premio della stampa estera. Una carriera rovinata dalla droga: nella notte del 27 aprile 1991, quando nella sua villa di Cerveteri vengono trovati 36 grammi di cocaina. L'attrice venne arrestata e portata a Rebibbia e condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di sostanze stupefacenti.

IL LEGALE: "MORTA PER UN MALORE" - Uno dei legali dell'attrice, Lorenzo Contrada ha raccontato che l'ultima volta che l'ha sentita, alcuni mesi fa, "era serena, anche se molto provata da questi ultimi anni di giudizi, accuse, condanne e assoluzioni". Il ricordo del legale, che l'aveva portata all'assoluzione in appello nel processo per droga e aveva ottenuto un risarcimento di oltre 100mila euro per l'iniqua durata del procedimento, e' quello di una persona distante daall'icona sexy che era stata negli anni '70 e '80; che si era avvicinata alla fede e dedicava il proprio tempo alla preghiera.

"Ripeteva spesso che non le interessava la vita terrena" dice il legale, "e che era certa che sarebbe stata premiata 'dopo'. Non si sentiva adatta a fare alcuni tipi di film e credeva che la sua vita fosse quella di questi ultimi anni: vivere in un bilocale con poco e con la dignita' di una persona che sta a casa, va a fare la spesa, va in chiesa e non frequenta nessuno. Voleva vivere nella preghiera".

Una devozione che l'aveva spinta a dare in beneficenza gran parte dell'indennizzo e chi le era vicino a chiedere che fosse interdetta. "Aveva una fortissima dignita' e un grandissimo orgoglio" ricorda ancora Contrada, "e aveva accettato con difficolta' che fosse nominato un tutore che l'ha aiutata e seguita e le forniva quello di cui aveva bisogno per il sostentamento".