BARI – Calano ancora i ricavi delle imprese pugliesi. In particolare, le società di capitali registrano una flessione del 5,4 per cento e le società di persone del 4,3. I compensi delle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) diminuiscono del 7 per cento.
Il Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia ha realizzato la terza indagine sugli incassi delle partite iva soggette agli studi di settore (dichiarazioni del 2014, riferite all’anno d’imposta 2013). I contribuenti, soggetti agli studi, sono 212.935 (l’anno precedente erano 213.682). Il dato medio dei ricavi/compensi scende del 5,5 per cento (da 171mila a 162mila).
A livello provinciale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Taranto: -7,2 per cento (168mila a 156mila). Seguono Lecce (da 148mila a 139mila, pari ad un tasso negativo del 6 per cento), Brindisi (da 164mila a 154mila, pari al 6 per cento), Bari (da 190mila a 180mila, pari al 5,5 per cento), Foggia (da 157mila a 150mila, pari al 4,4 per cento) e la provincia di Barletta-Andria-Trani (da 192mila a 185mila, pari al 4 per cento).
Più in dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di 30mila euro (da 563mila a 533mila). La performance peggiore nella provincia di Taranto: -8,2 per cento (da 522mila a 480mila). Seguono Bari (-5,6), Lecce (-5,2), Brindisi (-4,8), Foggia e la Bat (-3,5).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di 11mila euro (da 244mila a 233mila). Nella provincia di Lecce si passa da 228mila a 214mila, con un tasso negativo del 6,4 per cento. Segni negativi anche per Brindisi (-6,2), Foggia (-5,5), Taranto (-4,1), Bat (-3,6) e Bari (-2,6).
In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di 6mila euro (da 89mila a 83mila). La provincia di Lecce perde l’8,5 per cento (da 78mila a 71mila). Seguono Taranto (-7,3), Bari e Brindisi (-6,8), Foggia (-6,2) e Bat (-5,5).
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – dipingono un quadro impietoso, con i ricavi delle imprese che sono calati in maniera consistente anche per l’anno di dichiarazione 2014. È evidente che il sistema produttivo pugliese ha subito la crisi in maniera drammatica: le imprese sono state costrette a fare i conti con ricavi sempre più ridotti e con una pressione fiscale che contribuisce a ridurne in maniera determinante a ridurne i margini di sopravvivenza. Solo grazie ad alcune circostanze favorevoli quali il prezzo dei carburanti e tassi di cambio, parte dei mancati ricavi è stata controbilanciata con buone performance sul fronte delle esportazioni. Tuttavia - aggiunge - il recupero del potere d’acquisto e la conseguente ripresa dei consumi interni sono obiettivi imprescindibili per consentire al nostro tessuto produttivo di lasciarsi definitivamente alle spalle gli anni più bui. Solo il ritorno a livelli fisiologici di consumo – conclude Sgherza – potrà consentire di riavviare a pieno regime la macchina dell’economia regionale e nazionale».
Il Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia ha realizzato la terza indagine sugli incassi delle partite iva soggette agli studi di settore (dichiarazioni del 2014, riferite all’anno d’imposta 2013). I contribuenti, soggetti agli studi, sono 212.935 (l’anno precedente erano 213.682). Il dato medio dei ricavi/compensi scende del 5,5 per cento (da 171mila a 162mila).
A livello provinciale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Taranto: -7,2 per cento (168mila a 156mila). Seguono Lecce (da 148mila a 139mila, pari ad un tasso negativo del 6 per cento), Brindisi (da 164mila a 154mila, pari al 6 per cento), Bari (da 190mila a 180mila, pari al 5,5 per cento), Foggia (da 157mila a 150mila, pari al 4,4 per cento) e la provincia di Barletta-Andria-Trani (da 192mila a 185mila, pari al 4 per cento).
Più in dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di 30mila euro (da 563mila a 533mila). La performance peggiore nella provincia di Taranto: -8,2 per cento (da 522mila a 480mila). Seguono Bari (-5,6), Lecce (-5,2), Brindisi (-4,8), Foggia e la Bat (-3,5).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di 11mila euro (da 244mila a 233mila). Nella provincia di Lecce si passa da 228mila a 214mila, con un tasso negativo del 6,4 per cento. Segni negativi anche per Brindisi (-6,2), Foggia (-5,5), Taranto (-4,1), Bat (-3,6) e Bari (-2,6).
In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di 6mila euro (da 89mila a 83mila). La provincia di Lecce perde l’8,5 per cento (da 78mila a 71mila). Seguono Taranto (-7,3), Bari e Brindisi (-6,8), Foggia (-6,2) e Bat (-5,5).
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – dipingono un quadro impietoso, con i ricavi delle imprese che sono calati in maniera consistente anche per l’anno di dichiarazione 2014. È evidente che il sistema produttivo pugliese ha subito la crisi in maniera drammatica: le imprese sono state costrette a fare i conti con ricavi sempre più ridotti e con una pressione fiscale che contribuisce a ridurne in maniera determinante a ridurne i margini di sopravvivenza. Solo grazie ad alcune circostanze favorevoli quali il prezzo dei carburanti e tassi di cambio, parte dei mancati ricavi è stata controbilanciata con buone performance sul fronte delle esportazioni. Tuttavia - aggiunge - il recupero del potere d’acquisto e la conseguente ripresa dei consumi interni sono obiettivi imprescindibili per consentire al nostro tessuto produttivo di lasciarsi definitivamente alle spalle gli anni più bui. Solo il ritorno a livelli fisiologici di consumo – conclude Sgherza – potrà consentire di riavviare a pieno regime la macchina dell’economia regionale e nazionale».