Disoccupazione in discesa, Cisl Puglia: “Ma nessuno si illuda”

BARI - Segnali positivi per la disoccupazione in Italia che, ad aprile 2015, si attesta al 12.4% (-0.2% su marzo 2015). Oltre ai dati mensili nazionali, l’Istituto nazionale di statistica ha diffuso anche i regionali del primo trimestre 2015, rispetto ai quali, in Puglia, si rileva un tasso di disoccupazione generale al 19.5 per cento, in riduzione di 1.4 punti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Invece, sul versante della disoccupazione giovanile in Puglia, gli ultimi dati ufficiali la rilevano al 58.1%, ben al di sopra del già allarmante indice nazionale del 40.9%. In termini assoluti, si enumerano 286 mila persone in cerca attivamente di occupazione in Puglia, in decremento di 17 mila unità sul primo trimestre 2014.

“Pur di fronte a segnali positivi, in realtà sono indicatori da prendere con le molle – commenta Aldo Pugliese, Segretario Generale della Uil di Puglia e di Bari-BAT -. Basti guardare l’esorbitante crescita del lavoro accessorio, pagato attraverso i così detti voucher, dove si nasconde molto precariato nonché l’ascesa del lavoro a tempo parziale involontario, ossia ad orario ridotto in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno. Ed ancora, a suffragare in Puglia il precario stato di salute della nostra economia è rappresentato dall’aumento delle imprese che ricorrono alla mobilità ordinaria”.

“E’ vietato esultare – prosegue Pugliese – dinanzi a tali dati, bisogna evitare di illudere tanti cittadini che in questi anni di crisi durissima hanno perso la fiducia, rispetto a una ripresa che ancora non c’è o che comunque è in fase embrionale. Sarebbe bene attendere i prossimi dati trimestrali per parlare di cambio di tendenza: intanto occorre continuare a lavorare per cercare misure concrete e durature nel tempo, che nel rispetto dei diritti e della tutela dei lavoratori, permettano di creare occupazione, non già a tutti i costi, ma sana e stabile. Molto si può fare anche a livello regionale, oltre che nazionale, a cominciare da una spesa oculata e qualitativamente valida dei fondi comunitari, finora utilizzati in buona parte – è vero – ma con scarsi risvolti occupazionali”.

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