ROMA - Proprio mentre il Consiglio dell’Unione europea decide di prolungare ancora, sino al 31 gennaio 2016, le sanzioni economiche nei confronti della Russia, a Montecitorio inizia la discussione generale sulle mozioni riguardanti la crisi ucraina. Una situazione che si protrae da almeno un anno e che sta comportando la cancellazione di oltre 31 miliardi di euro (su un totale di 52 miliardi) di importazioni agroalimentari russe di carne, pollo, pesce, latte, uova, frutta e verdure dall’Unione europea.
“Appare ovvio che la Russia abbia risposto all’assedio europeo e statunitense con la stessa moneta – commentano i deputati pugliesi Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura, ed Emanuele Scagliusi, componente della Commissione Affari Esteri – ma se gli Stati Uniti non hanno molto da perdere nella guerra commerciale con Mosca, sono molti i Paesi europei, in primis l’Italia, ad accusare pesantissime ripercussioni. Il perdurare della crisi ucraina rischia, peraltro, di determinare reciproche ulteriori e più gravi misure sanzionatorie e restrizioni, a tutto danneggiamento dell’agricoltura e delle produzioni agroalimentari della Puglia”.
L’Italia, infatti, è il secondo partner commerciale della Russia in Europa dopo la Germania e il quarto a livello mondiale. Secondo dati Istat ed Eurostat, nel 2013, le esportazioni italiane nella Federazione russa hanno raggiunto il loro massimo storico con 10,8 miliardi di euro. Con il crollo delle esportazioni verso Mosca, dunque, le misure di sostegno decise ad agosto 2014 dalla Commissione europea, pari a 125 milioni di euro, risultano del tutto insufficienti per risarcire i danni che subiscono i produttori di frutta, ortaggi e prodotti agricoli deperibili a causa dell’embargo russo. Un effetto potenziale complessivo che per l’Unione europea ammonta ad una perdita di produzione annuale di 6,7 miliardi di dollari.
“Sono state completamente sottovalutate le conseguenze pratiche della decisione dell’Ue, una decisione alla quale il Governo italiano ha contribuito attivamente, visto anche il ruolo determinante durante la guida del semestre europeo – continuano Scagliusi e L’Abbate (M5S) – Una politica miope che non rischia la sola contrazione del fatturato, ma ben più gravi conseguenze sull’insieme della filiera produttiva, della trasformazione e del trasporto dei prodotti che potrebbero creare danni strutturali di medio e lungo periodo. Una politica miope a cui cerchiamo di porre rimedio con la nostra mozione, impegnando il Governo a sostenere ogni attività diplomatica per la ripresa del dialogo internazionale con l’obiettivo di revocare le sanzioni nonché ad attivarsi affinché vengano risarcite le imprese e i produttori europei danneggiati dall’embargo russo”.
Tra le misure eccezionali promosse dai 5 Stelle vi è l’eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l’utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense degli enti pubblici o per la fornitura ai servizi riservati ai bisognosi. Ma anche misure di sostegno aggiuntive rispetto a quelle previste dell’Ue con eventuale differimento, inoltre, di alcune scadenze tributarie e sostegno creditizio delle imprese più esposte. E, infine, l’attenta e scrupolosa vigilanza sull’entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell’Ue che, secondo i 5 Stelle, troppo semplicisticamente dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi.
“Appare ovvio che la Russia abbia risposto all’assedio europeo e statunitense con la stessa moneta – commentano i deputati pugliesi Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura, ed Emanuele Scagliusi, componente della Commissione Affari Esteri – ma se gli Stati Uniti non hanno molto da perdere nella guerra commerciale con Mosca, sono molti i Paesi europei, in primis l’Italia, ad accusare pesantissime ripercussioni. Il perdurare della crisi ucraina rischia, peraltro, di determinare reciproche ulteriori e più gravi misure sanzionatorie e restrizioni, a tutto danneggiamento dell’agricoltura e delle produzioni agroalimentari della Puglia”.
L’Italia, infatti, è il secondo partner commerciale della Russia in Europa dopo la Germania e il quarto a livello mondiale. Secondo dati Istat ed Eurostat, nel 2013, le esportazioni italiane nella Federazione russa hanno raggiunto il loro massimo storico con 10,8 miliardi di euro. Con il crollo delle esportazioni verso Mosca, dunque, le misure di sostegno decise ad agosto 2014 dalla Commissione europea, pari a 125 milioni di euro, risultano del tutto insufficienti per risarcire i danni che subiscono i produttori di frutta, ortaggi e prodotti agricoli deperibili a causa dell’embargo russo. Un effetto potenziale complessivo che per l’Unione europea ammonta ad una perdita di produzione annuale di 6,7 miliardi di dollari.
“Sono state completamente sottovalutate le conseguenze pratiche della decisione dell’Ue, una decisione alla quale il Governo italiano ha contribuito attivamente, visto anche il ruolo determinante durante la guida del semestre europeo – continuano Scagliusi e L’Abbate (M5S) – Una politica miope che non rischia la sola contrazione del fatturato, ma ben più gravi conseguenze sull’insieme della filiera produttiva, della trasformazione e del trasporto dei prodotti che potrebbero creare danni strutturali di medio e lungo periodo. Una politica miope a cui cerchiamo di porre rimedio con la nostra mozione, impegnando il Governo a sostenere ogni attività diplomatica per la ripresa del dialogo internazionale con l’obiettivo di revocare le sanzioni nonché ad attivarsi affinché vengano risarcite le imprese e i produttori europei danneggiati dall’embargo russo”.
Tra le misure eccezionali promosse dai 5 Stelle vi è l’eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l’utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense degli enti pubblici o per la fornitura ai servizi riservati ai bisognosi. Ma anche misure di sostegno aggiuntive rispetto a quelle previste dell’Ue con eventuale differimento, inoltre, di alcune scadenze tributarie e sostegno creditizio delle imprese più esposte. E, infine, l’attenta e scrupolosa vigilanza sull’entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell’Ue che, secondo i 5 Stelle, troppo semplicisticamente dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi.