Hashtag Radio1, la nostra satira quotidiana

di Francesco Greco. ROMA – E dacci oggi la nostra satira quotidiana. Pirata 21, Bufala news, l'uomo-rana, El Morisco: chi sono mai costoro? Elementare, Flaiano: gli editorialisti 2.0 del nostro tempo barocco e volgare. Meglio di Panebianco e Saviano.

La satira cambia semantica di continuo e si affida alla radio, 7 minuti quotidiani 7 su Radio1, pillole di vetriolo sulla politica, graffi lievi ma efficaci su costume e società, sberleffi eleganti, ma che lasciano il segno, irriverenti in un paese dal dna conformista e bigotto, dove la migliore rivoluzione è la conservazione e ai satiri tocca vincere la naturale tendenza dei politici italiettani all'autosatira, involontaria, perciò ancor più efficace, esilarante, cool.

Crozza è ormai banale, filologicamente innocuo (citazione dei potenti che chiedevano l'originale a Forattini), da sbadigli e l'editto bulgaro ha cacciato Fiorello. Siamo finiti nel deserto noioso della modernità, dove tutti sono impegnati a scendere dal carro del vincitore di ieri e saltare su quello del vincitore in progress, sbianchettare curricula, sbavare alle zampe del potere, pietirne coccole e briciole, accucciati sotto al desco. Meno Hashtag Radio 1 è un'oasi fresca come una bibita. La regala ogni sera intorno alle 7 e mezza, la bellissima Giulia Blasi (in foto), scrittrice (“Siamo ancora tutti vivi”, Mondadori, 2013), un po' femminista, fisico scolpito da Fidia, così snob e ironica da aumentarsi gli anni: dice di essere del '72.

Ha rimodulato un format, ridandogli linfa e vigore, rinnovandone i codici interni, tanto da essere studiata negli atenei e conquistare falangi di followers. La signorina Giulia è divenuta così la vestale della satira post-Grillo e Drive In, anche se deve vincere la concorrenza sleale dei politici: selfie esilaranti, da “like” senza limiti.

Domanda: Il format di Hashtag Radio è suo?
Risposta: No, era già esistente. Io l'ho ereditato, scucito e ricucito per aumentarne la flessibilità e renderlo il più possibile aperto ai contributi di tutti i battutisti di Twitter. E' stato un lavoro graduale, portato avanti anche grazie all'attenzione dello staff di Radio 1 (in primis il direttore Flavio Mucciante e con lui Lorenzo Lucidi, Andrea Cacciagrano e il nostro regista Christian Manfredi) che ci ha dato un sacco di consigli e fatto critiche sempre costruttive. E ovviamente di Arsenale Kappa con cui collaboriamo.

D. Come sceglie gli argomenti che propone?
R. Si scelgono da soli. Su Twitter abbiamo cercato una lista di “voci” interessanti che ci piace seguire, e sono loro, con le loro battute a dirci cosa li sta facendo ridere (o arrabbiare con umorismo). Poi abbiamo anche un hashtag, #hashtaggradiouno, aperto a tutti, con cui è possibile contribuire alla puntata seguendo gli argomenti principali e proporne altri con le proprie battute.

D. Partiti e politici protestano?
R. Siamo molto bipartisan: per ora abbiamo preso di mira tutti equamente. Nessuno si è lamentato.

D. Censure?
R. No. Si valuta sempre insieme cosa ci sembra appropriato mandare in onda, ma tendenzialmente siamo molto liberi e possiamo permetterci di parlare anche di argomenti pesanti. Bisogna saperlo fare, e sapere che la satira fatta bene va dal basso verso l'alto, non il contrario.

D. I suoi editorialisti sono pagati?
R. Non ho editorialisti: è un programma fatto di battute che ogni giorno mettiamo insieme per creare una narrazione sugli argomenti del giorno. Abbiamo una collaborazione con Arsenale Kappa, che ci aiuta a trovare materiale quando sentiamo che manca qualcosa per avere una puntata equilibrata e solida. Ma quello che va in onda è materiale originale, tanto più che il giorno dopo di solito rilanciamo la puntata taggando gli autori delle battute utilizzate. E' un programma molto omogeneo, oserei dire quasi biodinamico.