L’infermiere tra storia e curiosità

di Vittorio Polito – Nel giro di qualche decennio, gli infermieri italiani hanno segnato tappe importanti del loro cammino. Hanno assunto capacità uniche in campo socio-sanitario, con una formazione di alto livello e competenze sviluppate nelle università e nella ricerca. È una storia professionale che traccia un percorso in itinere. Proprio questa è la sua forza: crescere sempre, stabilire nuovi traguardi in tutti gli ambiti professionali e perseguirli con determinazione. In questi anni, il Codice Deontologico dell’Infermiere ha guidato la professione in un frangente storico difficile, spesso combattuto fra scienza e coscienza.

L’inizio dell’era infermieristica in Italia data agli inizi del 1900. Nel 1860 si apre le prima scuola per infermiere al St. Thomas’s di Londra (la Nightingale School), osteggiata dai medici convinti che istruire le infermiere significasse farle entrare nel “dominio” riservato solo a loro.

Nel 1925 si aprono le scuole-convitto per infermiere. Le scuole erano poste sotto il controllo dello Stato e svolgevano corsi biennali che davano il diploma per l’esercizio della professione di infermiera. Le scuole-convitto erano amministrate dal direttore sanitario e da primari dell’ospedale in cui risiedeva la scuola. Alle allieve si richiedeva il titolo di studio della licenza media di primo grado, ma non era neppure obbligatoria. Bastava la licenza elementare se la domanda era corredata della dichiarazione di due persone “rispettabili” conosciute dalla scuola circa la moralità della richiedente. Nello stesso periodo nasce la figura dell’ “infermiere generico”, operatore di livello inferiore la cui attività era sotto la responsabilità dell’infermiera professionale. L’unico merito che va riconosciuto al regime è quello di aver disciplinato legalmente l’esercizio della professione infermieristica.

Detto questo mi piace riportare una storiella, di autore ignoto, che mira a valorizzare al massimo la figura dell’infermiere.
«Quando il sesto giorno Dio creò l’infermiere fu costretto a fare degli straordinari. Un angelo gli disse: “Signore, state lavorando da molto a questo modello”. Il buon Dio rispose: “Hai visto la lunga lista degli attributi speciali iscritti sull’ordinazione? Deve essere disponibile sia come donna  che come uomo, facile da disinfettare e privo di manutenzione  e non deve essere di plastica, deve avere nervi d’acciaio e una schiena molto resistente, tuttavia deve essere esile per potersi muovere bene nei piccoli locali di servizio. Deve poter fare cinque cose alla volta tenendo sempre una mano libera”.

L’angelo scosse il capo e disse: “6 mani? ma ciò non è possibile!” “Oh! le mani non mi preoccupano!” disse il buon Dio. “Sono le tre paia di occhi di cui deve disporre il modello standard che mi causano seri problemi: 2 occhi per vedere di notte attraversare le pareti durante la guardia e per poter sorvegliare due raparti… 2 occhi dietro la testa per vedere ciò che le si vorrebbe nascondere ma che deve assolutamente sapere e, ovviamente, 2 occhi davanti che guardano il paziente e che gli dicono: “La capisco, sono qui non si agiti…”.

L’angelo gli tirò dolcemente la manica e gli disse: “andate a dormire Signore, continuerete domani mattina”. “Non posso!” rispose il buon Dio. “Sono già riuscito a fare in modo che non si ammali mai e che, se dovesse capitare, si sappia curare da solo. Inoltre che sia in grado di accettare che 10 camere doppie accolgano 40 pazienti, e che per 10 posti di lavoro siano previsti solo 5 infermieri; che ami la sua professione anche se esige molto da lui e la paga poco; che possa vivere con gli orari sregolati e accetti di avere pochi fine settimana liberi”.

L’angelo fece un giro intorno al modello dell’infermiere “Il materiale è troppo morbido” sospirò… “Ma molto resistente” replicò il buon Dio”. “Non sai immaginarti quanto riesca a sopportare”.
“Può pensare?”
“Non solo pensare, ma valutare una situazione e fare dei compromessi” disse il buon Dio. L’angelo si avvicinò al modello e si chinò  sulla guancia sfiorandola con un dito: “Qui c’è una fessura” disse “Vi ho già detto che cercate di concentrare troppe cose in  questo vostro modello”. “Questa fessura è prevista per una lacrima!” “Perché?” chiese l’angelo. “Scende nei momenti di gioia, di tristezza, di delusione, di dolore e di rilassamento”. Spiegò il buon Dio. “Questa lacrima è la sua unica valvola di sicurezza”».

 A tutti coloro che credono nella strada che hanno intrapreso, anche se molto dura, che nei momenti di sconforto vorrebbero mandare tutto all’aria, ma non lo fanno,  a quelli  che credono in questa professione che permette di crescere sensibili alle paure e ai problemi di chi ci sta attorno, a noi, che anche se a volte ci sentiamo piccoli piccoli, in fondo siamo, forse, molto più grandi.

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