di Nicola Ricchitelli - “E’ la melodia che porta Alì” il primo brano da “Diary of a Kid”, il disco solista di prossima uscita del sassofonista e cantante Andrea Innesto aka Cucchia, che molti conoscono per le sue innumerevoli collaborazioni con grandi artisti italiani. "E' La Melodia Che Porta Alì", dal 2 giugno in programmazione radiofonica e disponibile su tutti gli store digitali e piattaforme di streaming, è un brano latin jazz in cui la ritmica è contaminata da percussioni varie in cui prevalgono quelle africane, come le jambè, ed è l'unico del disco cantato in italiano.
L'arrangiamento è ricco di sonorità medio orientali e mediterranee, una miscela di culture, una fotografia dei nostri tempi. "Nelle mie canzoni parlo di tradizioni familiari, valori ed emozioni. Racconto me stesso e la realtà che ci circonda attraverso dei “quadri sonori” - spiega Andrea Innesto – Il progetto Diary of a Kid nasce e vive volutamente di grande contaminazione negli stili e si rifà principalmente alla cultura Afroamericana con radici nel linguaggio Blues, influenze be-bop, il tutto supportato da ritmiche funk, latin jazz ed afro, con alcune influenze pop rock.
Nel brano "E’ la Melodia che porta Alì" mi sono divertito a giocare anche con le parole: "È La Melodia Che Porta Alì" oppure "che porta lì" a Paris, città cosmopolita e rifugio della cultura Jazz afro americana sin dal dopo guerra. Andrea Innesto è attualmente impegnato, come vocalist e sassofonista di Vasco Rossi, con il quale sarà in tour negli stadi nel corso dell’estate.
Innesto, spinto dalla passione che il padre (solista cantante di musica leggera) gli ha trasmesso fin dall'infanzia, studia flauto traverso dall’età di 11 anni al conservatorio "Santa Cecilia" di Roma. Inizia la sua attività da professionista al Bandiera Gialla e, nel corso di trent’anni, collabora con molti artisti italiani tra i quali Patty Pravo, Loredana Bertè, Ornella Vanoni, Gianni Morandi, Steve Rogers Band e molti altri, fino ad arrivare a Vasco Rossi, con il quale collabora in veste di vocalist e sassofonista dal 1985. Partecipa in qualità di sassofonista-attore al Road Movie RAI\WARP "Eldorado" sulle strade dell'Australia. Negli ultimi anni, parallelamente alla carriera di musicista, inizia a prendere forma il suo progetto solista, che uscirà dopo l’estate, anticipato ora dal brano “E’ la Melodia che porta Alì” pubblicato da Ultratempo/Self.
D: Dunque Andrea, tanti progetti bollono in pentola in questo 2015, aldilà del tour con Vasco ti sappiamo in uscita con il tuo disco solista dal titolo “DIary of a Kid”. Ti va di parlarci di questa tua nuova avventura?
R:«Si è un progetto che si chiama “Diario di un bambino”, in inglese “Diary of Kid” visto che è un progetto internazionale, in questi giorni nelle radio ci sarà il nuovo singolo dal titolo “E’ la melodia che porta Alì”, tra l’altro l’unico brano in italiano presente nel disco. Chiaramente è difficile spiegare a parole un progetto musicale, la musica va ascoltata».
D: Che genere ascolteremo?
R:«Saranno generi i cui arrangiamenti e sonorità spazieranno dagli anni quaranta agli anni duemila, quindi all’interno troviamo la cultura blues, jazz, folk, insomma tutto ciò che è l’evoluzione della cultura afro americana guardandola dal punto di vista italico. Però devo dire che il progetto va visto da due punti di vista, uno è quello americano, l’altro anglosassone e quindi Beatles, ma è giusto che se ne parla un po’ più avanti senza anticipare nulla».
D: Andrea, che ci fa un sassofono al servizio del rock?
R:«Beh, il rock and roll parte con sassofono se si pensa agli anni quaranta e cinquanta, se si pensa a Little Richard, paradossalmente la chitarra è meno importante al sassofono. Poi con il tempo è arrivata la chitarra, basti pensare che un tempo l’apporto dell’elettrico era minore, perciò tutto era molto acustico».
D: Ma quando hai iniziato a studiare questo strumento ti saresti mai immaginato che la tua musica sarebbe stata al servizio di una rockstar come Vasco?
R:«Diciamo che non immaginavo niente, io vengo fondamentalmente da una famiglia che ama la musica, e quindi lirica, musica leggera, italica se così si può dire. Diciamo però che non avrei mai pensato di finire dove mi ritrovo oggi, anche perché tutto è partito per passione».
D: Piccola curiosità, perché “Cucchia”?
R:«Beh, fu un gioco nato con Vasco... credo fosse il 1984 o 1985, entrai in un gruppo già consolidato quale era la Steve Rogers band, dove c’era Massimo (Massimo Riva), “Il Gallo” (Claudio Golinelli), Maurizio (Maurizio Solieri), e quindi loro avevano tutti un soprannome. Eravamo lì che scherzavamo sulla storia del tossico, ad un certo punto ho detto “non c’ho la spada … però c’ho il cucchia!” e allora Solieri ha detto “cucchia!?… carino cucchia… ti chiamiamo Cucchia!” ed io “no dai ragazzi è un nome improponibile, mi sembra da tossico. Volevo una altro soprannome. Mentre parlavamo è arrivato Vasco che ha detto “No, Cucchia è carino, è anche un po’ dolce e quindi ti chiamiamo Cucchia. All’epoca ero molto giovane, gli dissi va bene, chiamatemi come volete, basta che mi chiamate».
D: Qual è il segreto per restare al fianco del Komandante per così tanti anni?
R:«Bhè rimanere sempre se stessi, poi si sa la vita è fatta di alti e bassi e questo vale anche per i rapporti con le persone. Poi, come tutti i professionisti, bisogna sempre studiare, mettersi al passo con i tempi, adeguarsi con i nuovi stili musicali».
D: Chi è Vasco Rossi e qual è il tuo rapporto con Vasco?
R:«Vasco è una persona meravigliosa anche se con delle difficoltà notevoli di gestione. Un conto è il rapporto umano che c’è tra me e lui, ma il personaggio pubblico diventa tutt’altra cosa, sembra paradossale ma sono due cose completamente diverse. Certo il Vasco che conosciamo noi è il Vasco che sale sul palco poi è fondamentalmente lo stesso, con il tempo però è diventato così grande che non dico che nel tempo ci siamo allontanati, ma sicuramente il rapporto è cambiato anche se poi il legame resta sempre».
D: Un artista con cui vedresti bene il tuo sassofono aldilà di Vasco?
R:«Mah, ce ne sono tanti. Amando il jazz, amando il sassofono ma amando la musica in generale, ecco mi viene in mente Stevie Wonder».
L'arrangiamento è ricco di sonorità medio orientali e mediterranee, una miscela di culture, una fotografia dei nostri tempi. "Nelle mie canzoni parlo di tradizioni familiari, valori ed emozioni. Racconto me stesso e la realtà che ci circonda attraverso dei “quadri sonori” - spiega Andrea Innesto – Il progetto Diary of a Kid nasce e vive volutamente di grande contaminazione negli stili e si rifà principalmente alla cultura Afroamericana con radici nel linguaggio Blues, influenze be-bop, il tutto supportato da ritmiche funk, latin jazz ed afro, con alcune influenze pop rock.
Nel brano "E’ la Melodia che porta Alì" mi sono divertito a giocare anche con le parole: "È La Melodia Che Porta Alì" oppure "che porta lì" a Paris, città cosmopolita e rifugio della cultura Jazz afro americana sin dal dopo guerra. Andrea Innesto è attualmente impegnato, come vocalist e sassofonista di Vasco Rossi, con il quale sarà in tour negli stadi nel corso dell’estate.
Innesto, spinto dalla passione che il padre (solista cantante di musica leggera) gli ha trasmesso fin dall'infanzia, studia flauto traverso dall’età di 11 anni al conservatorio "Santa Cecilia" di Roma. Inizia la sua attività da professionista al Bandiera Gialla e, nel corso di trent’anni, collabora con molti artisti italiani tra i quali Patty Pravo, Loredana Bertè, Ornella Vanoni, Gianni Morandi, Steve Rogers Band e molti altri, fino ad arrivare a Vasco Rossi, con il quale collabora in veste di vocalist e sassofonista dal 1985. Partecipa in qualità di sassofonista-attore al Road Movie RAI\WARP "Eldorado" sulle strade dell'Australia. Negli ultimi anni, parallelamente alla carriera di musicista, inizia a prendere forma il suo progetto solista, che uscirà dopo l’estate, anticipato ora dal brano “E’ la Melodia che porta Alì” pubblicato da Ultratempo/Self.
D: Dunque Andrea, tanti progetti bollono in pentola in questo 2015, aldilà del tour con Vasco ti sappiamo in uscita con il tuo disco solista dal titolo “DIary of a Kid”. Ti va di parlarci di questa tua nuova avventura?
R:«Si è un progetto che si chiama “Diario di un bambino”, in inglese “Diary of Kid” visto che è un progetto internazionale, in questi giorni nelle radio ci sarà il nuovo singolo dal titolo “E’ la melodia che porta Alì”, tra l’altro l’unico brano in italiano presente nel disco. Chiaramente è difficile spiegare a parole un progetto musicale, la musica va ascoltata».
D: Che genere ascolteremo?
R:«Saranno generi i cui arrangiamenti e sonorità spazieranno dagli anni quaranta agli anni duemila, quindi all’interno troviamo la cultura blues, jazz, folk, insomma tutto ciò che è l’evoluzione della cultura afro americana guardandola dal punto di vista italico. Però devo dire che il progetto va visto da due punti di vista, uno è quello americano, l’altro anglosassone e quindi Beatles, ma è giusto che se ne parla un po’ più avanti senza anticipare nulla».
D: Andrea, che ci fa un sassofono al servizio del rock?
R:«Beh, il rock and roll parte con sassofono se si pensa agli anni quaranta e cinquanta, se si pensa a Little Richard, paradossalmente la chitarra è meno importante al sassofono. Poi con il tempo è arrivata la chitarra, basti pensare che un tempo l’apporto dell’elettrico era minore, perciò tutto era molto acustico».
D: Ma quando hai iniziato a studiare questo strumento ti saresti mai immaginato che la tua musica sarebbe stata al servizio di una rockstar come Vasco?
R:«Diciamo che non immaginavo niente, io vengo fondamentalmente da una famiglia che ama la musica, e quindi lirica, musica leggera, italica se così si può dire. Diciamo però che non avrei mai pensato di finire dove mi ritrovo oggi, anche perché tutto è partito per passione».
D: Piccola curiosità, perché “Cucchia”?
R:«Beh, fu un gioco nato con Vasco... credo fosse il 1984 o 1985, entrai in un gruppo già consolidato quale era la Steve Rogers band, dove c’era Massimo (Massimo Riva), “Il Gallo” (Claudio Golinelli), Maurizio (Maurizio Solieri), e quindi loro avevano tutti un soprannome. Eravamo lì che scherzavamo sulla storia del tossico, ad un certo punto ho detto “non c’ho la spada … però c’ho il cucchia!” e allora Solieri ha detto “cucchia!?… carino cucchia… ti chiamiamo Cucchia!” ed io “no dai ragazzi è un nome improponibile, mi sembra da tossico. Volevo una altro soprannome. Mentre parlavamo è arrivato Vasco che ha detto “No, Cucchia è carino, è anche un po’ dolce e quindi ti chiamiamo Cucchia. All’epoca ero molto giovane, gli dissi va bene, chiamatemi come volete, basta che mi chiamate».
D: Qual è il segreto per restare al fianco del Komandante per così tanti anni?
R:«Bhè rimanere sempre se stessi, poi si sa la vita è fatta di alti e bassi e questo vale anche per i rapporti con le persone. Poi, come tutti i professionisti, bisogna sempre studiare, mettersi al passo con i tempi, adeguarsi con i nuovi stili musicali».
D: Chi è Vasco Rossi e qual è il tuo rapporto con Vasco?
R:«Vasco è una persona meravigliosa anche se con delle difficoltà notevoli di gestione. Un conto è il rapporto umano che c’è tra me e lui, ma il personaggio pubblico diventa tutt’altra cosa, sembra paradossale ma sono due cose completamente diverse. Certo il Vasco che conosciamo noi è il Vasco che sale sul palco poi è fondamentalmente lo stesso, con il tempo però è diventato così grande che non dico che nel tempo ci siamo allontanati, ma sicuramente il rapporto è cambiato anche se poi il legame resta sempre».
D: Un artista con cui vedresti bene il tuo sassofono aldilà di Vasco?
R:«Mah, ce ne sono tanti. Amando il jazz, amando il sassofono ma amando la musica in generale, ecco mi viene in mente Stevie Wonder».