Parma, l’offerta nella busta non è valida. Corsa contro la Serie D…

di Davide Abrescia - Un’attesa spasmodica per i tifosi del Parma che non sanno ancora in quale categoria giocherà la propria squadra l’anno venturo. L’asta indetta ieri  dai curatori fallimentari, la sesta per esattezza, non ha portato i suoi frutti: l’offerta presentata nell’unica busta recapitata al tribunale non è valida. I curatori spiegano il perché in un comunicato:  “La comunicazione pervenuta consiste in una manifestazione d’interesse non conforme a quanto previsto dal disciplinare di gara e non corredata da cauzione, a firma delle società Viris S.p.A. e Unigasket S.p.A.”.

La prima società è un’immobiliare di Milano intestata a una fiduciaria, sulla seconda invece non si trovano tracce in Rete, se non con il nome scritto staccato come Uni Gasket Srl, un’azienda di tubature e profilati di Bergamo del gruppo Shopping Center Sebino riconducibile alla famiglia bergamasca Calissi. Entrambe farebbero parte della cordata di Corrado, ma il punto però è che anche se la loro busta congiunta è arrivata a destinazione, l’ultima asta possibile per la salvezza del Parma Fc non ha portato alcun risultato.

Ora è una corsa contro il tempo ma soprattutto contro la categoria dilettantistica, se il Parma non riuscisse ad ultimare le procedure entro il 30 giugno, data ultima per l’iscrizione alla Serie B, i crociati sarebbero costretti a ripartire dalla serie D. La strada da percorrere ora, per mantenere il titolo sportivo, è quella della trattativa privata, alla quale parteciperebbero coloro che hanno manifestato interesse per l’acquisto della società. Tra questi c’è Mike Piazza, il gruppo partenopeo Adler ed ovviamente la cordata di Corrado. La palla passa in mano al tribunale con la speranza che il pallone a Parma non diventi più una causa dilettantistica.

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