L'Instrumentum laboris, il testo base per il sinodo d'autunno sulla famiglia, a proposito dei "divorziati risposati civilmente che si trovano in condizione di convivenza irreversibile", sostiene che "c'è un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l'autorità del vescovo". Il testo fotografa comunque una serie di differenze di posizioni su tale accordo, e la divisione tra chi vorrebbe l'ammissione ai sacramenti e chi no.
"L'eventuale accesso ai sacramenti - si legge nel testo che sarà la base della discussione dei vescovi nel sinodo d'autunno - dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano", e "va ancor approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostante attenuanti, dato che - afferma il testo citando il canone 1735 del Catechismo della Chiesa cattolica - 'l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate' da diversi 'fattori psichici oppure sociali'". La "via ortodossa" alla quale "alcuni fanno riferimento" nel cercare una soluzione pastorale per i divorziati risposati, comunque "deve tenere conto della diversità di concezione teologica delle nozze".
E si tratta di una via che non mette "in discussione l'ideale della monogamia assoluta, ovvero dell'unicità del matrimonio". Lo sottolinea l'Instumentum laboris per il sinodo d'autunno sulla famiglia, a proposito di una delle ipotesi avanzate anche nella precedente sessione del sinodo. "Nell'Ortodossia - argomenta il testo preparatorio per il sinodo sulla famiglia del prossimo autunno - c'è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione di 'economia (oikonomia), intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l'ideale della monogamia assoluta, ovvero dell'unicità del matrimonio. Questa benedizione - prosegue l'Instrumentum laboris all'articolo 129 - è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa".
"L'eventuale accesso ai sacramenti - si legge nel testo che sarà la base della discussione dei vescovi nel sinodo d'autunno - dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano", e "va ancor approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostante attenuanti, dato che - afferma il testo citando il canone 1735 del Catechismo della Chiesa cattolica - 'l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate' da diversi 'fattori psichici oppure sociali'". La "via ortodossa" alla quale "alcuni fanno riferimento" nel cercare una soluzione pastorale per i divorziati risposati, comunque "deve tenere conto della diversità di concezione teologica delle nozze".
E si tratta di una via che non mette "in discussione l'ideale della monogamia assoluta, ovvero dell'unicità del matrimonio". Lo sottolinea l'Instumentum laboris per il sinodo d'autunno sulla famiglia, a proposito di una delle ipotesi avanzate anche nella precedente sessione del sinodo. "Nell'Ortodossia - argomenta il testo preparatorio per il sinodo sulla famiglia del prossimo autunno - c'è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione di 'economia (oikonomia), intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l'ideale della monogamia assoluta, ovvero dell'unicità del matrimonio. Questa benedizione - prosegue l'Instrumentum laboris all'articolo 129 - è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa".
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