di Piero Fabris – “TeatrOpera Esperimenti Scenici” di Maria Grazia Pani é uno scrigno di perle, è la possibilità di inquadrare, comprendere, riflettere sull’impegno artistico, creativo e innovativo di questo soprano, autrice e regista che fin dall’inizio della sua carriera si è posta il quesito sul come giungere al pubblico del nuovo millennio, in una forma che rispondesse alle esigenze contemporanee.
Il lavoro che le fu commissionato nel 2000, dedicato a Niccolò Piccinni, compositore barese di risonanza Europea, le diede il giusto spunto per iniziare ad interrogarsi sul come realizzare uno spettacolo di immediato impatto. L’effervescente artista si tuffò in ricerche storiche, riletture di carteggi, fece immersioni in spartiti e immedesimazioni nei personaggi e nelle atmosfere dell’epoca con quella travolgente tensione propedeutica che è una sua caratteristica.
La regista curando ogni aspetto delle sue rappresentazioni si spinge fino a solleticare l’anima prigioniera, alla ricerca di quel fil di luce, ossigeno della coscienza collettiva. La Pani non ha sollevato e giocato con la polvere di vecchi sipari inamidati oramai laceri né ha inteso riavviare obsoleti sistemi di rappresentazione, quanto, mossa dal puro desiderio di condivisione della bellezza che fluttua attorno a noi e in noi, cogliendone con sensibilità l'essenza, farne una rappresentazione nuova. Setacciando instancabile nel repertorio operistico, si è risolta in un tutto armonico che si svela essere un inedito, un elaborato senza confronti, rispondente ai gusti teatrali di oggi.
Il testo editato in gennaio dalla Florestano Edizioni (pagg.180 € 20,00) che offre al lettore: “Storia di Bohème”, “Traviata allo specchio”, “Otello sinistro incanto”, e altri suoi lavori è un taccuino artistico, ovvero la possibilità di soffermarci sugli sforzi di trovare un linguaggio capace di favorire l'incontro dell'uomo con l’uomo, andando oltre la maschera con semplicità e autenticità, perché riconosca i veri valori che ci accomunano.
L'autrice è riuscita nel suo intento con soluzioni fresche e straordinarie trovate, nonostante le precarie risorse economiche per giungere alla prima di ogni lavoro! La risposta entusiasta del pubblico è la ricompensa migliore a tanto impegno.
Ma, non riesco a nascondere certa amarezza, che spontanea si affaccia valutando come l'impegno e la fatica di questa artista che calca il palcoscenico, alza il sipario
offrendo raffinate manifestazioni d’arte per l’anima debba scontrarsi con intrattenimenti banali, volti alla mera distrazione popolare.
Ci vuole coraggio e tenacia per continuare a mettere note sugli spartiti del domani e cercare le rotte giuste, non quelle goffe de “Il Volo” che nulla sanno del Viaggio tra ritmi e scene, partiture che schiudono il cuore, i polmoni, l’essere a orizzonti immensi.
Il lavoro che le fu commissionato nel 2000, dedicato a Niccolò Piccinni, compositore barese di risonanza Europea, le diede il giusto spunto per iniziare ad interrogarsi sul come realizzare uno spettacolo di immediato impatto. L’effervescente artista si tuffò in ricerche storiche, riletture di carteggi, fece immersioni in spartiti e immedesimazioni nei personaggi e nelle atmosfere dell’epoca con quella travolgente tensione propedeutica che è una sua caratteristica.
La regista curando ogni aspetto delle sue rappresentazioni si spinge fino a solleticare l’anima prigioniera, alla ricerca di quel fil di luce, ossigeno della coscienza collettiva. La Pani non ha sollevato e giocato con la polvere di vecchi sipari inamidati oramai laceri né ha inteso riavviare obsoleti sistemi di rappresentazione, quanto, mossa dal puro desiderio di condivisione della bellezza che fluttua attorno a noi e in noi, cogliendone con sensibilità l'essenza, farne una rappresentazione nuova. Setacciando instancabile nel repertorio operistico, si è risolta in un tutto armonico che si svela essere un inedito, un elaborato senza confronti, rispondente ai gusti teatrali di oggi.
Il testo editato in gennaio dalla Florestano Edizioni (pagg.180 € 20,00) che offre al lettore: “Storia di Bohème”, “Traviata allo specchio”, “Otello sinistro incanto”, e altri suoi lavori è un taccuino artistico, ovvero la possibilità di soffermarci sugli sforzi di trovare un linguaggio capace di favorire l'incontro dell'uomo con l’uomo, andando oltre la maschera con semplicità e autenticità, perché riconosca i veri valori che ci accomunano.
L'autrice è riuscita nel suo intento con soluzioni fresche e straordinarie trovate, nonostante le precarie risorse economiche per giungere alla prima di ogni lavoro! La risposta entusiasta del pubblico è la ricompensa migliore a tanto impegno.
Ma, non riesco a nascondere certa amarezza, che spontanea si affaccia valutando come l'impegno e la fatica di questa artista che calca il palcoscenico, alza il sipario
offrendo raffinate manifestazioni d’arte per l’anima debba scontrarsi con intrattenimenti banali, volti alla mera distrazione popolare.
Ci vuole coraggio e tenacia per continuare a mettere note sugli spartiti del domani e cercare le rotte giuste, non quelle goffe de “Il Volo” che nulla sanno del Viaggio tra ritmi e scene, partiture che schiudono il cuore, i polmoni, l’essere a orizzonti immensi.
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Cultura e Spettacoli