Youth: la recensione

di Frédérisc Pascali - Se fosse possibile tramutare in versi la descrizione visiva dell’ineluttabile decadenza dell’uomo ostaggio dell’incedere del tempo, Paolo Sorrentino sarebbe uno dei nostri maggiori poeti contemporanei. “Youth” è una pellicola senza fraintesi che punta diritta al cuore, toccando le corde più sensibili della quotidianità dell’esistenza. La giovinezza e la vecchiaia suonano una musica sincera dietro la quale si cela “quello che sarà e quello che non potrà più essere”.

Fred Ballinger è un compositore e direttore d’orchestra di grande fama, da tempo ritiratosi dalle scene per motivi personali. In compagnia di Mick Boyle, amico di una vita e regista al canto del cigno, e la figlia Lena, si gode il placido defluire del tempo in un resort svizzero per vecchi nababbi. Attorno a lui si muove un’umanità alla ricerca, forse della giovinezza perduta, o forse solo di nuove illusioni. L’insistenza di un emissario della regina Elisabetta, per convincerlo a dirigere una delle sue  melodie per il compleanno del duca d’Edimburgo, riapre vecchie ferite che lo costringono a ripercorrere dolorosi ricordi legati alla moglie, ultimo soprano a interpretare le sue opere. È l’inizio di un processo irreversibile di liberazione a cui nulla può opporsi.

Il dramma è dietro l’angolo, ma è l’ultimo atto per spezzare definitivamente le catene e dare un futuro a quel che resta ancora della giovinezza.

Dopo “La grande bellezza” Sorrentino continua il suo percorso intimista e si spinge ancora più in là. Coadiuvato dall’eccellente fotografia di Luca Bigazzi, filma con il consueto piglio cadenzato e inesorabile, con la macchina da presa attenta a frugare i sentimenti nelle espressioni dei protagonisti. Nel cast di grande spessore troneggia l’interpretazione di Michael Caine,”Fred Ballinger”, ma non sono da meno Harvey Keitel, “Mick Boyle” e Rachel Weisz, “Lena Ballinger”. Da citazione il cammeo superlativo di Jane Fonda, “Brenda Morel”, con la battuta sintesi del film: “Questa stronzata del cinema finisce, la vita va avanti”.

La delusione del Festival di Cannes, fuori da tutte le premiazioni, è attenuata dal buon successo al botteghino.